L’ annuncio non è ancora ufficiale ma se n’è parlato nel consiglio di amministrazione della Scala: il prossimo direttore musicale sarà Riccardo Chailly. L’incarico dovrebbe concretizzarsi nel gennaio 2017. Usiamo il condizionale perché la sua presenza stabile nel teatro del Piermarini potrebbe essere anticipata se Daniel Barenboim rinunciasse a ricoprire il suo mandato sino alla naturale scadenza del 2016. La notizia è legata al sovrintendente Alexander Pereira che il prossimo anno sostituirà Stéphane Lissner. Con la nomina di Chailly la Scala assume indubbiamente un nuovo profilo.
LA BIOGRAFIA – Il suo nome è tra i più noti nel mondo delle note. Siamo dinanzi a un figlio d’arte: il padre, Luciano, era compositore (scomparve nel 2002); la sorella Cecilia è arpista, cantante e compositrice. La discografia di Chailly è vastissima e copre i momenti topici della creazione musicale. Si va da Johann Sebastian Bach (ricordiamo l’Oratorio di Natale del 2010) alle sinfonie di Beethoven (Decca 2011), da Bartók a Berio, da Brahms a Ciaikovskij, da Gershwin a Mahler, compositore quest’ultimo che meditò soprattutto durante gli anni in cui fu direttore del Concertgebouw di Amsterdam. È anche considerato un riferimento per la tradizione lirica: Rossini e Verdi restano indubbiamente i suoi autori, ma le interpretazioni di Puccini e di Wagner non sono da rubricare tra le minori. Difficile comunque stilare un inventario completo delle sue direzioni, ché dovremmo aggiungere Shostakovich e Stravinsky, Vivaldi e Orff (i Carmina Burana li incide nel 1983, con la Decca, casa a cui è legato), Mendelssohn e Varèse. C’è poi qualche innamoramento: ricordiamo quello per Zemlinsky, compositore che aiutò a riscoprire e al quale ha dedicato non poche energie (persino una conferenza a Roma, se ben ricordiamo, alla fine degli anni Ottanta).
LA SCALA – Chailly è milanese e ama la tradizione italiana; ha avuto una formazione internazionale e il suo arrivo alla Scala non è un semplice ritorno, anche se a vent’anni lavorò con Claudio Abbado proprio nel teatro del Piermarini. Nel capoluogo lombardo, oltre a numerose presenze sul podio scaligero, lo si ricorda perché fu, a cavallo del secolo scorso e di quello corrente, direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi. Ma i suoi incarichi non si riuscirebbero a scrivere tutti giacché ha diretto le orchestre più importanti a New York o a Chicago, dai Berliner ai Wiener, dalla London Philharmonic Orchestra al Concertgebouw di Amsterdam (del quale fu direttore principale dal 1988 al 2004). Né va dimenticato che dal 1982 al 1989 ha condotto la Deutsches Symphonie Orchester Berlin e che dal 1986 al 1993 fu la bacchetta stabile del Teatro Comunale di Bologna (anni in cui lavorò con il sovrintendente Carlo Fontana, poi alla Scala). Dal 2005 guida la Gewandhausorchester di Lipsia e l’Opera della medesima e gloriosa città tedesca. Inutile aggiungere altro. Siamo convinti che Chailly farà bene alla Scala, che ha bisogno di ritrovare un po’ di vocazione e anche quelle opere che ne fecero un teatro-mito. È la bacchetta che molti attendevano. Perché ama la tradizione. E non teme la musica contemporanea.
17 ottobre 2013
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