Archivio | marzo, 2019

MANON LESCAUT

31 Mar

Dal 31 Marzo al 27 Aprile 2019
Giacomo Puccini
Durata spettacolo: 2 ore e 25 minuti incluso intervallo

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

Nuova produzione Teatro alla Scala

 

 

 

 

 

 

 

 

La Prima del 31 marzo verrà trasmessa in diretta radiofonica su RAI-Radio3. La registrazione dell’opera verrà trasmessa l’11 aprile su Rai5.

Direttore Riccardo Chailly
Regia David Pountney
Scene Leslie Travers
Costumi Marie-Jeanne Lecca
Coreografia Denni Sayers
Luci Fabrice Kebour
CAST
Manon Maria José Siri
Lescaut Massimo Cavalletti
Des Grieux
Marcelo Álvarez (31 marz; 3, 6, 9, 16, 19, 27 aprile)

Roberto Aronica (13, 24 aprile)

Geronte Carlo Lepore
Edmondo / Il maestro di ballo / Lampionaio
Marco Ciaponi (31 marz; 3, 6, 9, 16, 19, 27 aprile)

Alessandro Scotto Di Luzio (13, 24 aprile)

L’Oste Emanuele Cordaro
Un Musico Alessandra Visentin
Sergente degli arcieri Daniele Antonangeli
Un Comandante di Marina Gianluca Breda
Musici Barbara Lavarian, Roberta Salvati (sop. primi)
Silvia Spruzzola (sop. secondo)
Julija Samsonova, Maria Miccoli (contralti)

L’OPERA IN POCHE RIGHE

La passione pucciniana di Riccardo Chailly ha accompagnato tutta la sua carriera toccando i maggiori teatri d’Europa. Alla Scala questo percorso è sfociato in un progetto organico di proposta dei titoli maggiori ripensati alla luce delle ricerche musicologiche più aggiornate. L’apertura di Expo ha coinciso con la prima scaligera di Turandot con il finale di Luciano Berio, cui sono seguite La fanciulla del West nell’orchestrazione originale precedente le modifiche apportate da Toscanini per il Metropolitan e, il 7 dicembre 2017, la prima versione di Madama Butterfly. Questa nuova produzione di Manon Lescaut, con la regia di David Pountney che ha recentemente firmato alla Scala Francesca da Rimini di Zandonai, ripropone la prima versione dell’opera, andata in scena a Torino nel 1893. Tra le numerose differenze rispetto alla versione corrente spicca il concertato del Finale primo, espunto prima dell’esordio scaligero nel 1894, in cui Puccini fa sfoggio di uno sbalorditivo virtuosismo orchestrale. Chailly, che ne diresse la prima moderna a Lipsia nel 2008, lo porta per la prima volta alla Scala con un cast che comprende Maria José Siri, Marcelo Álvarez e Massimo Cavalletti.

Filarmonica della Scala

25 Mar

2019, 25 marzo
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Milano, Teatro alla Scala

 

 

 

 

 

Direttore Lorenzo Viotti
Violoncello Sol Gabetta
Maurice Ravel
Alborada del gracioso
Édouard Lalo
Concerto per violoncello e Orchestra in re min.
Richard Wagner
Tristan und Isolde, Vorspiel und Liebestod
Claude Debussy
La mer, Tre schizzi sinfonici L 111
Per ragioni personali, Mirga Gražinytė-Tyla non potrà dirigere il concerto di lunedì 25 marzo 2019. A sostituirla è il giovane Lorenzo Viotti, il ventottenne direttore svizzero che torna alla testa della Filarmonica dopo il felice debutto, lo scorso ottobre, nella Stagione Sinfonica del Teatro alla Scala. Confermata la presenza della solista Sol Gabetta al violoncello, artista più volte ospite della Filarmonica, alla Scala e in tournée, che per l’occasione esegue il Concerto per violoncello del compositore francese Éduard Lalo. Di suggestioni tardoromantiche e impressionistiche è intriso l’intero programma che presenta anche l’Alborada del gracioso di Maurice Ravel, nella versione per orchestra (sostituisce l’annunciata suite sinfonica Printemps di Debussy), il wagneriano Preludio e Morte da Tristano e Isotta, e La mer di Claude Debussy con la direzione di Viotti, la cui direzione si contraddistingue per autorevolezza e eleganza del gesto.

L’ipocrisia alla Scala di Natalia Aspesi

6 Mar

Una grande istituzione deve portare la nostra cultura nel mondo: non accetti i soldi di uno Stato potente e crudele

 

 

 

 

 

 

Sarà un bene o un male che gli arabi, anzi i sauditi, anzi il petrolio Aramco, anzi il famoso principe Mohammad bin Salman cui si attribuiscono atti di nervosismo tipo far tagliare a fette chi gli è antipatico, entrino nel massimamente aristocratico consiglio di amministrazione della mitica Scala, a dire la loro sulla Traviata o Moses und Aron, su Mahler o Barenboim? Il no è istintivo, ma poi trovandosi per la prima volta a pensarla come la signora Santanché, ci si impone quello che si definisce “un momento di riflessione” e quindi di confusione, di scoramento.

Improvvisamente anche i più refrattari all’opera e alla musica sinfonica, anche i non milanesi, entusiasti di avere un nuovo argomento di cui cliccare, si son messi subito al lavoro, ognuno in direzioni spesso impensabili: il forzista Gasparri è fuori di sé, il sindaco Sala, presidente del cda scaligero, “non sembra escludere del tutto l’ipotesi” mentre il Fratello d’Italia Mollicone tuona no ai soldi arabi e il presidente di regione Fontana promette di valutare, come il ministro dei Beni culturali che va oltre, in quanto “valuteremo con la Farnesina”, e c’è anche chi nel governo si preoccupa, “Esistono su quel Paese punti di domanda…”.

Ce ne saranno pure sulla Scala, e uno è certamente come trovare indispensabili finanziamenti. I suoi ricavi sono alti, più di 57 milioni, i contributi pubblici molto decrescenti, di 45 milioni, quelli privati di 24. Nel cda la quota minima è di 3 milioni a testa, ma c’è chi come la Fondazione Cariplo ne dà 10. Domanda scema: allora perché non si è chiesto alla ricchissima corte di Riad, se proprio il monarca assoluto saudita e parenti vogliono mettere il naso nella Scala, non gli si chiede anziché 15 milioni in 5 anni, 20 milioni l’anno? Forse allora, malgrado tutto, ci si potrebbe fare un pensierino; sempre che anche per una istituzione culturale e non solo per il mercato, si accettino inaccettabili compromessi.

Per ora pare tutto fermo; il sovraintendente Pereira ha commentato secco: “Nessuno del consiglio si è opposto”, ricordando di averne discusso sia con la Regione che con il cda, sin dall’inizio delle prime trattative tuttora in corso. I mormorii intanto stordiscono: sono stati quei furboni degli arabi a iniziare le trattative con la direzione del teatro, perché hanno deciso di usare le montagne di riyal che li stanno soffocando per far posto a un po’ di cultura occidentale, visto che hanno da poco addirittura un ministro del ramo, forse a scopo turistico, pur non rinunciando alle tradizioni di casa, tipo lapidazione, tortura, intellettuali scomparsi e donne senza diritti.

Nei primi incontri si è parlato di fondare a Riad un’accademia di musica e una scuola di ballo, il tutto per bambini, già pensando forse che arrivati a dieci anni e quindi ormai pericolosamente impudichi, saranno mandati a casa. Poi va bene i diritti umani, ma ci si passa sopra quando i sauditi comprano mezza Milano, o dalla Sardegna partono migliaiai di bombe MK, nel 2017 per 20 milioni di euro, allo scopo non culturale di distruggere lo Yemen: insomma no ai diritti umani nel Paese, e sì alla guerra più spietata fuori.

Ci si può assolvere ricordano che anche la tuttora democratica Francia esporta oltre al resto, la sua cultura: in un’oasi pare meravigliosa, il governo ha appena affidato alla sua star Jean Nouvel la costruzione di un immenso lussuoso villaggio per quegli occidentali che deplorano certo, ma insomma… Si sa che il cda deve tra pochi giorni decidere se riconfermare o no Pereira: cosa che è, o era, dopo questa storia, probabile se non sicura.

E prima gli italiani? Non tanto per la figura del sovraintendente che oggi è ovvio sia internazionale, ma per quel continuo, vile sbandierare la nostra cultura contro gli immigrati che la contaminerebbero solo mangiando falafel e non polenta; e questi ricchissimi sauditi? La Scala può avere sue rispettabili ragioni per accettare il loro denaro, Che però lo stesso Pereira definisce non essenziale, ma non il governo, a cui altri responsabili, per lavarsene le mani, affidano la decisione.

Giusto portare la nostra bravura nel mondo, già ci sono trattative serie con la Cina, diverso è accettare l’ingresso in una delle nostre grandi istituzioni, simbolo della grandezza culturale non solo italiana ma occidentale, di un mondo opposto, quello saudita, tribale, nemico non per la diversa religione ma per la assolutezza crudele e la potenza sconfinata.