22 aprile 2013
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22 aprile 2013
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Nuova produzione Teatro alla Scala
Dal 17 Aprile al 14 Maggio 2013
Durata spettacolo: 2 ore e 40 minuti incluso intervallo
Cantato in italiano con videolibretti in italiano, inglese
L’ enigma della sfinge veniva posto ai viandanti all’ingresso di Tebe: chi non lo risolveva era divorato dal mostro. Quello della Scala non prevede esiti efferati; ma definire il «sembiante» di chi siederà dopo Stéphane Lissner in via Filodrammatici è arduo. L’antefatto dell’opera che potrebbe andare in scena fino a luglio (termine fissato dal sindaco Pisapia per «decidere» il nuovo sovrintendente) sono le finanze: «4,2 milioni di euro di rosso nel 2012», dicono i sindacati che hanno proclamato sciopero sul Macbeth di domenica 7 aprile, il giorno prima di un importante cda. «Non è così, chiuderemo il bilancio in pareggio se i dipendenti accettano il taglio del 50% del contratto integrativo», dice la direzione del teatro. «Lavoratori uniti nell’agitazione», secondo la Cgil; «divisi» secondo il teatro: «Sono state raccolte 174 firme contro lo sciopero, più altre 34 ieri». La Cisl, che si dissocia, parla di ingerenze del sindacato nelle scelte.Divisioni o meno, il Macbeth non porta buono ed è un bivio. Di Lissner alcuni consiglieri sottolineano «l’internazionalità, lo svecchiamento, i pareggi di bilancio e l’autonomia portati al teatro». Altri criticano l’aver trasformato la Scala in una sorta di sliding-door avviata con la nomina a maestro scaligero del musicista dei tre mondi Barenboim. L’amore, come sa il sovrintendente, viene e va. E il Macbeth dell’anno Verdi & Wagner, attualmente in scena, è davvero una tragedia in cui domina il regolamento di conti. «Nell’ultimo anno ? rivela una fonte interna al teatro ? non se ne è azzeccata una, e la prossima stagione sarà peggio». Lissner avrebbe la responsabilità di essere troppo nelle mani delle agenzie e d’invitare direttori come il russo Gergiev, che si reca alle prove a piacimento.Sono queste le premesse di un drammone intitolabile «I due sovrintendenti» il cui sipario si alzerà lunedì. Il primo atto riguarderà il metodo. Lissner ha un lauto contratto fino al 2015 e per scioglierlo servirebbero molti soldi. La Scala non li ha e non può permettersi di pagare due sovrintendenti. L’affiancamento del nuovo dovrà avvenire a prezzo stracciato con una consulenza o zero. È un «metodo europeo», ma da attuare a discount. Il vicepresidente Bruno Ermolli ha svolto il mandato esplorativo e presenterà una prima short-list di candidati. I nomi sono diversi, perché non è univoco il «sembiante» della sfinge: un manager? Uno che sa di note? Un sovrintendente alla Grassi? I contattati si chiamano tutti fuori, un po’ come si fa per la presidenza della Repubblica: anche qui non ci sono donne (né l’interna Di Freda né la ex di Firenze, Colombo sembrano in corsa) e l’enigmaticità è analoga.I candidati stranieri sono Alexander Pereira e Pierre Audi. Il primo è «intendente» al Festival di Salisburgo; gran navigatore, parla italiano (ha lavorato per Olivetti) e viene a Milano perché ha una giovane moglie brasiliana che studia al Marangoni. Ottimo fundraiser, due anni a gettone non lo spaventerebbero. A Salisburgo il suo futuro è incerto. Claudia Schmied, ministro dell’Istruzione e della cultura dell’Austria, dice: «La decisione (Die Entscheidung) sulla proroga del contratto di Pereira sarà presa a fine 2013 o a metà del 2014». Audi, invece, è il nome che Lissner avrebbe fatto circolare sapendo di stregare il cuoricino del mondo radical-chic e della posateria d’argento per assicurarsi un affiancamento zero-problem. Libanese, figlio di una famiglia di banchieri di Sidone, parla francese, dirige l’Opera di Amsterdam (non il Concertgebouw), ha fondato un teatro sperimentale a Londra e sarebbe il massimo da esibire in salotto.Tra gli italiani c’è Sergio Escobar, da 15 anni direttore del Piccolo Teatro. Lo era stato, prima di arrivare alla Scala, anche Carlo Fontana. Sarebbero quei «trinariciuti» dei sindacati a spingerlo (la Cgil smentisce) al Piermarini! In questo caso, il Piccolo si libererebbe per Andrée Ruth Shammah. Gli altri nomi sono quelli del sovrintendente del Regio di Torino, Walter Vergnano (sponsored by Ministero, ma il Ministero chi è?) e Cristiano Chiarot da Venezia (sostenuto da alcuni consiglieri). Da Venezia potrebbe arrivare, come direttore artistico (sulla necessità di questo ruolo i sindacati non recedono), Fortunato Ortombina, che già fu alla Scala in ruolo quasi analogo. Ma sono nelle condizioni, questi illustri indicati, di svolgere due anni di affiancamento a gratis?Se la matassa diventasse così inestricabile da richiedere un secondo atto, il mondo ambrosiano potrebbe ? reggenze a parte ? sollecitare il presidente di MiTo, Francesco Micheli, ad assumere un ruolo nella vicenda. Prima che sia la direzione del ministero (l’istituzione che mette più soldi) a presentarsi come il fantasma di Banco a Milano. Dopo Parigi, Roma? E il 75% «lumbard»?Una volta acclamato, il sovrintendente dovrà scegliere il direttore musicale. Qui ciascuno suona il proprio spartito. L’orchestra gradirebbe Riccardo Chailly più di altri (domani sarà con la Filarmonica da Fazio); il sindaco, diciamolo noi, non vedrebbe bene la permanenza di Barenboim mentre il milanesissimo Daniele Gatti se la giocherà con La Traviata del 7 dicembre. Di Pappano non c’è certezza. Degli under da copertina (Dudamel, Harding e retoriche connesse, da quella engagé terzomondista a quella pop del Manchester United) non si parla più dopo alcune prove operistiche («Signori, siamo alla Scala!»). L’atto conclusivo è spesso breve e sorprendente. Dal fondo della scena potrebbe anche avanzare una figura della quale non si è parlato. Forse dalla Laguna.
Panza Pierluigi
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(05 aprile 2013) – Corriere della Sera