Concerto Lorenzo Viotti

9 Gen

9 Gennaio 2021Orchestra del Teatro alla Scala

In diretta streaming sul sito www.teatroallascala.org e sui canali Facebook e YouTube del Teatro alla Scala, sabato 9 gennaio alle ore 20.

DirettoreLorenzo Viotti
PROGRAMMA
Johannes BrahmsSinfonia n. 3 in fa magg. op. 90
Antonin DvoràkSinfonia n. 7 in re min. op. 70

27 Risposte a “Concerto Lorenzo Viotti”

  1. der rote Falke gennaio 9, 2021 a 11:47 PM #

    ecco il primo dei due concerti sinfonici che l’orchestra del teatro alla scala ha programmato in questo gennaio 2021. a dirigerli lorenzo viotti e carlo boccadoro (sì, avete capito bene, lorenzo viotti e carlo boccadoro, non è uno scherzo, e nemmeno ho confuso l’orchestra del teatro alla scala con l’orchestra di padova e del veneto, almeno non io…).

    viotti dirige ogni concerto peggio di quello precedente. il gesto dimostrativo e artefatto per il pubblico rende slegatissima la conduzione generale delle due sinfonie, di cui rimangono impresse solo alcune scelte eccentriche che non si amalgamano in una vera e propria interpretazione. la cavata brahmsiana letteralmente sparisce sotto il rumore degli ottoni. quanto a dvorak, particolarmente disastrosa l’esecuzione del finale della sinfonia. andatevi a vedere il video da 1:33:48 in avanti sino all’accordo finale: avrete una carrellata di (quasi) tutto ciò che un direttore non deve fare, roba da mostrare esemplificativamente ai corsi di direzione d’orchestra.
    l’orchestra da parte sua si esibisce con indubbio slancio ma bassa qualità. il suono è ormai il “prelibato frutto” della sessennale cura chaillyana: timbro morchioso, pianissimi vitrei, forti saturi, cambi di tempo mai sincroni. complimenti davvero.
    la prosopopea scaligera unita alla mancanza di autoironia di viotti suggeriscono ai nostri eroi di offrire come bis – ma chi mai l’avrebbe richiesto dal vivo al termine di simile prestazione??? – la prima danza ungherese di brahms. probabilmente la peggior esecuzione da me udita da un complesso di professionisti.

    per non farci mancare neppure l’angolo dell’orrore, nell’intervallo vanno in onda una inutile intervista al direttore-fotomodello-schermidore; ma, quel che è peggio, pure due sconcertanti interviste a due orchestrali.
    il primo violino afferma che suonare in platea è un grande vantaggio per il suono, e ritiene – ecco il sommo realismo che si respira in via filodrammatici – che in questo momento storico-sociale la priorità sia di cambiare il tessuto dei posti a sedere del piermarini. no comment.
    da parte sua il fagottista si profonde in una filippica sull’indispensabilità per un orchestrale di tornare a suonare insieme. caro maestro, il resto d’Italia e del mondo suona da giugno (otto mesi circa); siete voi alla scala che, grazie all’insipienza della vostra sciagurata dirigenza, non suonate pressoché mai. faccia mea culpa e non si lamenti col pubblico.

    prima che qualcuno si adiri per quel che ho qui affermato (ma il video è visibile a tutti per altri sei giorni, ed è incontestabile), annuncio già che non vedrò il prossimo concerto. boccadoro che dirige boccadoro alla scala (manco fosse mahler che dirige mahler o britten che dirige britten o bernstein che dirige bernstein o stravinskij che dirige stravinskij o boulez che dirige boulez) è la caricatura definitiva di una fondazione lirico-sinfonica che, già morta, sta incidendo gli ultimi insignificanti caratteri sulla propria risibile lapide.
    non fiori ma opere di bene, amici.

    • Ionïta Rínko gennaio 10, 2021 a 11:25 am #

      Ben detto
      Quoto al 100%

    • lullo gennaio 10, 2021 a 11:56 am #

      A occhio, dopo ieri sera Dvorak si sta preparando nell’aldilà ad accogliere (fra cent’anni, beninteso) Lorenzino Viotti con una serie di bastonate. Questa Settima è stata un disastro come pochi altri.

  2. marco vizzardelli gennaio 10, 2021 a 12:23 am #

    Un inquieto, affascinante Brahms evocato nel segno d’una felicità dell’anima che vorrebbe manifestarsi e non ci riesce, e un folgorante, demoniaco Dvorak, mai ascoltato così immerso in una sorta di “zolfo boemo”! MI auguro che questo maledetto virus si levi dalla scatole al più presto, ho fretta e voglia di tornare ad ascoltare dal vivo Lorenzo Viotti, che avevo lasciato sul podio per il tripudio di colori che già era il suo Romeo e Giulietta di Gounod, di cui non mi stancavo più di andare alle repliche, e che ritrovo – sia pur solo in streaming – magnifico per cultura degli autori, che si fa flessibilità e libertà di fraseggio, e iridescente paletta di colori mai fini a se stesse ma finalizzate alla resa espressiva. Ne esce una Sinfonia in fa maggiore di Brahms che è una “nordicissima” creazione di “ambiente” musicale ed emotivo, sembra svolgersi fra i laghi di Amburgo, chi ha solcato gli Alster in barca nella strana, inquieta estate baltica ne ritrova tutte le tinte, raramente ho ascoltato Brahms letto in questa chiave (che, poi, la Terza sia nata, sì d’estate, ma un po’ più a Sud, a Wiesbaden, non altera il fascino di questa lettura, anzi!). Che Lorenzo Viotti sia già, a 30 anni, un pittore musical per senso del suono e del colore, è un dato di fatto già noto, a Milano, per il suo Gounod, ma nulla vi è di estetizzante qui, perché del colore il Brahms di Viotti fa struttura e, muovendo sapientemente le frasi, ci parla di una libertà come trattenuta dalla forma e – sul piano espressivo – di una felicità che “si ombreggia” e trascolora in inquietudine e malinconia (esemplare la lettura non sdolcinata né languorosa del Poco Allegretto), di una musica che va a finire (il finale, le ultime note proprio, che, leggevo stasera, Ferruccio Busoni non volle comprendere, e sembra incredibile! disse che “finiva male”: voleva un accordone ad effetto? Mah) come avvolgendosi in se stessa, nell’intimo, dopo essersi espansa per tutto l’allegro conclusivo.
    Di tutto questo, la Filarmonica della Scala si è fatta duttile strumento, affiatatissima con il Maestro svizzero.
    Ma il meglio ancora è venuto con Dvorak, la Settima in re minore, capolavoro del romanticismo “demoniaco”, un aspetto esaltato, nuovamente, dalle tinte corrusche, luciferine, scovate dal direttore, fin dall’inizio, ma segnatamente nel famoso Scherzo (che Lorenzo Viotti illustra molto bene nell’introduzione al brano ascoltabile – fatelo, in questi giorni!!! – nell’intervallo parlato fra i due lavori, che vede anche l’intervento degli orchestrali scaligeri). Un movimento che Viotti legge come significativo dell’intera sinfonia, più che “Scherzo” un poema sinfonico compiuto anche in se stesso oltreché in rapporto al tutto, una boema pastorale demoniaca nella quale il trio fintamente pacificante torna a tingersi di zolfo ritrascolorando nel tema inziale del movimento. Il tutto in una connotazione mitteluropea perfettamente individuata dalle pennellate del “pittore di strutture” Viotti. Questa Settima è una lettura magistrale ed una esecuzione fra le migliori in assoluto, forse da sempre, dell’Orchestra scaligera in versione sinfonica: ci sono un assieme, una potenza, una voluttà di suono, e, non ultimo, volti convinti! che testimoniano di un felice rapporto instauratosi con il giovane maestro. Li si vede suonare convinti di ciò che lui gli fa fare e, per chi frequenta da una vita la Scala, si sa quanto questo sia importante per l’orchestra del teatro milanese. C’è di più e dell’altro, e lo dice molto bene Francesco De Angelis nel suo intervento durante l’intervallo (lo aveva fatto notare lo stesso Chailly, in occasione dell’ultimo Sant’Ambrogio scaligero). Anche solo dal nostro ascolto in streaming (e vieppiù, ovviamente, da parte degli orchestrali in sala), paradossalmente l’emergenza della nuova collocazione dell’orchestra rispetto a quella consueta, e l’uso della platea consente una “centratura” ed una espansione più sicura del suono, che i normali “velluti” (le poltrone) e la normale logistica del teatro tendono ad offuscare. Risulta quasi eliminata quella connotazione acustica come “dentro una scatola o un cassettone” che tende ad impastare il suono orchestrale nella normale logistica di orchestra e sala. Non è proprio il,caso di benedire per questo lo stramaledetto virus ma, probabilmente, è il caso di fare qualche riflessione in tal senso, in vista dell’attività futura. Da necessità – chissà mai – può nascere virtù. L’andazzo infame della pandemia purtroppo sembra suggerire altra pazienza, ma questo spettacolare concerto scaligero ci ha dato buonissime notizie. Sull’arte e sul valore di un direttore in chiara “espansione” – un nome, ci sembra Lorenzo Viotti, dal quale la Scala non potrà prescindere nel tempo a venire. E l’ottima risposta dell’orchestra a lui e a tutto un periodo, che difficile è dir poco! Dall’orchestra della Scala con Lorenzo Viotti ci è venuta una nuova carica di fiducia. Concerto da tenere fra le “cose care”.

    marco vizzardelli

    • BarDolfo gennaio 10, 2021 a 11:29 am #

      “Costui beve, poi pel gran bere perde i suoi cinque sensi, poi vi narra una favola ch’egli ha sognato mentre dormì sotto la tavola”

  3. Rita Busetto gennaio 10, 2021 a 8:37 am #

    Sono pienamente d’accordo con tutto ciò che ha scritto der rote FALKE ! È stato un concerto mediocre, non degno del Teatro alla Scala…!
    Non seguirò certo il concerto di Boccadoro.

  4. A. Zucena gennaio 10, 2021 a 11:23 am #

    Inaugurare il 2021 con simile concerto è stato l’ennesimo passo falso della attuale Scala. Viotti sarà anche simpatico e talentoso, ma su due brani di questo tipo mostra tutta la propria inadeguatezza. Brahms e (peggio ancora) Dvorak non li risolvi con una serie infinita di trovate. A un certo punto deve venire fuori la tua sostanza di direttore e musicista e qui ce n’è proprio pochina. L’orchestra è in condizioni pressoché miserabili, ottoni in primis, un quasi disastro
    Più in generale, la mediocrità delle proposte scaligere – si pensi solo alla Rai di Torino, a Santa Cecilia, al Maggio, a Napoli, all’Opera di Roma – pone il serio problema di una sostituzione al più presto di Meyer e Chailly. Non si può andare avanti così, per il bene della Scala e di Milano non si può.

    P.s.: d’accordissimo con Falke per quanto riguarda le interviste durante l’intervallo. Sembra di vedere persone capitate qui casualmente dal pianeta Urano. Vergogna.

  5. dominghiana gennaio 10, 2021 a 11:53 am #

    Dopo l’orrendo Preludio e Morte di Isotta di un paio di anni fa, Viotti avrebbe fatto bene a stare lontano dalla Scala per qualche lustro, ma evidentemente un certo sistema di marketing continua a pomparlo come se fosse un grande direttore, cosa che palesemente non è (malgrado gli sproloqui di alcuni anche su questo blog).
    Il dramma è che la concorrenza in streaming sta facendo emergere la Scala come una delle istituzioni più provinciali e mal guidate del mondo.
    Limitiamoci all’Italia. Se Santa Cecilia ti manda in serie Gardiner Petrenko e Gatti, se la Rai risponde con Harding Gatti Luisi Trevino Mariotti Conlon Marin, Opera di Roma spara Gatti Mariotti R. Abbado – ebbene: tu rispondi con Viotti e Boccadoro?????????????????
    Roba da impeachment per sovrintendente e direttore musicale.

    Luisa

  6. marco vizzardelli gennaio 10, 2021 a 12:29 PM #

    Questo scrive chi, ormai ottenebrato dalla propria ricerca di un obbiettivo, spara a raffica, sempre e comunque, ad ogni concerto, opera, esecuzione da parte del Teatro alla Scala. Si chiama fanatismo e rende incapaci di distinguere fra limiti (e il Cielo sa se non sono stato duro, durissimo con la Scala quando ho reputato necessario!!) e oggettivi meriti. Conta solo sparare, in vista dell’obbiettivo, che sarebbe – si desume – impallinare Chailly e Meyer.
    Così si fa la figura dei cornuti vikinghi che hanno invaso il Capitolium americano. Ma questo non è il modo di confrontarsi, in nessun ambito. Non voler ascoltare questo concerto e limitarsi a rivoltare la frittata per un proprio scopo è un gioco sporco. E non partecipo. Tutti sanno che stravedo per un Gatti o per un Mariotti, ma guai se questo mi chiudesse gli occhi e soprattutto le orecchie sul resto del Mondo. Per cosa? Cacciare Meyer e Chailly???? E farlo in questo modo? Da morire dal ridere, o dal piangere, come piangere e ridere fanno tutti i fanatismi!!!!

    marco vizzardelli

    • dominghiana gennaio 10, 2021 a 1:42 PM #

      A me sembra che l’unico fanatismo sia il suo: ogni volta che Lorenzo Viotti dirige è tutto stupendo. Scenda dal pero, è stato un concerto mediocrissimo diretto da un acerbissimo musicista, che nessuna orchestra di livello trasmetterebbe in streaming.
      Il resto è fanta-politica, gentile Marco.

      Luisa

      • Gabriella gennaio 10, 2021 a 3:28 PM #

        Grandissimo concerto. Grandissima Scala, che si conferma farò nel panorama musicale mondiale. Spero a breve possa arrivare un concerto col nostro M.Chailly

      • Marco vizzardelli gennaio 10, 2021 a 3:54 PM #

        Mah, direttore musicale dell’Opera di Amsterdam con stupenda direzione Cavalleria e Pagliacci, acclamato esordio dai Berliner co Terza Mahler, Dominghiana disinformazione penosa

      • dominghiana gennaio 10, 2021 a 9:13 PM #

        Viotti è stato nominato direttore musicale dell’Opera di Amsterdam senza aver mai diretto una sola nota all’interno del teatro: questa sarebbe una designazione autorevole e referenziale?
        Quanto ai Berliner, un sacco di persone li hanno diretti, dai geni ai cani, per cui vale tutto.
        Io giudico quel che ascolto: questo concerto ha mostrato una capacità direttoriale medio-bassa, forse non pessima come quello in cui Viotti massacrò Wagner in maniera indecorosa, ma comunque non del livello che mi aspetto dalla Scala.
        Se ti piace buon per te.
        Ma non è che chi non la pensa come te è in malafede mentre tu sei il paladino della verità esecutiva. Datti una bella ridimensionata.

        Luisa

  7. marco vizzardelli gennaio 10, 2021 a 6:41 PM #

    Per una santa volta in cui la Scala, in questi anni Regno della Quarta Età, individua un giovane veramente di valore e gli dà fiducia, cosa fanno gli odiatori a prescindere? Sfogano odio e stroncano, perché Chailly e Meyer sono i nemici da abbattere, e nel calderone dell’odio cieco ci casca dentro tutto. Viene messo lì lì un programma concepito con intelletto e coerenza – Terza Brahms Settima Dvorak – viene eseguitp con bellissima cognizione di causa da orchestra e direttore, ma… loro, gli odiatori, devono sparare a prescindere, perché il bersaglio e i nemici vanno abbattuti con ogni mezzo, buttando giù tutto ciò che ci sta in mezzo.

    Tutto questo è ottuso.

    marco vizzardelli

    • der rote Falke gennaio 10, 2021 a 9:08 PM #

      ma che qualcuno possa giudicare in coscienza lorenzo viotti un mediocrissimo direttore non ti passa manco per la testa?
      che qualcuno possa ritenere in coscienza che affidare i due concerti sinfonici di gennaio a viotti e boccadoro non sia all’altezza della scala nemmeno?
      tutti luridi odiatori politici?
      e perché io dovrei credere che il tuo fanatismo pro-viotti sia sincero? se iniziassi a dirti che hai degli interessi per supportarlo, tu come reagiresti?
      dài, cerchiamo di essere adulti. di complottisti in giro ce n’è fin troppi…

  8. marco vizzardelli gennaio 10, 2021 a 9:49 PM #

    https://www.repubblica.it/spettacoli/teatro-danza/2021/01/10/news/lorenzo_viotti_alla_scala_con_il_suo_primo_concerto_dell_anno_-281986166/

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    marco vizzardelli

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  9. marco vizzardelli gennaio 10, 2021 a 10:19 PM #

    Complotto? Ma figurati. Convengo con te che è un termine cretino.
    Più civilmente, caro Falke: ho capito che abbiamo alcuni punti in comune, ad esempio ci piace di più (e l’ho ripetuto in occasione delle inaugurazioni di stagione) ciò che sta accadendo all’Opera di Roma in questi anni (anche esulando dall’emergenza virus) rispetto a quanto avviene in questi anni alla Scala. Ci sono graditi Daniele Gatti e Michele Mariotti (ti ricordo che sul primo dei due organizzai, invano, qualche anno fa una petizione pubblica, su Change che da allora mi manda tutte le sue petizioni, perché venisse alla Scala come stabile). Divergiamo sul fatto che io preferisca ascoltare volta per volta Riccardo Chailly riservandomi la libertà che, qualora interpreti (esempio) una Tosca o una Quinta di Beethoven a mio avviso straordinarie, si possa dirlo senza scatenare cannonate. Cannonate che, caro Falke, ormai vengono qui sparate ogniqualvolta l’attuale Teatro alla Scala si manifesti con un’opera o con un concerto (sempre e a prescindere, a meno che sul podio vi siano i due di cui sopra che, come ho detto, sono altamente graditi anche a me, senza escludere gradimento per altri). .

    Premesso tutto questo (ed è già abbastanza delirante dover proseguire una discussione in questi termini, infatti non avrei intenzione di proseguirla ulteriormente), ho capito chi e cosa non gradisci e so chi gradisci. Complotto è una parola stupida, ma, posta questa evidente, fortissima avversione (mi pare evidemte che c’è una avversione da parte tua per “questa” Scala, quella di afdesso): cosa potrebbe placarla?

    Descrivimi, dettagliatamente se puoi, la Scala che vorresti: e’ più utile che continuare a sparare cannonate su tutto e su tutti. Descrivimi, in positivo, il teatro che vorresti. Questo serve.

    Ciao

    marco vizzardelli

  10. marco vizzardelli gennaio 10, 2021 a 10:29 PM #

    Ritrascrivo, correggendo due refusi
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    Complotto? Ma figurati. Convengo con te che è un termine cretino.
    Più civilmente, caro Falke: ho capito che abbiamo alcuni punti in comune, ad esempio ci piace di più (e l’ho ripetuto in occasione delle inaugurazioni di stagione) ciò che sta accadendo all’Opera di Roma in questi anni (anche esulando dall’emergenza virus, o anche compreso l’indirizzo preso durante l’emergenza ) rispetto a quanto avviene in questi anni alla Scala. Ci sono graditi Daniele Gatti e Michele Mariotti (ti ricordo che sul primo dei due organizzai, invano, qualche anno fa una petizione pubblica, su Change che da allora mi manda tutte le sue petizioni, perché venisse alla Scala come stabile). Divergiamo sul fatto che io preferisca ascoltare volta per volta Riccardo Chailly riservandomi la libertà che, qualora interpreti (esempio) una Tosca o una Quinta di Beethoven a mio avviso straordinarie, si possa dirlo senza scatenare cannonate. Cannonate che, caro Falke, ormai vengono qui sparate ogniqualvolta l’attuale Teatro alla Scala si manifesti con un’opera o con un concerto (sempre e a prescindere, a meno che sul podio vi siano i due di cui sopra che, come ho detto, sono altamente graditi anche a me, senza escludere gradimento per altri). .

    Premesso tutto questo (ed è già abbastanza delirante dover proseguire una discussione in questi termini, infatti non avrei intenzione di proseguirla ulteriormente), ho capito chi e cosa non gradisci e so chi gradisci. Complotto è una parola stupida, ma, posta questa evidente, fortissima avversione (mi pare evidente che c’è una avversione da parte tua per “questa” Scala, quella di adesso): cosa potrebbe placarla?

    Descrivimi, dettagliatamente se puoi, la Scala che vorresti: e’ più utile che continuare a sparare cannonate su tutto e su tutti. Descrivimi, in positivo, il teatro che vorresti. Questo serve.

    Ciao

    marco vizzardelli

    P.s. Siccome i miei interlocutori sanno chi sono io visto che mi firmo con nome e cognome, faccio il giornalista ippico e seguo la musica per passione senza avere alcun interesse professionale nella stessa (anche se le dedico parecchio tempo, anche perché mi piace, per diletto, scriverne), mi piacerebbe sapere chi siano e cosa facciano, nella vita, Rote Falke e Dominghiana, ma forse è chieder troppo? Ancora ciao, un caro saluto.

  11. der rote Falke gennaio 11, 2021 a 10:31 am #

    sinteticamente.

    divisione netta tra competenze amministrative e competenze artistiche. il sovrintendente deve avere una competenza artistica, ma non può essere anche il direttore artistico, perché deve occuparsi della macchina e rappresentare in maniera forte la fondazione nei confronti delle autorità politiche.

    direzione musicale che, come ai tempi di de sabata, votto, gavazzeni, abbado e muti, di fatto esercita la guida artistica: detta uno stile della casa, lavora assiduamente con l’orchestra e ne plasma un suono, eccetera.

    azzeramento della visione autoreferenziale scaligera: le cose non sono le più belle semplicemente perché le fa la scala, ma perché sono competitive nel panorama mondiale (oggi come oggi con lo streaming i confronti sono fattibili da chiunque).

    coltivare un rapporto privilegiato con bacchette che abbiano già dimostrato che l’orchestra con loro suona meglio. favorire il debutto scaligero di bacchette di prestigio.

    non inibire le idee registiche: non deve più accadere che i registi facciano le loro produzioni migliori in giro, poi arrivati alla scala vengano “bloccati” e si limitino a fare spettacoli placidi e puliti.

    rapporto con i licei, le università, il conservatorio e la civica abbado: tutto da ricostruire per favorire ben altro coinvolgimento.

    revisione della politica dei biglietti, con istituzione di last-minute a prezzo scontatissimo per non avere sempre load sala mezza vuota e consentire a chi non ha molto danaro di esse incluso nel mondo scaligero.

    p.s.: sono bibliotecario di antiquariato.

  12. marco vizzardelli gennaio 11, 2021 a 10:48 am #

    Ohhhhh, questo volevo!! E mi piace! Sono d’accordo su tutto (quasi tutto: a mio avviso è male, ed è successo, e non con Chailly né con Barenboim né con Abbado, quando accade che il direttore musicale diventi a sua volta molto autoreferenziale). Dissento solo sull’impallinamento rabbioso generalizzato di tuto quel che da lì esce. Hai perfettamente esemplificato tutto quanto manca anche a me nella Scala di oggi. Io faccio solo qualche distinguo, ovvero non ritengo che tutto quanto esca da lì sia automaticamente male. Altrimenti, a mio avviso, l’ìmpallinamento diventa sterile, in quanto ripetitivo. Così a me sembra.

    marco vizzardelli

  13. dominghiana gennaio 11, 2021 a 2:33 PM #

    Scusate, non si fa prima prendere la dirigenza dell’Opera di Roma o dell’Accademia di Santa Cecilia e cercare di portarla a Milano?
    Continuiamo ad andare all’estere a prendere delle ciofeche clamorose, quando abbiamo squadre italiane che tutto il mondo ci invidia.

    Luisa

  14. marco vizzardelli gennaio 11, 2021 a 8:13 PM #

    Lasciali a Roma che stanno sicuramente meglio, per noi, per la creatività, e per la loro salute!!!! Preferisco viaggiare e andare a godere là, di quel tipo di creatività.
    Chi arriva qui, piomba diritto nella Sindrome del Tempio (trovo che Viotti, forse da Svizzero pragmatico, sia riuscito a tenersene fresco e libero, e questo mi è assai piaciuto)
    Qui purtroppo (e vedete che abbiamo bisticciato ma alla fine di base abbiamo gli stessi pensieri), prima, bisogna togliersi di dosso anni e anni di incrostazioni…. Ho paura che i nostri prediletti farebbero un bell’esaurimento nervoso, spostati qui. Devono, prima, qui, cambiare le teste!!!! Cioé una visione del luogo-Scala ormai obsoleta, direi tombale. Basta con questa prosopopea del Tempio Sacro!!!! Ha fatto danni e paralizzato un mondo. L’elenco proposto da Falke non è altro che ciò che io e altri diciamo da anni ed anni!! Ma, e questo è il punto, se chiami un Gatti, deve poter lavorare come vuole lui, non come il polveroso Tempio, una noia mortale, ti fa essere, con tutti i suoi lacci.

    marco vizzardelli

    • dominghiana gennaio 11, 2021 a 10:57 PM #

      Ma non credi che la pandemia possa essere l’occasione per azzerare tutto e avviare una nuova era di rilancio?
      Se non si sfrutta una occasione come questa, allora nemmeno Karajan redivivo avrà la forza di invertire rotta.
      Io ci spero. E Milano ne ha tanto bisogno.

      Luisa

  15. marco vizzardelli gennaio 12, 2021 a 8:38 am #

    Senza dubbio. Così dovrebbe essere. Ma non vedo questa mentalità in quel di via Filodrammatici. Men che meno (e temo che il nodo sia questo) emerge dal CdA. E anche nelle maestranze artistiche vedo divergenze di pensiero programmatico. Situazione incancrenita. Da anni. E la concezione/programmazione del luogo resta, sostanzialmente, “vecchia”.

    marco vizzardelli

    • Golaprofonda gennaio 13, 2021 a 9:00 PM #

      Dal 2022 si preannuncia una gran rivoluzione. Voci attendibili parlano dell’arrivo come direttore musicale di Franz W.Most.

  16. marco vizzardelli gennaio 15, 2021 a 10:25 PM #

    Stavolta applausi alla Scala che, indisponibile Pappano per Così Fan Tutte, prende finalmente una decisione degna, e conferma il titolo, diretto dal grande Giovanni Antonini, direttore del Giardino Armonico (direttore molto più stimolante, nel titolo) il che provocherà uno sturbo a Riccardo Muti, che ha commesso l’ennesima azione discutibile della sua vita autoprogrammandosi con lo stesso titolo a Torino dopo che la Scala aveva già deciso.

    marco vizzardelli

    • Oronte gennaio 22, 2021 a 6:50 am #

      Che arrivi Welser Most finché Meyer è sovrintendente è impossibile.
      Se ne era andato da Vienna proprio per aver litigato con il Sig Dominique.
      E finché lui è rimasto non ci ha più messo piede

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