Tre concerti con il pubblico 10,11 e 17 maggio 2021

10 Mag

10 Maggio 2021Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

In occasione del 75° anniversario della Scala ricostruita
Il concerto sarà trasmesso da Rai Cultura l’11 maggio alle 12 in streaming su RaiPlay, raicultura.it e sul nostro sito; alle 16.45 in differita televisiva su Rai5; alle 20.30 in differita radiofonica su Radio3 e sul circuito Euroradio. Un’ulteriore ripresa è prevista su Rai5 il 27 maggio alle 21.15.

DirettoreRiccardo Chailly
SopranoLise Davidsen
PROGRAMMA
Giuseppe Verdida Macbeth
Patria oppressa
Henry Purcellda Dido and Aeneas
When I am laid in earth                                                                                                
Pëtr Il’ič Čajkovskijda La dama di picche
Preludio Aria di Liza (Akh! istomilas ja gorem)
Richard Wagnerda Die Meistersinger von Nürnberg
Vorspiel (Preludio)
Richard Straussda Ariadne auf Naxos
Es gibt ein Reich, wo alles rein ist
Giuseppe Verdida La forza del destinoSinfonia Pace, pace mio Dio
Richard Wagnerda Tannhäuser                                                                                                Ouvertüre
 Dich, Teure halle
Giuseppe Verdida NabuccoVa’, pensiero

11 Maggio 2021Wiener Philharmoniker

DirettoreRiccardo Muti
PROGRAMMA
Felix Mendelssohn-Bartholdy Meeresstille und glückliche Fahrt, op. 27
Robert SchumannSinfonia n. 4 in re min. op. 120
 
Johannes BrahmsSinfonia n. 2 in re magg. op. 73

17 Maggio 2021Filarmonica della Scala

In diretta streaming sul sito www.teatroallascala.org e sui canali Facebook e YouTube del Teatro alla Scala, lunedì 17 maggio alle ore 19.

DirettoreDaniel Harding
PROGRAMMA
Carl Maria von Weberda Der Freischütz op. 77
Ouverture
Antonín DvořákSinfonia n. 9 in mi min. op. 95 “Dal nuovo mondo”
Adagio – Allegro molto
Largo
Scherzo. Molto vivace
Allegro con fuoco

83 Risposte to “Tre concerti con il pubblico 10,11 e 17 maggio 2021”

  1. Karl Angyan Maggio 11, 2021 a 8:00 am #

    Una considerazione “a latere”, sulle vendite online (non ho granché da dire sul concerto di ieri, e su quello di stasera, beh, dirò stasera al limite). I quotidiani in coro esaltano il fatto che i biglietti siano andati esauriti. Io mi limito a segnalare che visto che i posti in vendita erano 50-100, mi sarei ben stupito del contrario. Anzi, so che dopo due ore si trovavano ancora posti per Harding, online. Un pessimo segnale per la biglietteria, se qualcuno dei vari addetti e responsabili volesse provare a immaginare come andranno le vendite quando si tornerà a piena capacità. D’altra parte le vendite andavano già malissimo prima del CoVid.

  2. F. G. Maggio 11, 2021 a 9:17 am #

    Grande distanza ieri sera tra emozione sincera del pubblico e prestazione artistica scadente.

    Ho molto apprezzato la Davidsen in Purcell (malgrado l’accompagnamento noiosissimo) e Čaikovskij (malgrado l’accompagnamento pesantissimo) e Wagner (malgrado l’accompagnamento meccanicissimo). Nulla più che discrete le performance di “Pace mio Dio” (brano troppo iconico per una lettura così ordinaria di orchestra e voce) e di “Es gibbo sin Reich (brano musicalmente e culturalmente troppo elevato per questo direttore e questo soprano).
    Soffre del distanziamento ma è decisamente sontuoso il coro di Bruno Casoni: “Patria oppressa” e “Va’, pensiero” li abbiamo sentiti eseguire mille volte meglio di questa, ma l’impronta è quella e scalda il cuore.
    Disastroso, molto sotto il livello di guardia, il resto. Il preludio dei “Maestri Cantori” è stato pieno di errori e di sfasamenti, una roba da saggio scolastico mal preparato; che poi uno spettatore al termine urli ‘bravissimi’ non rende una grande servizio alla memoria di Richard Wagner. Il quale riceve anche in “Tannhäuser” un esecuzione così lutulenta, così fracassona, così inerte, da chiedersi perché questa ouverture posa piacere tanto al pubblico (poi basta sentire un Karajan o Kempe o Suitner ieri, o un Thielemann o Gatti o Chung oggi, e si capisce eccome il perché). Il preludio della “Dama di picche” viene eseguito come se si trattasse di una partitura dello Stravinskij della fase americana: un controsenso sintattico prima ancora che interpretativo. “La forza del destino”: finta partecipazione, finto fraseggio, vero rumore, vero kitsch; e comunque troppe incertezze, non tutte giustificabili dalle condizioni logistiche.

    Insomma un concerto che rispecchia totalmente la Scala di oggi: molto afflato della città, imperizia programmatica della dirigenza, qualità inaccettabile del direttore musicale.

    • Karl Angyan Maggio 11, 2021 a 10:12 am #

      Esatto. Inoltre una considerazione sulla durata del concerto: si è detto che doveva durare un’ora e 20 al massimo per non fare intervalli a causa del covid. il concerto dei WP di stasera durerà due ore, abbondanti con il bis che da solo dura 15 minuti.non è che tanto per cambiare i sindacati della scala hanno imposto la prestazione massima di un’ora e 20? Che poi è parte dei motivi per cui non avevano nessuna voglia di riaprire prima di settembre…

    • LuCiana Maggio 11, 2021 a 11:42 am #

      Ho visto qualcosina su RaiPlay.
      Il mio personale oscar va allo spettatore – ben identificabile – che dopo una immonda esecuzione del preludio a Die Meistersinger von Nurnberg ha urlato “fantastico!!!”: oscar al miglior comico protagonista del pubblico scaligero.
      Meglio non infierire…

    • Indi Gnato Maggio 11, 2021 a 1:37 PM #

      MA COME È POSSIBILE DIRIGERE COSÌ MALE UNA ORCHESTRA???
      OGNI VOLTA PEGGIO DI QUELLA PRECEDENTE.
      MA BASTA!!!

  3. marco vizzardelli Maggio 11, 2021 a 2:11 PM #

    Lo spettatore che ha urlato “fantastico”, da un palco, alla favolosa lettura data da Chailly ed orchestra al Preludio dei Maestri Cantori, sono io. E lo rifarei cento volte, cento volte avrei voluto ascoltare quel preludio così come Riccardo Chailly lo ha letto, per noi.
    Tutto il Wagner eseguito in questo concerto scaligero ne è stato il cuore ed il vertice. Lettura di precisissima identità stilistica. Nei Cantori e in Tannhauser Chailly ci ha dato un Wagner tutto costruito sul canto, per nulla fracassone, anzi tutto il contrario, improntato ad una lirica, inusitata, leggerezza, fraseggiatissimo, tutto un rubato, “un Wagner più lirico di quello che normalmente si ascolta” ha sintetizzato Pierluigi Panza sul Corriere. Lirico. Esatto. Un Wagner tutto-canto. Inconsueto e bellissimo. Il lied, appunto, ne sembra il punto di partenza. E non crediamo sia un caso che Chailly (peraltro già notevolissimo interprete wagneriano nei suoi anni giovanili trascorsi a Bologna) esprima qui una cultura di suono e frase, tornita rotonda luminosissima e “cantante”, che molto si apparenta a tutta la musica tedesca, a tutta la sua storia. Vengono da citare Mendelssohn, e Carl Maria Von Weber. E tutto il Lied. Non si trascorre invano lungo tempo in un luogo tale da esprimere una civiltà e una cultura quale Lipsia, senza che Brahms e il formidabile, recente Beethove di Chailly, e ora questi “assaggi” wagneriani ne siano espressione. C’è tutta la vita di Riccardo Chailly-interprete in questo Wagner del quale, avuto appunto l’assaggio e l’antipasto, gradiremmo ora le pietanze. Si parla, alla Scala, di una futuribile Tetralogia in mani da stabilire (Thielemann? Diversi direttori?). Ameremmo che Riccardo Chailly si ritagliasse alla Scala, un suo spazio personale, lavorando con orchestra e coro, su Tannhauser, su Lohengrin, sui Maestri Cantori, anche su Rienzi o l’Olandese. Ci sono le premesse per una “parola” musicale nuova e pertinente, sull’argomento-Wagner. Qualcosa di diverso ed alternativo a ciò che fa Thielemann, al pure bellissimo Wagner di Daniele Gatti, o ad una visione “toscaniniana”. Un Wagner che parta dal canto dalla frase e dalla doratura (gli ottoni all’inizio di Tannhauser erano fantastici!) del suono sarebbe un ascolto decisamente nuovo e stimolante. Chailly si è come “proposto”, in tal senso, in questo concerto. Viene da dirgli, con attesa: prosegua il discorso, Maestro, qui, alla Scala.
    Era molto atteso il soprano Lise Davidsen, appena insignita di International Award dell’opera, di cui si parla come di una voce wagneriana su modelli storici. Ha cantato in maniera commoventissima il meraviglioso Purcell. e sicuramente ha esibito uno strumento, appunto, raro al giorno d’oggi per “importanza”. Il suo Verdi potrà esser stato stilisticamente perfettibile, forse bisogno di frequentazioni intense di direttori di scuola italiana che glielo “plasmino”. Ma che sia una voce quale raramente si ascolta, per dimensione ed anche bellezza, è indubbio. Debutto scaligero decisamente felice.
    Chailly, con orchestra e coro, ha dato una fisonomia di “dolore solenne”, orante, al “Patria Oppressa”, mentre in Va Pensiero (di cui, prima o poi, si potrebbe fare a meno in concerto, a rischio che diventi il prezzemolo, e siamo convinti che il Maestro stesso non sia alieno da pensieri di questo tipo) il coro (splendido come sempre nel brano da Macbeth) è stato un po’ penalizzato dall’attuale collocazione dei musicisti fra palco e platea. Che invece, dopo l’esito fantastico di Salome, si conferma esaltante per la resa orchestrale, in espansione, sicurezza, sfumature, soprattutto aplomb da vera compagine “sinfonica”. Siamo convinti che, per l’orchestra scaligera, a questo punto (paradosso delle modifiche imposte dalla pandemia) tornare, non tanto in buca, ma nella tradizionale posizione schiacciata contro il palco, sarà forse triste, dopo l’esaltante “espansione sonora” vissuta stando schierata a scacchiera in platea. Quel favoloso “inizio” degli ottoni in Tannhauser, che abbiamo già citato, era la chiara spia musicale di ciò che l’orchestra riesce a produrre in questa collocazione alternativa. E allora, vien da dire a questo punto: le sia dato un auditorium per il repertorio sinfonico.
    Quanto a Riccardo Chailly, oltre il folgorante Wagner (e Verdi, comunque notevole) ha fatto propria, nella sua anima questa cosiddetta “riapertura” rifuggendo completamente dal tono “celebrativo”. Nessuna celebrazione, nessuna “pompa magna” ma, anche, in un programma composito, “da occasione”, è prevalsa l’anima dell’interprete che studia e propone. Torniamo a quel Wagner: è stato il frutto – sia pur per frammenti – di uno studio geniale che ce lo ha dato nuovo, e interessantissimo. Questo modo di porsi di Riccardo Chailly ha reso la serata “avvolgente”, calda (si sentiva molto affetto, in queste esecuzioni), e intellettualmente viva. Bellissimo concerto. Bravi tutti, per la giusta “atmosfera”.

    marco vizzardelli
    .

    • Karl Angyan Maggio 11, 2021 a 2:32 PM #

      Ellamadonna. Da odio sconfinato ad amore immotivato in un anno. Mah. Resta il fatto che visto quanto il direttore musicale ama frequentare il teatro che dirige, per fare anche solo la metà delle cose che dice lei, ci metterebbe almeno cinquant’anni.

      • der rote Falke Maggio 11, 2021 a 5:50 PM #

        io credo che marco vizzardelli dovrebbe rispondere a questa domanda: a quale titolo era presente al teatro alla scala in occasione della registrazione a porte chiuse della “salome” diretta da chailly? chi lo ha invitato?
        ecco, magari poi i giudizi diventano subito umanamente comprensibilissimi.

    • der rote Falke Maggio 11, 2021 a 5:31 PM #

      invito chiunque ad andare su rai play e risentire l’obbrobrio musicale del preludio ai maestri cantori diretto da chailly.
      fantastico, come no!
      un po’ di pudore, suvvia.

    • Bar Dolfo Maggio 11, 2021 a 5:39 PM #

      “Costui beve, poi pel gran bere perde i suoi cinque sensi, poi vi narra una favola ch’egli ha sognato mentre dormì sotto la tavola”

    • LuCiana Maggio 11, 2021 a 5:47 PM #

      Ma dài? Davvero sei stato tu? Ma sai che nessuno lo immaginava?

  4. LuCiana Maggio 11, 2021 a 5:32 PM #

    Oh, eccolo il cantore del regime folgorato sulla via di Paderno Dugnano!
    Ribadisco: oscar a vita per la comicità di quel “fantastico”.

    • der rote Falke Maggio 11, 2021 a 5:51 PM #

      il fantastico mondo dei terragnez…

    • der rote Falke Maggio 11, 2021 a 5:52 PM #

      io credo che marco vizzardelli dovrebbe rispondere a questa domanda: a quale titolo era presente al teatro alla scala in occasione della registrazione a porte chiuse della “salome” diretta da chailly? chi lo ha invitato?
      ecco, magari poi i giudizi diventano subito umanamente comprensibilissimi.

  5. marco vizzardelli Maggio 11, 2021 a 9:39 PM #

    Alla Scala, ho apprezzato la lettura dei Wiener Philarmoniker del Kaiserwalzer, meravigliosi per idiomaticità, con un Muti fra l’altro, qui, più delicato rispetto alle pesantezze dell’ultimo Capodanno.
    Brahms slentato, catatonico e sfilacciato fino alla dissoluzione, un estenuante , insistito, inseguimento di mille accenti e particolari orchestrali. Quasi idem Schumann, lo scherzo era di una monotonia ritmica esasperante. Una impostazione “marmorea” nel suono e nella scansione.
    E quanto a Brahms, il sommo brahmsiano Giulini, che alla Scala lo eseguì trionfalmente mille volte, non era certo direttore dai tempi spediti, ma sosteneva quelli lenti prescelti con un senso del ritmo e della frase e della struttura complessiva del tutto latente in Muti. I tempi di Klemperer in Brahms non erano spediti ma, idem come sopra, sostenuti da una coscienza della “composizione”, nel suo complesso, in Muti dispersi in una miriade di cachinni. E questo Schumann e questo Brahms suonavano, nelle sue mani, terribilmente “datati”, “vetusti”, stilisticamente obsoleti senza avere il fascino e la forza tematica che un Haitink, fino all’altro ieri, o un Blomstedt ancora oggi, maggiori di età di Muti ma mentalmente e culturalmente più “freschi”, sanno esprimere quando prendono in mano questi autori.

    marco vizzardelli

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 4:11 am #

      Sono esattamente i toni che acriticamente usava contro Chailly prima di convertirsi sulla via di Damasco. Ridicolo. Così prevedibile, poi. Sembra il critico di un noto quotidiano. Tutto quello che fa Muti è letame. Tutto quello che fa Chailly (o Mariotti, o Ciccio Formaggio, o il mio gatto) è oro. Dai su, non esageri, neh.

  6. marco vizzardelli Maggio 11, 2021 a 10:04 PM #

    No caro Falke e cara LuCiana, nessuna risposta, se non che l’odio è una brutta malattia. Altro non ho da aggiungere, non essendo più, quella qui sopra, una discussione argomentata, ma un attacco frontale portato senza se e senza ma, che arrivi a me m’importa zero e la risposta è una alzata di spalle, quello contro Chailly, non più argomentato ma solo e soltanto fanatico, è completamente destituito di interesse, per la forma in cui è portato.. Ho già fatto notare ad Attilia che questo blog non dovrebbe essere la “palestra” di esercitazione di giochi delle parti che con La Voce del Loggione non hanno nulla a che fare, già altri hanno smesso da tempo, proprio per questo motivo, di scrivere qui sopra e ne hanno tutta la ragione. Ritengo impossibile proseguire checchessia discussione in questi termini. Mi dispiace per Attilia ma, visto che ne è fondatrice, a questo punto deve decidere lei, cosa fare de La Voce.
    Io, alla discussione pro o contro scesa a questa grossolanità, non sono più interessato. E non perché ne sia offeso io, non mi offendo di niente. Ma perché, così posta, è una discussione desolantemente stupida. Strumentale e stupida.
    Se La Voce del Loggione vuol continuare ad esser questo, posso tranquillamente farne a meno. Peccato, sarebbe un forum interessante ma non è l’unico che è andato ad esaurirsi per questo tipo di uso e di interventi.
    Per cui, Falke, LuCiana & Co, chiunque siate, se volete fare di questo forum la palestra dei vostri odii, prego, avete campo libero.
    La scelta spetta ad Attilia. Fino a quando non sarà stata presa, sospendo la partecipazione, per assoluto disinteresse al genere di discussione. Come disse Rett Butler a Rossella, andandosene, “Francamente, me ne infischio”.
    Adios.

    marco vizzardelli

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 4:14 am #

      Fosse vero, dal concerto del 10 maggio sarebbe uscito qualcosa di utile. Cerchi di essere coerente almeno questa volta, Vizzardelli. Non cambi (ancora) idea.

  7. LuCiana Maggio 11, 2021 a 10:23 PM #

    Molto bene, siamo dunque giunti al “o io o loro”.
    Non una minima autocritica sul fatto che con Vizzardelli si sappia sempre prima cosa scriverà: Chailly (dopo il faccia a faccia) geniale, ma Muti – mi raccomando – sempre cattivo e brutto e vetusto e antipatico e disumano e infernale.
    I grandi valori fondativi del loggione. Il pensiero unico inderogabile
    Auguri.

  8. der rote Falke Maggio 11, 2021 a 10:25 PM #

    se siamo ridotti a questa opacità, ebbene l’ultimo chiuda la porta urlando “fantastico chailly!”.

  9. lavocedelloggione Maggio 12, 2021 a 6:37 am #

    Sono qui a cercare di spegnere l’incendio quando la casa è già bruciata. Forse davvero meglio rifondarla su altre basi. Dò ragione a Vizzardelli nel senso che questo dovrebbe essere (o forse per meglio dire avrebbe dovuto essere) un luogo di discussione anche accesa ma dai toni controllati, possibilmente fra persone che siano disposte a metterci la propria firma o almeno, nel caso usino uno pseudonimo, siano in qualche modo riconoscibili per la posizione da cui intervengono. Voglio dire che mi sarei augurata che scrivendo su questo blog ci si dichiarasse come spettatori, quindi pubblico, oppure persone informate dai fatti a vario titolo; ad esempio è chiaro che molti interventi siano di persone che mantengono l’anonimato e che lavorano in Scala o come orchestrali o con altre funzioni. Ho sempre giudicato prezioso il loro apporto anche se il blog, chiamandosi La voce del Loggione, fa riferimento al pubblico. Però il dibattito, se pur acceso, non avrebbe dovuto travalicare i limiti dell’educazione: sono sicura che di persona nessuno avrebbe usato certi torni, o lanciato certe accuse, ma, appunto, qui molte persone non hanno volto e neppure un profilo quale che sia, mentre altri sì, tanto da essere riconosciuti dalla voce, voce che arrivava appunto dal Loggione!
    Mediterò al più presto cosa fare, certo mi dispiace immensamente, ma bisogna anche rassegnarsi all’evidenza che questo, lungi dal voler essere un salotto perbene, cosa che non è mai stato (anzi è nato proprio come una voce libera e non condizionata), è diventato troppo rissoso e animoso (che è diverso da animato). Peccato!
    Un saluto a tutti Attilia

  10. marco vizzardelli Maggio 12, 2021 a 9:34 am #

    Anzi, ti dirò Attilia che ho pensato una cosa diversa. Andrò avanti imperterrito a scrivere tutto quello che voglio e tutto quello che penso, e di più ancora, e credo che il blog debba andare avanti, semplicemente impippandosene altamente dei commenti di quattro fanatici senza nome. Scrivano, basta non rispondere più. L’errore è entrare in dialogo con gente che sta qui solo per far polemica. Questa è la mia risposta all’Anonima dello Scasso.

    Saluti alla Beozia. E adesso sfogate la bile, dai, forza con la bava alla bocca.
    Ripeto: francamente me ne infischio

    marco vizzardelli

    • LuCiana Maggio 12, 2021 a 10:08 am #

      Fai bene a continuare a scrivere quel che vuoi, gentile Marco.
      È che è un contributo nullo: di tutto quello a cui assisti si può già dire prima cosa scriverai. Parola per parola.
      Ed è un contrappasso triste per chi – come te – ha sempre con coraggio contestato le veline di regime.

      Un blog nato per contestare le posizioni di potere artisticamente e politicamente ingiustificate si trasforma nel fortino della coppia regnante. Che peccato!

      P.s. 1: rimane aperto l’invito a chiunque di riascoltare su Raiplay il concerto del 10 maggio per rendersi conto di come un direttore scarsissimo e una orchestra ormai bolsa siano in grado di letteralmente distruggere il preludio da “I maestri cantori di Norimberga”.

      P.s. 2: rimane aperta la domanda su “Salome”.

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 1:38 PM #

      Non avevamo dubbi. Speravamo, ma non avevamo dubbi. D’altra parte, cambia idea così spesso che è dura starle dietro (tranne che su Muti: lui fa schifo sempre e comunque, tanto che la recensione si può scrivere pure prima del concerto, eh)

  11. lavocedelloggione Maggio 12, 2021 a 12:53 PM #

    Vedo che forse l’incendio si è sopito. Ma guardate cosa si scopre, ben altre scintille sono scoccate ieri dopo il concerto nei camerini:
    Scala, tra Riccardo Muti e Riccardo Chailly scintille in camerino dopola doppia riapertura del teatro – la Repubblica news
    https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/05/12/news/scala_muti_chailly_riapertura_polemiche_camerino-300616594/

  12. lavocedelloggione Maggio 12, 2021 a 1:20 PM #

    Tensione tra i due direttori d’orchestra all’indomani dei due concerti che hanno segnato la riapertura del Piermarin dopo 200 giorni di restrizioni anti-Covid. Muti non avrebbe gradito la visita di Chailly a fine concerto, mandandolo via in malo modo
    12 MAGGIO 2021

    Scintille tra Riccardo Muti e Riccardo Chailly alla Scala dopo il concerto dei Wiener Philharmoniker. A raccontare quanto è accaduto ieri in prossimità dei camerini del Piermarini sono i testimoni oculari del fatto, che chiedono però, di restare anonimi. La miccia si è accesa quando al termine del concerto l’attuale direttore musicale della Scala, Riccardo Chailly, ha deciso di salutare Muti, che è stato suo predecessore dal 1985 al 2005. All’arrivo di Chailly, che, per l’occasione gli aveva ceduto il camerino, Muti prima avrebbe sostenuto di non conoscerlo chiedendogli chi fosse e cosa ci facesse lì, e quando Chailly si è tolto la mascherina per farsi riconoscere spiegando che era andato a complimentarsi per il bel concerto, lo ha invitato a levarsi di torno, con espressioni colorite. “Avevo detto che non volevo vedere nessuno, solo persone a me gradite. Cosa ci fa lui qui? – avrebbe esclamato Muti, secondo la ricostruzione di chi era presente, davanti a Chailly che è rimasto come impietrito, prima di girare i tacchi e andarsene visibilmente contrariato.

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 1:30 PM #

      Ricostruzione assai imprecisa. Mi creda.

  13. lavocedelloggione Maggio 12, 2021 a 1:29 PM #

    Scusate, il pezzo non era finito. Ecco il resto:

    Frasi che poi Muti avrebbe ripetuto davanti alla folla di spettatori vip e non, che si era messa in fila davanti all’ingresso del camerino per omaggiarlo dopo il concerto, che ha segnato l’ultima tappa della tournée italiana dei Wiener. A quel punto, Chailly era già andato via, ma mentre gli orchestrali viennesi uscivano alla chetichella, si sentivano le risate che fino a tarda sera provenivano dal camerino occupato da Muti. “Quello non porterà mai i Wiener alla Scala come ho fatto io per sei volte – avrebbe raccontato Muti, secondo la versione di diversi testimoni – Non capisco perché la Scala non lo ha ancora mandato via”, mentre il sovrintendente Dominique Meyer, nonostante il trionfale successo del concerto appena terminato appariva molto teso, tanto che pare abbia provato a sdrammatizzare l’episodio derubricandolo a “una ragazzata”. O, come trapela dal teatro, un “gelido saluto”.
    L’imbarazzo comunque è evidente. Anche perché Muti non è stato generoso né con la Scala e né con Chailly anche nel saluto che ha rivolto al pubblico del suo concerto prima di eseguire come bis il Kaiser Waltz di Strauss, quando si è limitato a ringraziare solo i Wiener di aver accettato di fare la prima tournée dal vivo dopo il lockdown. Non prima di aver sostenuto apertamente che l’esibizione dei Wiener alla Scala l’11 maggio era solo “una coincidenza”, visto che il cinquantesimo anniversario dello storico concerto diretto da Arturo Toscanini nel 1946 per la ricostruzione del Piermatini lo avevo diretto lui nel 1996 e aggiungendo che è “stato non un vanto, ma un orgoglio” farlo “in questa che resta la casa di Toscanini”. Come a dire che il padrone di casa è ancora lui, e non altri. Mentre a Muti “altre celebrazioni ufficiali non risultano”, ha detto prima di ricordare al pubblico che gli aveva appena dato il benvenuto che “la Scala è la casa di Toscanini”, che “la musica la facciamo per il pubblico, non per noi, perché è una missione” e che lui è stato alliQuanto basta a far capire che Muti non deve aver apprezzato le polemiche sul fatto che il suo concerto con l’orchestra austriaca sarebbe stato il primo con il pubblico nel teatro dopo 200 giorni di restrizioni anticovid, per altro nel 75/o del concerto di Arturo Toscanini per la riapertura dopo la guerra e la ricostruzione. Polemiche zittite con la programmazione il giorno precedente di un concerto del coro e dell’orchestra della Scala diretto dal padrone di casa, ovvero Chailly. La Scala, ufficialmente, non commenta l’episodio, ma sembra evidente che ormai le speranze di rivedere Muti a dirigere l’orchestra del Piermarini siano pari a zero. E dire che i sindacati avevano fatto di tutto per impedire che qualcuno durante il concerto diretto da Chailly il 10 per la riapertura del teatro urlasse dalle gallerie: “Sei tu il vero erede di Toscanini, non quello che dirigerà domani” (Muti alla testa dei Wiener l’11). evo di Antonino Votto, che era considerato l’erede di Toscanini al Piermarini.
    Un cosa del genere non era mai avvenuta, anche se nella gloriosa storia del teatro lirico più famoso del mondo non sono mancati precedenti altrettanto clamorosi, da quando la soprano Mirella Freni fu costretta a separare il direttore Carlo Kleiber dal baritono Renato Bruson che al termine di un primo atto di Otello stavano venendo alle mani a quando il tenore Chris Merritt si rivolse pubblicamente e polemicamente a Muti sul podio dei “Vespri Siciliani” di Verdi che inaugurarono la stagione scaligera 1989/90. A quando, infine, il registra della Giovanna D’Arco inaugurale nel 2015 Moshe Leiser insultò Chailly con espressioni molto colorite a microfoni Rai aperti.

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 1:35 PM #

      Chailly erede di Toscanini. Nemmeno il citaredo di Chailly oserebbe tanto! (Oddio, lo stesso cantore che in biglietteria un giorno urlava “fate fuori quell’austriaco di m@@da!” e una settimana dopo lo definiva un meraviglioso Sovrintendente: ci sono testimoni a confermarlo se serve)

    • LuCiana Maggio 12, 2021 a 4:30 PM #

      “Sei tu il vero erede di Toscanini, non quello che dirigerà domani”

      Ritengo totalmente inverosimile che un essere umano pensante possa proferire – ma che dico: anche solo immaginare! – una simile frase.
      Chailly sta a Toscanini come il Monte Orfano sta al Monte Bianco.
      Ridicolo, caricaturale.

      • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 4:43 PM #

        …che poi siano stati i sindacati a impedire che venisse detto… una ricostruzione chiaramente dettata al giornalista di turno, che inconsapevolmente (?) si fa manipolare per i giochi di potere interni alla Scala. E che finirà bruciato se non sta attento

  14. der rote Falke Maggio 12, 2021 a 2:24 PM #

    io spero – anche alla luce dei fatti degli ultimi due giorni – che siano chiari i termini della situazione esplosiva creatasi in scala negli ultimi sedici anni.
    e che quando (ossessivamente, secondo taluni) reclamo un azzeramento immediato della dirigenza scaligera (primi tra tutti chailly e meyer) non lo faccio per partito preso, ma come estremo atto di amore verso un teatro che o riparte da zero proiettandosi artisticamente fuori da questi pantani infangati o va a sbattere contro il muro.

    per questo chiedo onestà intellettuale a tutti. non è cantando le magnifiche sorti di un inadeguato (non-)padrone di casa che qualcosa può migliorare.

    basta! fuori questi figuri da via filodrammatici!

    • LuCiana Maggio 12, 2021 a 2:25 PM #

      Ti bacerei per come l’hai detto! Viva la Scala!

    • milanese incaxxatissimo Maggio 12, 2021 a 2:28 PM #

      Chiunque lei sia, per favore, si candida come sindaco di Milano?? Giuro che la voto e le faccio campagna elettorale gratis!! Il fallimento degli ultimi tre sindaci sul dossier Scala grida vendetta coi forconi.

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 4:06 PM #

      Una istituzione totalmente chiusa a riccio a difesa dei propri poteri e stipendi

      Numerose transazioni extragiudiziali a fronte di licenziamenti in biglietteria, costo medio circa due anni di stipendio per dipendente (se non di più)

      Stampa asservita (o scrivi bene o non pubblichi; e se scrivi male e ti pubblicano è solo perché fa comodo a una delle “correnti” di potere interno)

      Saturazione della sala (PRE-COVID!) inferiore all’80%; figuriamoci dopo, quando si tornerà a sala “regolare”

      Nessun vero progetto di riapertura in emergenza (diversi altri teatri hanno riaperto già il 26 aprile, il primo giorno possibile per legge; qui se non fosse stato per il concerto dei WP si sarebbe tornati in sala a settembre; e forse sarebbe stato meglio)

      Stipendi integrati all’80% a spese di contribuenti e sponsor (stipendi di oltre 10000 euro al mese per orchestrali; ci sono le foto delle buste paga pubblicate su FB da una improvvida arpista a provarlo; e badate non dico che siano immeritati a prescindere; dico che vista la situazione del comparto magari parte dell’integrazione si poteva usare meglio)

      Direttore Generale ex rappresentante sindacale CGIL (il che spiega molte cose)

      …E a fronte di tutto questo, come “premio” il Direttore del personale viene nominato commissario straordinario per la riapertura dei teatri d’opera (mentre riaprivano molti ma il suo no). E al CdA e ai signori revisori dei conti va tutto bene…

      La Scala andrebbe commissariata.

  15. John Kane Maggio 12, 2021 a 4:38 PM #

    Ovvio che è esplosa la pentola a pressione, ormai. Io credo che se fossi Chailly mi dimetterei prima che arrivino a cacciarmi.

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 4:41 PM #

      non lo cacceranno mai. chi dovrebbe farlo? corrono il rischio di perdere tutti i privilegi ottenuti con anni di duro “lavoro”

      • der rote Falke Maggio 12, 2021 a 4:48 PM #

        scusa, karl, ma il danaro non è infinito, prima o poi i privilegi crollano se non sono sostenuti da prestazioni artistiche che lo giustifichino.

    • LuCiana Maggio 12, 2021 a 4:46 PM #

      Muti ha espresso da cafone impunito e arrogante qual è (e tutti glielo hanno colpevolmente sempre permesso!!!) ciò che tutti pensano: che Chailly è totalmente inadeguato a essere direttore musicale della Scala, non c’entra proprio nulla con quella carica. Che poi è ciò che l’orchestra ha spiegato a Meyer, il quale se ne è sbattuto le scatole e lo ha confermato per ulteriori tre anni. A questo punto credo che tutto finirà molto prima del 2025. Ma si poteva evitare l’ennesimo disastro, se la Scala avesse un presidente e un cda come si deve.

      • karl angyan Maggio 12, 2021 a 6:49 PM #

        guardi, mi creda: non è andata proprio come riportato dai giornali, o da Dagospia. Muti avrebbe potuto risparmiarsela magari, ma sono successe cose nei giorni precedenti che lo hanno fatto infuriare. Odia sentirsi “tirare per la giacchetta”, ed è esploso. Ma non è andata esattamente come riportato, e a volte i dettagli fanno la differenza. Mi creda.

  16. Gianni&CarlottaAlGuinzaglio Maggio 12, 2021 a 6:04 PM #

    qualcuno che era presente può dire se quel gossip da camerino è vero? sembra troppo, per essere vero.

  17. proet Maggio 12, 2021 a 7:41 PM #

    a prescindere dall’interesse sul gossip e sui due enormi ego delle due vecchie cariatidi e sui toni totalmente privi di ironia di coloro che intervengono qui e in particolare in questo post, mi permetto di osservare che se si vogliono commenti non anonimi basta aprire una pagina del Loggione sul più famoso dei social network che, almeno a suo dire, non sopporta che alcuno vi si iscriva con pseudonimi.
    il blog appartiene ad un’era precedente che ammetteva l’anonimato, piaccia o meno qui la cosa è consentita e l’argomento che tende a screditare chi ne fa uso per accreditare le proprie opinioni col “io ho il coraggio di firmarmi” mi pare totalmente risibili.
    tanto più se, come pare, qui dentro scrivono dipendenti del teatro che, come è noto a tutti, è un covo di serpi da lunga pezza.

    quanto ai finanziamenti pubblici ricordo ai contendenti che già da prima del covid erano destinati in ampissima maggioranza a opere e concerti fruiti da una sparuta minoranza di cittadini.

    • Karl Angyan Maggio 12, 2021 a 7:57 PM #

      I social cui si riferisce ovviamente accettano pseudonimi. Sennò mi dispiace molto per l’utente Paolino Paperino

      • proet Maggio 12, 2021 a 8:23 PM #

        i social cui mi riferisco accettano di tutto pur di avere iscritti dai quali attingere dati personali che sono la ragion d’essere del social stesso.
        tuttavia le policy cambiano in continuazione e in generale attualmente è molto difficile iscriversi con pseudonimo, può darsi che quello da lei citato sia un account molto vecchio e comunque chiunque può agevolmente segnalarlo ottenendo la rimozione dello stesso.

  18. IO_DICO_LA_VERITÀ Maggio 13, 2021 a 8:53 am #

    gente, non credete interamente alle versioni che circolano.
    nulla di quello che fa Muti è casuale.
    è stato uno scontro voluto e preparato, di più: fomentato da una notevole quantità di “interni” del teatro.
    l’orchestra aveva chiesto di non prolungare il contratto di Chailly oltre 2022, Meyer ha ignorato questa istanza, e non solo ha prolungato Chailly fino al termine del proprio mandato da sovrintendente, ma ha addirittura concesso una eventuale prelazione sino al 2027.
    molti orchestrali hanno singolarmente ripreso i contatti con Muti in questi anni, e ora gli hanno chiesto di compiere per loro questa vendetta consumata contro quello che essi ritengono un sopruso.
    orchestrali che sono inoltre sul piede di guerra dopo aver visto la bozza dei direttori previsti per le opere della stagione 2021-2022: nessuno dei maestri con cui hanno chiesto di collaborare è presente. forse si riesce a recuperare un grandissimo e amatissimo nome solo per la prevista trasferta in Giappone, covi permettendo ovviamente…
    fin qui i fatti.

    la mia valutazione.
    il blocco di potere che incredibilmente e contro ogni logica musicale e artistica continua a imporre Chailly come direttore musicale in barba pressoché a tutti i settori della Scala sta subendo colpi pesantissimi.
    del resto Muti non è stupido, se così non fosse non si sarebbe prestato. invece lo ha fatto in un momento di grande debolezza di Chailly, che egli ritiene notoriamente un poveretto non all’altezza dei podi che ha nel suo curriculum.
    è sempre più anziano e debilitato il principale sponsor di Chailly. si tratta di colui che è talmente potente da esser riuscito a imporre che – come si può notare aprendo la homepage del Teatro alla Scala – l’istituzione che rappresenta abbia il logo ancora più in alto del Teatro alla Scala stesso!!! queste arroganze non passano inosservate, e alle lunghe le si paga.
    è molto in forse la riconferma di un sindaco, Sala, che non capendo di musica per motivi diciamo così emotivi appoggia incondizionatamente Chailly. e anche se vincesse sarebbe molto indebolito.
    l’orchestra è sul piede di guerra, e basta veramente una sola scintilla perché si torni a situazioni come quelle penose del 2005.
    la politica nazionale – col cambio di governo – non intende più avallare un sovrintendente straniero alla Scala, cui non conoscendo l’ambiente si può dare molto onore ma al contempo chiedere in cambio precise garanzie su alcuni ruoli.
    il cda è spaccato tra antichaillyani e intesasanpaolini.
    il sindacato difende solo i privilegi, ma che accadrà quando una sua ex-esponente non sarà più direttrice generale?

    la mia previsione.
    è un tale calderone che non mi sento di fare pronostici. ritengo difficile che si arrivi totalmente indenni al 2025.

    il mio augurio.
    – che al più presto si insedi alla Scala una nuova dirigenza, con vere competenze artistiche e non finta erudizione basata sul collezionismo di cd.
    – che un nuovo direttore musicale (davvero dedito, davvero capace di dirigere un’orchestra e di dare un’impronta a un teatro d’opera, davvero credibile di fronte a musicisti che sebbene disordinati e svogliato sono comunque favolosi) venga chiamato a risollevare le sorti della Scala e a rilanciarla in questa epoca pandemica e post-pandemica.

    • Karl Angyan Maggio 13, 2021 a 9:07 am #

      sono in linea di massima d’accordo con la sua ricostruzione, soprattutto su dinamiche politiche e orchestrali. Solo un paio di precisazioni: diversi orchestrali sono notoriamente amici di Muti (alcuni collaborano con lui alla formazione delle sezioni orchestrali della Cherubini), e non è un segreto per nessuno. Inoltre l’incazzatura (palese dal discorso tenuto a fine concerto, poi sfociata in fatti che nessuno ha riportato con precisione, e di cui so tutto e da fonte più che diretta) di Muti ha varie origini, ma di sicuro NON è stata costruita a tavolino, come parrebbe capirsi da quanto lei scrive. Muti non si fa controllare da nessuno e decide lui, a torto o a ragione. Guardi, se a fine concerto Chailly fosse arrivato in camerino in maniera diversa, o magari si fosse appalesato prima del concerto, secondo me le cose sarebbero andate in un altro modo (non tanto in merito al discorso tenuto, ma sul resto sicuramente sì).

  19. lavocedelloggione Maggio 13, 2021 a 9:07 am #

    Riporto il pezzo di Foletto su Repubblica online di oggi 13 maggio:

    Avrebbe potuto dirlo prima. E trovare un modo più maturo per farlo capire. Ma dopo l’aggressione verbale dell’altro ieri a Riccardo Chailly, non sono più dubbi: Riccardo Muti non è ancora pronto per tornare alla Scala. Sedici anni non sono bastati. Il passaggio come ospite, nell’occasione significativa della due-giorni dedicata alla riapertura al pubblico e al ricordo dello storico concerto toscaniniano del 1946, e nell’anniversario quasi esatto dell’ultima esibizione milanese con i Wiener (2 maggio 2005), è stato messo a profitto non per un gesto di conciliazione nel nome dell’arte, e di quella musica che di solito unisce, ma come un’occasione per ribadire a musica spenta antichi e non sopiti rancori. Un gesto di rivendicazione personale più che d’amore. L’imprevedibile attacco di Muti al teatro che lo ospitava – non citato nei ringraziamenti pubblici, dove però ha autocelebrato la sua presunta unicità nell’incarnare l’eredità artistica e morale di Arturo Toscanini – esternato offendendo l’attuale direttore musicale, non ha precedenti né spiegazione. L’ex direttore scaligero ha riattizzato le rimostranze che il 16 marzo 2005 avevano indotto i lavoratori del teatro a chiedere le sue dimissioni: la ferita non è cicatrizzata, si sapeva, ma lui l’ha riaperta. Ha riportato a zero lo stato delle trattative per un possibile rientro nel golfo mistico scaligero. Perché così Muti ha fatto intendere che la rivincita che vuole non è “per” ma “sulla” Scala. E non prevede prigionieri. Facendo riemergere il clima divisivo alimentato anche negli anni della sua residenza artistica milanese e che l’annunciato Nabucco alla Fondazione Prada, nei giorni stessi della festa comandata dell’opera a Milano, cioè il 7 dicembre scaligero affidato allo “sgradito” ma suo successore Chailly, aveva già spiacevolmente riportato alla memoria.
    In compenso ha fatto un piacere alla Scala. Dando ragione definitiva a chi riteneva che corteggiarlo per riaverlo sul podio di casa fosse un errore strategico e “sentimentale” da evitare.

  20. Gianni&CarlottaAlGuinzaglio Maggio 13, 2021 a 9:18 am #

    Posso chiedere a voi esperti quale è il motivo di malcontento dell’orchestra nei confronti di Chailly?
    Per quanto riguarda poi l’argomento del “sovrintendente straniero che non conosce le dinamiche locali”: è un argomento che in Italia si sente sempre, in ogni settore: “ah ma da noi è diverso”. [Anche i test per gli studenti -gli stessi in tutto il mondo- da noi non andrebbero bene perchè siamo “diversi/speciali”. ] Questo secondo me è un argomento che lascia il tempo che trova, se il modello basato su manager internazionali che girano di teatro in teatro e paese in paese funziona in tutto il mondo (e non sto difendendo l’attuale sovrintendente che non conosco affatto), vuol dire che anche da noi potrebbe funzionare, e se non funziona è perchè bisognerebbe rimuovere tutto quello che c’è intorno (sindacati, etc) anzichè cercare un nuovo modello che funzioni solamente da noi

  21. marco vizzardelli Maggio 13, 2021 a 1:18 PM #

    Alcuni quotidiani hanno descritto una lite. Non c’è stata alcuna lite perché uno dei due è un signore, e si è comportato come tale, evitando la lite.
    Il titolo esatto è: ” Un cafone ha insultato un signore”.

    marco vizzardelli

    • Karl Angyan Maggio 13, 2021 a 1:41 PM #

      Eccolo qua. Il titolo poteva essere “un musicista ha insultato un signore”

  22. lavocedelloggione Maggio 13, 2021 a 1:48 PM #

    Dunque come c’era uno 007 con licenza di uccidere, c’è un musicista con licenza di insultare! Attilia

    • Karl Angyan Maggio 13, 2021 a 2:02 PM #

      Temo che non abbia colto l’ironia. Muti ha sbagliato. Ma ha sbagliato la Scala tutta, e infatti nessuno dice nulla. Mi fanno sorridere i commenti di loggionisti che da iene si sono trasformati in canarini (si vede che i biglietti omaggio fanno strani effetti; io i miei li pago da sempre). Chailly doveva accoglierlo all’arrivo, Muti, proprio in quanto direttore musicale. E nel dubbio, visti gli articoli usciti sui giornali, si doveva far “anticipare” da qualcuno ed evitare la comparsate ad onore di telecamere e giornalisti, casualmente (…) accompagnati da Besana.

      • lavocedelloggione Maggio 13, 2021 a 3:42 PM #

        No no, ho colto, e infatti ho risposto con un’altra ironia!
        Sono perplessa sulla tesi che Chailly avrebbe dovuto accogliere il M° Muti all’arrivo, di solito i direttori d’orchestra desiderano concentrarsi prima di una esecuzione, ma confesso la mia ignoranza sull’etichetta dei teatri in questi casi. A.

  23. lavocedelloggione Maggio 13, 2021 a 1:52 PM #

    Ecco, sarà appunto quello che non permetterò più che si faccia su questo blog, cioè di insultare, anche solo lievemente. Non va bene, avvelena tutto, non è degno dell’homo sapiens. Quindi, lungi dal censurare gli interventi, mi riserverò di modificare il linguaggio degli interventi troppo aggressivi, si perde lucidità e si induce a rispondere con una aggressività ancora maggiore. A.

    • marco vizzardelli Maggio 13, 2021 a 2:01 PM #

      A prescindere dal per me catatonico esito del concerto di un direttore invecchiato male quanto l’uomo, in cui ho apprezzato solo il suono dei Wiener Philarmoniker, preferisco tenere alla Scala un direttore signore ed evitare presenze cafone.

      marco vizzardelli

      • Karl Angyan Maggio 13, 2021 a 2:05 PM #

        Ma lei scrive i pezzi in società con un noto critico piemontese, prima della performance, positivi se il direttore è amico, negativi altrimenti?

      • Karl Angyan Maggio 13, 2021 a 2:07 PM #

        E magari si potrebbe trovare un direttore musicale bravo, oltre che signore. Uno che passi in teatro più tempo e faccia più di due striminzite opere in un anno

      • der rote Falke Maggio 13, 2021 a 2:43 PM #

        la scala non abbisogna di direttori signori (termine peraltro tutto da verificare rispetto al personaggio in questione) ma di direttori capaci e dediti.
        il resto è paccottiglia di regime; magari di un regime galante contro un regime cafone; ma pur sempre di regime.

  24. PierAnguillo Maggio 14, 2021 a 9:24 PM #

    Buonasera, mi trovo sempre di più d’accordo con il signor Vizzardelli, che, leggo sempre con grande piacere e attenzione.

    L’unica cosa che mi sembra il caso di sottolineare su Muti è la noia e bassezza della sua direzione. Soprattutto nella seconda di Brahms. Tempi impossibili e inesistenti.
    A una certa età si può anche andare in pensione, specialmente se si sta rincoglionendo.

    Che due maroni che fate con sta storia di Chailly!!!! Ha un contratto. Ci resta fino all’ultimo secondo (e ci mancherebbe altro che non fosse così!). Mettetevela via.
    L’orchestra….non lo vuole nessuno…tutti lo odiano…. ma dove? 10 su 130 vuol dire tutti?
    Veramente credete che la Verdi e la Rai di Torino siano dei riferimenti?
    Vi rendete conto di quanto sia apprezzato all’estero e al di fuori della Scala? Evidentemente no.

    Nel frattempo, informatevi un pò su cosa sta succedendo a Roma con il grande Gatti che forse è più interessante (o forse no!)…..

    • der rote Falke Maggio 15, 2021 a 1:58 am #

      “rincoglionendo”? ma chi sei per offendere così muti?

      “10 su 130”??? sì, forse nell’orchestra di paderno dugnano

      ecco, questo è lo stile dei fan del “fantastico” chailly…

      povera scala.

  25. lavocedelloggione Maggio 15, 2021 a 7:28 am #

    Gente, penso davvero di chiudere il blog: aspetto ancora qualche giorno dopo l’ultimo concerto di Harding, che ormai è segnalato su questo post.
    Non c’è nessuno che scrive un commento sui concerti che sono l’oggetto del post, ormai non è la voce del loggione, ma la voce del sottoscala (blog che peraltro esiste o esisteva).
    Per di più su questa piattaforma continuano ad aggiornare il sistema che diventa sempre più complicato e non mi permette ora di modificare o oscurare qualche parola o frase troppo pepata nei commenti, cosa che era possibile fino a qualche tempo fa.
    Per cui ci lasceremo, possibilmente senza rancore, come diceva la canzone.
    Metterò un post di addio settimana prossima.
    Attilia

    • Massimiliano Vono Maggio 15, 2021 a 12:22 PM #

      Ciao Attilia, non vi è proprio alcun interesse nello scrivere cose musicali per far annegare i propri commenti negli insulti di una tale masnada inqualificabile.
      Chiudi, chiudi.
      A presto 🙂

      -MV

  26. Andrea favara Maggio 16, 2021 a 7:25 am #

    Ma perché chiudere?il blog come il mondo è bello nella sua varietà tra alti e bassi.Io trovo piacevole leggere dotti commenti e sorrido del resto.Prenderei il tutto con meno seriosita’ e lascerei la scelta a chi legge
    Grazie

  27. lavocedelloggione Maggio 16, 2021 a 4:00 PM #

    Gentile Andrea, sto aprendo un nuov blog chiamato La nuova voce del loggione https://lanuovavocedelloggione.wordpress.com/
    Il blog è ancora in costruzione e ho deciso di tenere in vita anche la vecchia voce del loggione, almeno per ora.
    Un caro saluto Attilia

  28. proet Maggio 17, 2021 a 1:57 PM #

    ma perché chiudere? in fondo dal loggione si è sempre “buato”, il che in molti casi equivale a insultare l’esecutore o il regista e via dicendo.
    sarebbe interessante anche capire dove sta il confine, superato il quale si entra nel regno dell’insulto.
    il problema casomai è che in questo blog si parla troppo di musicisti e troppo poco di musica o del senso che ha la musica nella situazione in cui è eseguita o di come si regge la musica dal punto di vista finanziario.
    questo manca, per esempio nella discussione qui sopra che è ridotta a puro personalismo, sia in riferimento ai soggetti di cui si discute che in riferimento ad alcuni dei commentatori.
    perché per esempio nessuno, e tanto meno i presunti commentatori interni al teatro, ci dà qualche informazione in merito al destino del finanziamento pubblico nei mesi in cui il teatro è stato chiuso?
    cosa è accaduto? quei soldi se li è ripresi lo stato? sono serviti a pagare gli stipendi o una parte? hanno contribuito al pagamento della cassa integrazione?
    in teoria dovrebbero essere la copertura dei mancati incassi di un bene culturale o di un’arte vivente che necessitava di questo contributo per sopravvivere già prima del virus.
    queste cose andrebbero chiarite perché altrimenti si dà solo fiato alle voci reazionarie o populiste o banalmente anti-sindacali.
    ecco questo anche mi interesserebbe leggere su questo blog e non solo il mero gossip sui direttori.
    da questo punto di vista accetterei anche l’anonimato e qualche contumelia sparsa.

    • Karl Angyan Maggio 18, 2021 a 6:42 am #

      i fondi dello stato e degli sponsor sono stati usati non per pagare la cassa integrazione (pagata dallo stato direttamente), ma per pagare l’integrativo all’80% che nel mondo delle fondazioni musicali italiane mi risulta solo i dipendenti della Scala hanno ottenuto nel contratto integrativo. Mi può star bene per chi guadagna poco, ma per chi prende oltre 10mila euro al mese (buste paga pubblicate su FB da incauta arpista che si lamentava del taglio dello stipendio…), direi che un minimo di ridistribuzione sarebbe stata giusta (e lo dico da benbenestante che sarebbe ben disposto a pagare l’IMU sulla prima casa, come succede in tutto il mondo). Di questo potrà avere conferma dal bilancio 2021 che a breve sarà disponibile sul sito del Teatro. Risultato di tutto questo: patrimonio del Teatro impoverito (finanziariamente parlando, che musicalmente si impoverisce da anni), sponsor incazzati neri (uno su tutti Allianz), CdA in lite continua. Ah lo sa che l’attuale DG del Teatro è stata per anni referente sindacale CGIL, vero? Sarà per questo che alla scala la CGIL domina e i dipendenti hanno ottenuto tutele che per loro per carità sono meravigliose, per chi paga il conto un po’ meno (lo Stato, il comune -che due anni fa ha dovuto versare 750mila euro in più del solito per tappare buchi…-, il pubblico che ha a che fare con troppi cui manca un vero stimolo a fare musica). PS: NON SONO UN DIPENDENTE SCALA E NON HO IN FORMAZIONI RISERVATE DA DIPENDENTI SCALA: CONOSCO SOLO TANTA GENTE E SO LEGGERE I BILANCI

    • lavocedelloggione Maggio 18, 2021 a 7:06 am #

      Caro Proet, non potrei essere più d’accordo con te, ma la “crisi” è nata proprio perchè mano a mano c’è stata una deriva verso slogan semplificativi, senza che gli intervenuti sul blog sentissero il bisogno di spiegare e andare più fondo nelle vicende che stanno dietro al teatro e che, come dici tu, sono di origine più vasta e di interesse nazionale.
      Insomma, sono mancati quelli come te, con la voglia di espirmere opinioni e giudizi più articolati. A me interessa molto sapere di queste cose, al di là del puro commento ai concerti e alle opere in programma. Per questo ho deciso di tenere aperto questo blog, sperando che si raddrizzi positivamente in modo spontaneo. L’altro lo lasciamo a chi vuole solo fare una critica ragionata alle esecuzioni.

  29. der rote Falke Maggio 17, 2021 a 7:25 PM #

    è sempre bello – dopo i direttori amatoriali che si sono succeduti ininterrottamente sul podio scaligero dall’inizio della pandemia – quando si va ad ascoltare un vero professionista come daniel harding.
    non apprezzo molto la tanto decantata acustica dell’orchestra in platea: riconosco, sì, una maggiore definizione dei suoni e l’assenza di riverberi fastidiosi. ma la distanza tra gli strumentisti è troppa per non inficiare la simultaneità degli attacchi (stasera il problema era chiarissimo tra timpani e corni).
    cionondimeno, finalmente due brani non solfeggiati ma anche interpretati. harding coglie molto bene l’atmosfera notturna del franco cacciatore, ma sa anche fare esplodere quell’esultanza popolare così tipica degli schützen germanici. l’abusato nuovo mondo acquista una freschezza notevole, con una tendenza non banale ad americanizzare anche ciò che è palesemente di derivazione slava. tanti i momenti affascinanti, soprattutto nei movimenti interni. notevole anche l’ultimo accordo, con la corona finalmente fatta tenere a lungo (certo, è un rischio, perché gli strumentisti arrivano cotti e devono fare un lunghissimo diminuendo senza perdere l’impasto).
    pubblico che tenta di applaudire al termine di dvorak, ma che poi rispetta il gesto sospeso di harding e riparte quando questi abbassa le braccia.
    orchestra sempre imperfetta, ma visibilmente galvanizzata dall’interpretazione del maestro.
    la prima e unica serata veramente riuscita dell’era meyer (dopo quattordici mesi dal suo avvento).

  30. Philoctetes Maggio 17, 2021 a 9:35 PM #

    Al momento dell’acquisto, consapevole che sarebbe stata già un’impresa riuscire a prendere i biglietti per un concerto, avevo puntato tutto su Harding, e sono soddisfatto della mia scelta.
    Sono d’accordo con l’analisi di chi mi ha preceduto: l’effetto acustico non è stato così convincente a mio parere; un vantaggio: la possibilità di vedere il direttore frontalmente; con Harding è stato un piacere.
    L’applauso finale del pubblico (a parte i soliti anticipatori…) era all’altezza del teatro pieno.

  31. lavocedelloggione Maggio 18, 2021 a 7:18 am #

    Confermo in linea di massima le opinioni di chi mi ha preceduto sul concerto di Harding. La disposizione dell’orchestra a me è piaciuta molto e anche l’acustica, una vera sorpresa. Gli eventuali difetti sono ampiamente compensati dall’abbraccio col pubblico che si rivela vero, come ha dismostrato la gioia con cui gli orchestrali si sono rivolti verso l’alto, palchi e gallerie, a ringraziare sorridenti. Peccato che tornati i tempi normali non si potrà sacrificare la platea per mantenere questo assetto.
    Harding è sempre un direttore attento e sicuro, a cui l’orchestra risponde molto bene. Forse mi sarei aspettata qualche colpo d’ala in più, da lui che è un pilota d’areo, nella sinfonia “Dal nuovo mondo”. Ouverture del Franco cacciatore molto raffinata, io personalmente le assegno un voto più alto rispetto all’interpretazione della sinfonia di Dvořák. Attilia

  32. LuCiana Maggio 24, 2021 a 2:31 PM #

    OT

    Per gli amanti di Schumann e dei grandissimi direttori d’orchestra segnalo l’integrale delle sinfonie in diretta stasera (#1 e #2) e domani (#3 e #4) alle 20:00 da Dresda con Daniele Gatti.

  33. der rote Falke Maggio 31, 2021 a 1:16 PM #

    con la nuova stagione operistica 2021/2022 del teatro alla scala si tocca, credo, il più fondo dei fondi della storia.

    un solo direttore degno di questo podio: valery gergiev.

    assenza totale dei massimi direttori italiani o comunque di quelli interessanti: gatti, mariotti, muti, luisi, noseda, rizzi, luisotti, rustioni, manacorda, beltrami, bignamini, montanari, abbado, alessandrini, galli.

    assenza totale dei grandi nomi internazionali o comunque di quelli in voga: thielemann, petrenko, rattle, currentzis, harding, fischer, jacobs, jordan, gardiner, blomstedt, minkowski, welser-moest, salonen, dudamel, nelsons, pappano, nezet-seguin, trevino, dohnanyi, nagano, bychkov, gilbert, cambreling, barenboim, bolton, christie, mehta, makela, macelaru, elder, hrusa, runnicles, valchuha, conlon, jarvi, haenchen, metzmacher, wellber, honeck, dutoit, wellber, orozco-estrada, saraste, vanska, marin, altinoglu, gardner, meister, reck, albrecht, zweden.

    nuove produzioni affidate a personaggi come pidò, bisanti, armiliato, chaslin, boder, gamba.

    ritorni attesi persi per strada: pelleas et melisande, intolleranza 1960, l’amore dei tre re.

    la scala continua a conoscere i nomi solo di un baritono e un paio di tenori, il resto zero.

    una qualità inferiore all’opera di nantes o di mannheim o di linz o di winterthur.

    dalla pandemia alla liricodemia…

    • Lavinia Maggio 31, 2021 a 8:34 PM #

      Un cartellone disastroso per quanto riguarda le opere: la rifrittura in olio rancido assurta a sistema.
      Cinque o sei sere interessanti di sinfonica – Gatti con Santa Cecilia, Salonen con Parigi, Gergiev con Mariinsky, Thielemann con Dresda – non bastano a risollevare la peggiore stagione degli ultimi cinquanta anni.
      Affidare un nuovo Rigoletto a Michele Gamba è canzonatorio.
      Rifare una nuova Arianna a tre anni dall’ultima, con uno scaldapodio come Boder è ridicolo.
      Bisanti, Chaslin, Pidò e Armiliato passano dal dirigere anonime riprese viennesi a sovrintendere nuove produzioni scaligere di titoli delicatissimi, che meriterebbero ben altro.
      Non c’è un regista di quelli che davvero fanno dibattito oggi nel mondo dell’opera, tutto trovarobato scenico ammuffito.
      Va pure in pensione il grandissimo maestro Casoni.
      Insomma, uno schifo! Cercasi masochisti per abbonamenti.

    • Giulio Maggio 31, 2021 a 8:41 PM #

      Personalmente mi indigna l’assenza dei grandi direttori italiani.
      Per anni hanno criticato Muti di fare il vuoto intorno a se stesso, ma adesso cosa si deve dire??
      Niente Mariotti niente Gatti niente Noseda niente Luisi niente Luisotti. Ma perché? Disturbano il manovratore? Oppure si rifiutano di mettere piede in un teatro dalla programmazione insulsa?

  34. abbonato tradito Maggio 31, 2021 a 8:55 PM #

    Allora dico la mia.

    Pro
    – 12 opere su 13 sono nuove produzione per la Scala
    – ritorna Gergiev nel suo repertorio migliore
    – il calendario è ben disposto nel tempo
    – alcuni concerti sinfonici sono interessanti per direttori coinvolti e programmi
    – revisione dei prezzi di platea e palchi

    Contro
    – Speranza Scappucci dirige un concerto
    – registi poco stimolanti
    – cast ripetitivi e markettari
    – direttori delle opere al 90% indegni del podio scaligero (ma agli orchestrali va bene così?)
    – “Arianna a Nasso” appena vista con ben altro direttore e cast (ne serve una nuova ogni quattro anni?)
    – assenza preoccupante di direttori di punta italiani e stranieri ritenuti della “famiglia Scala”: Gatti Harding Chung Luisi Mariotti Mehta Welser-Most Noseda
    – sovrarappresentazione del balletto
    – assenza totale di Wagner
    – assenza totale di Puccini
    – proposta di quella porcata kitsch che è “The Tempest”

    Bilancio finale molto molto misero per quello che continua ad autodefinirsi la più importante fondazione lirica italiana.

  35. der rote Falke giugno 5, 2021 a 3:52 PM #

    uscita stamane la stagione 21-22 del san carlo di napoli.
    il confronto con la scala è umiliante per repertorio, direttori e cast.
    la milano operistica è terzomondo.

    • Gabriella giugno 5, 2021 a 9:15 PM #

      Addirittura!!!:-)))))

  36. L.J. giugno 28, 2021 a 9:49 am #

    OT

    PICCOLA RIFLESSIONE SULL’OPERA ALL’APERTO

    Posso dire la mia sull’opera all’aperto in questo periodo tra covid, quasi-post-covid e post-covid?
    Trovo sprecate le energie e i soldi per produzioni operistiche all’aperto, dove la fruibilità è precaria.
    Faccio un esempio. A cosa mi serve andare al Circo Massimo romano per “intuire” le inaudite sottigliezze e le geniali trovate di Daniele Gatti – che potrei percepire e apprezzare se fossimo al chiuso ma che in questo enorme spazio e con l’uso degli amplificatori inevitabilmente diventano un “vorrei ma non posso”? Alla fine esco frustrato. E in più anche cornuto e mazziato: immagino che Gatti non dirigerà presto un altro Trovatore, quindi il rimpianto è ancora più grande.
    Si capisce?

  37. proet giugno 28, 2021 a 1:01 PM #

    dettagli e sottigliezze interessano a 1% 8 a essere buoni) del pubblico, sia all’aperto che al chiuso.
    al restante 99% di turisti e presenzialisti interessano non le nuances ma gli effetti più grossolani, musicali e scenografici, e la ridondanza delle voci e dell’orchestra.
    era così anche prima, sia all’aperto che al chiuso, senza quello probabilmente molte istituzioni non sopravviverebbero, nemmeno con i soldi del FUS.

  38. Kans luglio 1, 2021 a 3:58 PM #

    Daniele Gatti nuovo direttore principale della fondazione Maggio Musicale Fiorentino.

    Riassumendo: quando Pereira era a Zurigo ha preso Gatti come direttore principale, quando Pereira era a Salisburgo Gatti ha diretto un’opera ogni anno, adesso che Pereira è a Firenze ingaggia Gatti come direttore principale.

    Allora perché alla Scala è stato sciaguratamente costretto a nominare Chailly??? Che cosa si nasconde dietro questo schifo?

    • karl angyan luglio 9, 2021 a 7:27 am #

      semplice: che Gatti (e molti altri…) alla Scala ci vengono ma non vogliono gestire il bordello che c’è dentro.

  39. der rote Falke luglio 5, 2021 a 4:09 PM #

    sono sconvolto dalla morte della grande raffaella carrà.
    davvero finisce un’epoca.

    • giadalongoni luglio 9, 2021 a 2:48 PM #

      Ma meyer crede che la gente sia cogliona a comprare bibiglietti di 300 o 250 euro per assistere a opere i cui cast non si troverebbero nemmeno in provincia? Capisco che abbia un debole per le giovine leve (…. )ma che ci faccia pagare a noi tale scotto ….anche no.

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