Christoph Eschenbach – stagione sinfonica

23 Nov

Dal 20 al 23 Novembre 2017
Filarmonica della Scala
Direttore
Christoph Eschenbach
Pianoforte
Tzimon Barto

 

 

 

 

 

 

 

 

programma
Antonín Dvořák
Karneval op. 92
Ouverture da concerto
dal ciclo “Natura, vita e amore”
George Gershwin
Concerto in fa
per pianoforte e orchestra
Antonín Dvořák
Sinfonia n. 9 in mi min. op. 95
“Dal Nuovo Mondo

5 Risposte a “Christoph Eschenbach – stagione sinfonica”

  1. Luca novembre 24, 2017 a 3:56 PM #

    Concerto SOPORIFERO.
    Tutto bene e bello……….come bersi un bicchiere d’acqua del rubinetto………..NULLA DI PIU’

  2. der rote Falke novembre 24, 2017 a 4:05 PM #

    Eschenbach certamente è un buon musicista. Non è un direttore improponibile come Chailly.
    Però ieri sera solo qualcosina di buono in Gershwin, per il resto piattume omeopatico.
    Orchestra in versione scalcagnata (tromboni!!!).

  3. marco vizzardelli novembre 25, 2017 a 12:10 am #

    Benissimo l’ouverture, che lasciava invano sperare per la sinfonia. Molto interessante ancorché discutibile l’approccio “divisionista”, o decostruttivo che dir si voglia, al Concerto in Fa. Plantigrada e molesta, così eseguita, la sinfonia. Boemia e canti indoamericani assenti. Sembrava la Sinfonia Dalle Acciaierie Siemens

    marco vizzardelli

  4. masvono novembre 25, 2017 a 2:07 PM #

    Eschenbach ha proposto una riuscitissima ouverture Carnaval, di un chiassoso buon gusto, di una brillantezza un po’ opacemente perlacea, come certo cielo nelle giornate
    uggiose della Germania del nord. Ma la cosa ha funzionato. Barto ha destrutturato Gershwin, colliquando i tempi e rarefacendo le sonorità . Forse l’intento era di avvicinare la poetica del compositore americano all’impressionismo, a Debussy o Ravel (del quale Gershwin era noto ammiratore), ma la cosa non è riuscita, perché Eschenbach, pur facendo ogni sforzo possibile di adattamento, non è in grado di seguire sentieri impervi è un po’ folli. Per uscire vincitori da operazioni del genere ci vuole un affiatamento unico è un senso di comune estro che, in tempi recenti, ho visto solo nel duo Melnikov/Currentzis. Ecco, Un Currentzis probabilmente sarebbe riuscito a dare un senso all’operazione di Barto. Eschenbach no, e il “soufflé” si è irrimediabilmente afflosciato già a metà del primo tempo, senza speranza di riprendersi .
    Rigidità, enfasi unite a una monotona pedanteria germanica hanno portato la “Nuovo Mondo” tra le ciminiere e i fumi della “Ruhr”, dove la caratteristica saliente è stata la pesantezza e l’effetto ottenuto la noia.
    Saluti

    -MV

    • masvono novembre 25, 2017 a 2:11 PM #

      Mi scuso per gli “è” al posto degli “e” , ma l’iphone Da cui scrivo pretende troppa attenzione da me. E su questo sito non posso correggere. Saluti

      -MV

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