Nello Santi (Adria, 22 settembre 1931- Zurigo 6 febbraio 2020)
Riportiamo il ricordo di “Papà Santi” pubblicato su Repubblica online:
https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2020/02/06/news/nello_santi-247844067/
Nativo di Adria, conosciuto in tutto il mondo come ‘Papa Santi’, aveva 88 anni. Nella sua carriera, lunga oltre 60 anni, ha diretto da Placido Domingo a Montserrat Caballé fino a Katia Ricciarelli e José Carreras
La lettura della scheda biografica non lascia dubbi. Per anno di nascita e indirizzo professionale specifico, quasi totalmente assorbito della direzione operistica, Nello Santi (Adria, 22 settembre 1931- Zurigo 6 febbraio 2020) apparteneva a una generazione di interpreti italiani di cui era l’ultimo rappresentante. Quella dei ‘figli’ più o meno diretti e legittimi di Arturo Toscanini (“Lui aveva sempre ragione” amava dire). Del resto quando Santi debuttò in teatro nel 1951, con Rigoletto a Padova, il Maestro era ancora attivo e la sua ‘presenza’ nei teatri italiani e nei conservatori era protratta e garantita dai suoi assistenti.
Con alcuni di loro, Antonino Votto e Francesco Molinari Pradelli in particolare, Santi ebbe assiduità, amicizia e riconoscenza. E alla loro professionalità si ispirò dopo che, compiuti gli studi regolari al Liceo Musicale di Padova (dove studiò anche composizione con Buno Coltro, allievo di Gianfrancesco Malipiero), iniziò l’attività professionale: ‘sul campo’, cioè nei teatri di provincia, come si usava allora. Quando le orchestre erano modeste ma i cantanti ottimi e non disdegnavano i teatri minori, e la prova al pianoforte e del podio decimava velleità e montature. Dirigendo sempre a memoria, come i coetanei di allora, dedicandosi quasi esclusivamente al repertorio teatrale – ma qualcuno ha scritto che la sua Prima Sinfonia di Brahms era eccellente – Santi nel giro di pochi anni fu in cartellone dei tutti i più importanti teatri del mondo.
Direttore stabile all’Opera di Zurigo già nel 1958 (poi questo teatro e questa città divennero i ‘suoi’, fino a diventare cittadino svizzero), nel 1960 fu chiamato a Vienna, Londra e al Festival di Salisburgo, nel 1964 esordì al Metropolitan di New York, nel 1966 alla Staatsoper di Amburgo, tre anni dopo a Monaco di Baviera. Naturalmente dopo aver fatto il percorso nei grandi enti italiani, a cominciare dalla Fenice, nel 1961. ‘Papa Santi’, come lo chiamavano gli allievi, fisico imponente, viso largo da clown, risata aperta, spirito dialettale fervido e memoria aneddotistica straordinaria, aveva un metodo di lavoro musicale solidissimo.
Attento alle esigenze del palcoscenico, conoscitore profondo del repertorio Santi non è stato solo un direttore di tradizione, anche se la bravura nel mettere a proprio agio i cantanti – infatti è stato amato sia dagli interpreti storici, dell’era di Toscanini, sia dai giovani delle nuove generazioni – e la rapidità nel cavare il meglio dalle orchestre, puntando al sodo e sorvolando sui dettagli l’hanno spesso rubricato in quella categoria. Attivo per mezzo secolo soprattutto all’estero, dal 2012 aveva riallacciato i rapporti con alcuni teatri italiani (Venezia, Napoli) e nel 2017 era tornato alla Scala dove aveva diretto soltanto una volta nel 1971.
Rispondi