Aggiornamento: questo è il link per seguire la conferenza stampa di stamattina, 25 novembre 2020: https://youtu.be/PJvOXOwaong

Riportiamo la lettera di Danilo Rossi pubblicata sul Corriere della Sera di martedì 10 novembre 2020 (pag 33)

Da oggi noi lavoratori del Teatro alla Scala torniamo ad essere in Fis (Fondo di integrazione salariale) fino al 3 dicembre! Scusate, un momento! Ma non è proprio tutta colpa del governo. I teatri sono chiusi al pubblico ma non è vietato lavorare! Molti teatri fanno produzioni in streaming, da Sassari a Reggio Emilia, a Parma, a Bari. La Rai continua a fare concerti tutte le settimane. Ma allora c’è qualcuno che preferisce non lavorare, questa è la verità! Se non si vuole fare lo streaming, c’è anche la radio! Inoltre ai lavoratori non è stato chiesto nulla a fronte di questa scellerata decisione! E questo è fare sindacato? Come durante il lockdown, la Scala è immobile mentre tutti provano, si impegnano a portare avanti il lavoro! Sono senza parole. Si pensa di andare avanti così fino a maggio, senza fare nulla? Ma è una vergogna! E poi i sindacati organizzano le manifestazioni in piazza? Contro chi? Contro se stessi, incapaci di proporre! Qua le sicurezze ci sono, è che manca la volontà di rilanciare, di lavorare. Ma l’arte non può fermarsi. Alla Rai stanno andando tutti quei direttori d’orchestra di livello, che erano previsti alla Scala. Luisi, Harding, Gatti! E da noi il nulla. Lo stesso per la Filarmonica della Scala: il nulla. E nessuno dice nulla! Poi ti fanno un bel concertone il 7 dicembre così tutti siamo felici per poi richiudere ancora tutto! Sono troppo vecchio per tacere, dopo 35 anni di Scala e 40 di concerti in giro per il mondo.
Danilo Rossi, Prima Viola Solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
https://www.corriere.it/lodicoalcorriere/index/09-11-2020/index.shtml
Maestro Rossi, lei è tutti noi!
Ha espresso un pensiero condiviso dagli appassionati, le sono grato per le sua parole.
Così si esprime uno storico strumentista scaligero, grande artista e straordinaria umanità.
Spero sia ascoltato.
In tanti stiamo discutendo anche qui, sulle questioni sollevate da Danilo Rossi, e lo abbiamo fatto con sfumature diverse ma con un unanime “sentire” di fondo: l'”assenza” del teatro è, anche per il pubblico, inaccettabile.
Grazie Maestro Rossi
marco vizzardelli
Lei Signor mio appartiene a quella razza umana di individui voyeristi che come i pedofili cercano solo di soddisfatte la propria sette, la propria necessità senza importare l’integrità altrui. Lei si stara seduto come una vecchia regina indossando tutto il tempo la sua mascherina a godersi lo spettacolo mentre gli artisti saranno li sul palcoscenico a fare il suo dovere rischiando la loro salute e integrità fisica e della sua famiglia tutto perche lei sostiene que the show must go on. Si vergongni!!!!!!!
WOW! Cara Isabella di Castiglia, “ardita troppo voi favellate” come fu detto ad un’altra regina di Spagna di qualche decennio dopo! Il povero Vizzardelli voyeur e pedofilo! Andiamo…
caro maestro rossi, la sua lettera avrei potuto scriverla io, da quanto la condivido!
adesso conta agire: voi orchestrali sapete cosa fare per sbloccare la situazione. fatelo, fatelo in fretta! e il pubblico sarà al vostro fianco per una grande rinascita scaligera.
Chiudono le città!! chiudono i paesi!!!! Demente!!!!! Subito si rechi in psichiatrico e si rinchiuda li per il bene dell’umanità!!!!
se lei, gentilissima isabella, mi garantisce l’80% dello stipendio, volentieri.
Cara/o Der rote Falke e tutti Voi loggionisti! Avrete il vostro 7 dicembre! contenti? Con tante incertezze riguardo alla sicurezza in materia di salute cii metteranno la pelle 20 coristi, altri tanti orchestrali, ballerini, solisti, ecc. Sarà in streaming, meglio, cosi si eviterà la presenza di alcuni di voi che si credono i giudici divini dell’arte lirica, cercate di essere più umani, più umili e sostenete il nostro amato teatro lirico omettendo critiche banali, perche con i tempi che corrono (ignoranza, superficialità coronavirus ecc) è un arte che rischia di sparire giorno per giorno. Ahimè!
Oh, ma se la prenda con Danilo Rossi … Se poi ci dice COME sostenere il teatro, saremmo grati.
PS Le cose si possono/ devono fare in sicurezza, alla Scala come altrove. Cioè, io oggi sono andata a lavorare: che sono, una eroina biblica?
Gentilissimo Maestro
Danilo Rossi,
Lei nella Sua lettera così appassionata fa tre nomi di direttori d’orchestra, penso non casualmente. Ebbene, due di loro sono italiani di grandissima autorevolezza: fatevi portavoce come orchestra di un cambio di direzione musicale scegliendo uno dei due. Il Teatro alla Scala ha bisogno di riavere alla sua guida un musicista di valore riconosciuto e di carisma trascinante.
Il pubblico si attende da voi una svolta, so che Lei può farsene portavoce. Il loggione vi sarà grato.
Con cordiali saluti,
Paola
Anche Angelo Foletto interviene sulle pagine milanesi di Repubblica (10 novembre 2020)
https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/11/10/news/teatri_d_opera_streaming_scala_esclusa-273846955/
Dai Pomeriggi alla Rai al Donizetti: tutti in streaming tranne la Scala
di Angelo Foletto
E’ la sola tra i teatri d’opera mondiali a non competere per il pubblico nel web perché non ha una televisione. In scena molte opere, dal ‘Werther’ a ‘Nozze in villa’, la prima assoluta di ‘Tre quadri’ e un concerto per Bookcity
Muoversi in zona rossa senza limiti né autocertificazione. Il palinsesto sempre più ricco di streaming – proposte per il web ma di esecuzioni dal vivo – permette all’appassionato di “entrare” come un anno fa in teatri e sale da concerto, e alle istituzioni di continuare a “vivere” dimostrando di meritare la fiducia degli spettatori e la tutela economica di cui godono. Tranne la (doppiamente: teatro e Filarmonica) bella addormentata di Piazza Scala, non presente nemmeno nel progetto ‘Aperti, nonostante tutto’ che ha messo d’accordo persino tutte le fondazioni lirico sinfoniche nazionali: non c’è istituzione nel mondo che non lo faccia.
Il palinsesto regionale di questi giorni, ad esempio ripropone da venerdì lo streaming (questa volta da Pavia) dell’intrigante Werther prodotto da Como che nei giorni scorsi abbiamo visto e rivisto da Brescia. Allo stesso modo su http://www.operalombardia.it/operalombardia-in-streaming/ (ottima la qualità audio, curata quella video, degna di stare sulla platea mondiale) si potranno guardare le successive opere. Non meno seguite le ‘dirette’ dei Pomeriggi Musicali nei giorni e negli orari consueti, o le manovre di avvicinamento al debutto del Festival Donizetti di Bergamo nel riaperto teatro, seguito dalla neonata testata televisiva realizzata con Fondazione Tim (www. donizetti.org/it/festival-donizetti/donizetti-web- tv) che proporrà Marino Faliero (il 20), Belisario (21) e Le nozze in villa il 22; per gli abbonati le riprese saranno disponibili per tutto il periodo del festival, sino al 6 dicembre. Anche indirettamente i cartelloni milanesi rispettano i patti: sarà possibile ” esserci” alla prima assoluta di Tre Quadri concerto per pianoforte e orchestra di Francesco Filidei abbinato a In cauda di Donatoni (Maurizio Baglini al pianoforte, OSNRai diretta da Tito Ceccherini) in locandina di Milano Musica (giovedì 12, http://www.raicultura.it/musica, dove si può ancora riascoltare il Wagner/ Beethoven diretto da Daniele Gatti come inaugurazione dei “Concerti d’autunno”).
Limitandoci agli appuntamenti più vistosi, non mancherà il varo musicale di BookCity: domani sera, dagli Arcimboldi, La Fil diretta da Marco Seco eseguirà Impressioni dalla Terra un programma sul tema della rassegna con musiche di Ives, Debussy, Strauss e Mahler in trascrizione cameristica (su http://www.bookcitymilano.it/, ore 20). Mentre da via Filodrammatici escono notizie sindacali, con i nuovi FiS (Fondi di integrazione salariale) che di fatto frenano, più dell’attuale topografia sanitaria, la muscolatura lavorativa e artistica dell’azienda-Scala.
Nella quotidiana sfida che il web permette di combattere, la Scala di oggi è la sola tra i teatri d’opera di rilevanza assoluta che non partecipa perché priva di una televisione sua. Senza uomini e strumenti atti a produrre in autonomia ‘dirette’ per l’affollato e competitivo palinsesto internettiano mondiale, non gioca nemmeno nel campionato nazionale dove i teatri di provincia (da Novara a Sassari) operano senza soggezione e bene da mesi.
La conferma “di fatto” arriva da Firenze, dal Maggio.
Suprema direzione di Zubin Mehta (molto più vispo che il mese scorso a Milano) da un punto di vista tecnico, metrico e di calibratura del suono e delle espressioni, con l’orchestra del Maggio al suo meglio per finezza, dinamiche, equilibri e coro magistrale, tanto più considerando il distanziamento. Solisti impeccabili. Così La Creazione di Haydn, in streaming da Firenze, eseguita ieri 10/11 e trasmessa oggi dopo la risoluzione d’un problema tecnico di riproduzione-
Mentre a Milano in via Filodrammatici ridotta al silenzio adesso si bega se si debba o no suonare in streaming o non suonare del tutto (ma roba da matti!), il Maggio… omaggia il pubblico con questa meraviglia.
Pensiero già espresso: quando uno Stato finanzia le istituzioni musicali, dovrebbe, specie di questi tempi nei quali il pubblico ha bisogno di sentire i teatri vicini, distinguere in tal senso i Meritevoli, non i Nomi.
marco vizzardelli
Ringrazio il maestro Rossi per l’appello accorato e appassionato.
Temo però che le sue domande rimarranno come quelle di Ives
Scala, battaglia sullo streaming: lettera di richiamo al musicista controcorrente.
https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_novembre_12/scala-battaglia-streaming-lettera-richiamo-musicista-controcorrente-1e9d9c06-2517-11eb-9615-de24e09c8a4a.shtml
L’articolo sopra riportato da lucab55 mi pare illuminante.
Non ho da aggiungere una virgola.
marco vizzardelli
La Scala agisce come i baroni universitari, indignandosi e scrivendo lettere di richiamo a chi voleva solo suonare la sveglia al teatro, interpretando cosa desiderano gli appassionati, senza i quali il teatro può dirsi già morto, facendo anche capire che gli artisti hanno bisogno di coltivare la loro arte e non possono farlo solo in solitaria, hanno bisogno della risposta del pubblico, sia pure tenuto a distanza. Ma il pubblico va tenuto “in caldo”, altrimenti fatalmente si disaffeziona e il teatro d’opera è come gli stadi, senza il calore degli appassionati si spegne (e altrettanto si spengono gli artisti, il solispismo per il teatro non funziona). Dovrebbero tutti ringraziare Danilo Rossi per aver avuto il coraggio di dire una cosa quasi ovvia: l’arte così muore se non si ha un po’ di coraggio, di slancio e di iniziativa. Chi non vuole capirlo ha deciso di avviarsi a una morte lenta, tanto vale allora dichiarare di arrendersi, aspettando solo la cassa integrazione (soluzione che gli economisti mettono in guardia di prolungare per qualsiasi attività economica, perché produrrà più danni che ristoronel futuro, figuriamoci che disastri può fare alle attività artistiche!).
La Scala sembra sempre più un carrozzone ingessato, sindacalizzato e senza visione, davvero che peccato. Un caro amico francese che un tempo faceva viaggi pazzeschi in auto per non perdersi una rappresentazione scaligera, guidando nella notte per tornare nella sua città di residenza in Francia, mi ha appena scritto un messaggio desolante, in risposta alla mia richiesta di un suo parere in proposito: “La Scala? Mi ha stufato!”. Non poteva dire una cosa peggiore!
Saluti a tutti Attilia
La Scala? Mi ha stufato.
Mi associo.
marco vizzardelli
solidarietà al maestro rossi e censura alla direzione della scala. credono forse costoro di poter agire da satrapi?
con ancor maggior forza chiedo che il cda sostituisca i vertici attuali del teatro, primo fra tutti lo sciagurato direttore musicale.
Il M° Rossi ha ricevuto un richiamo disciplinario. Ben fatto!!!!
voialtri invece riceverete un calcio nel sedere dalla biglietteria dove nessuno comprerà un biglietto per vedere lo schifo scaligero.
Il vero problema di fondo è che questo blog non è più La Voce del Loggione ma La Voce delle Dispute fra Diverse Fazioni di Orchestrali e Dipendenti del Teatro alla Scala.
Giunti a questo punto, o la fondatrice interviene con decisione, e ne ha facoltà, oppure… ok, si prende atto che è diventato la sostituzione di quello che mi pare si chiamasse il Sottoscala, ma non è ciò per cui questo blog è nato. Attilia mi pare ampiamente ora di battere un colpo. Grazie.
marco vizzardelli
Oh, Vizza, che sarà mai, vorrà dire che cambio il titolo del blog: La Voce del Loggione e del sotto-Scala!!!! Che male c’è? tanto si capisce abbastanza quali sono le voci che vengono da dentro e quali da fuori: e se il Loggione è così prono e rassegnato da non far sentire abbastanza la propria voce, o meglio diverse voci provenienti da individui diversi, ben vengano le voci dall’interno, almeno loro danno segni di vita! W il sotto-Scala!
Baci virtuali a tutti Attilia (ho battuto il colpo, hi hi!)
Leggo le vostre chiacchiere da bar o da talk show, come del resto sono quelle di Rossi, mentre nell’appartamento a fianco al mio qualcuno ascolta “sarà perché ti amo” trasmessa in qualche programma tv.
Nel mentre qualche giorno fa in un palazzo del centro di Milano dove abita Roberto Bolle un imprenditore di successo, strafatto di cocaina, si è divertito a seviziare e stuprare per ore una diciottenne.
La Scala oramai è una location per turisti che non hanno alcun interesse per ciò che avviene sul palcoscenico o in buca.
Lo stesso dicasi dei vari esemplari di “milanesi imbruttiti (per non dire di peggio)” di cui sopra, alcuni anche molto benestanti.
Non esiste un pubblico di appassionati che non sia ridotto a una minoranza senza alcun peso economico per le casse del teatro.
In questo desolato panorama antropologico e culturale a chi vuoi che, dentro il teatro, interessi produrre concerti o opere da trasmettere in streaming?
E poi domanda: streaming a pagamento?
Chi mai pagherebbe per vedere spettacoli e concerti mediocri quando basta aprire Arté Web e se ne trovano a decine visibili gratis, di grande qualità, di tutti i generi – opera, sinfonica, barocca, jazz, danza etc – e realizzati prima durante e dopo il primo lockdown?
Parliamo di una pratica che esiste da anni in tutto il mondo e che la Scala, nella sua eterna crisi che dura da almeno tre lustri, non ha mai approfondito, forte dei suoi eterni soldout basati su turisti, abbonati attempati e sponsor che elargiscono posti e biglietti a loro riservati.
Che altro possono fare se non stare in cassa integrazione aspettando che passi l’epidemia per riprendere il “business as usual”?
Voi appassionati, un po’ reazionari a dire il vero, mettetevi a smanettare un po’ in rete e troverete pane per i vostri denti all’infinito, così potrete tornare a commentare qui quello che amate e conoscete davvero, invece di improvvisarvi opinionisti da social!
Prima si chiude tutto e prima si riapre in sicurezza, chi non lo capisce è complice, economista, violista o loggionista che sia.
Un bel “O tempora, o mores” non ce lo vogliamo mettere? Voi che ascoltate i “ricchi e poveri”: penitenziagite!
“Parliamo di una pratica che esiste da anni in tutto il mondo e che la Scala, nella sua eterna crisi che dura da almeno tre lustri, non ha mai approfondito, forte dei suoi eterni soldout basati su turisti, abbonati attempati e sponsor che elargiscono posti e biglietti a loro riservati”.
D’accordo su questa frase di Proeta, salvo un punto. Gli “eterni soldout”. Mi sembra che la politica (ehm) artistica pop-turistica abbia spesso prodotto più sala semivuota che soldout. E qui si apre una grossa contraddizione non risolta (sia in tempi di covid che in quelli normali).
marco vizzardelli
marco vizzardelli
Il Met ha chiuso sino a settembre 21.
La Scala che faccia presto lo stesso. Non è un teatrino di provincia che può sostenere uno streaming, ci sono mille dipendenti. Che si chiuda tutto sino a settembre 21, anziché far finta di annunciare titoli che mai si allestiscono. E da settembre 21 via Meyer e Chailly.
certamente lei, Vizzardelli, ha il polso della situazione più di me e dunque prendo atto della sua osservazioni sulla sala semi-vuota.
resta il fatto che la Scala è attrezzata per realizzare opere liriche che nella media richiedono mesi di prova impegnando centinaia di maestranze, in scena in buca e dietro le quinte, che non riescono a lavorare distanziate e con i dispositivi di protezione.
magari si potrebbero fare cose con gruppi più piccoli ma ci sarebbero comunque tante persone che sarebbero comunque in cassa integrazione.
e in tutti i modi lo streaming non rende come la vendita di biglietti, specialmente a fronte di un’offerta vastissima (spesso fruibile gratuitamente) e una domanda ridottissima.
Nel frattempo l’attuale massimo teatro d’opera italiano batte un colpo da maestro.
E Milano è sempre più la provincia della provincia della provincia lombarda.
TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
COMUNICATO
‘Il barbiere di Siviglia’ apre la stagione 2020-2021 il 5 dicembre su Rai 3
Con una produzione “cinematografica” e il Teatro Costanzi trasformato in un set, il Lirico romano presenta il suo nuovo progetto anti-Covid. La stagione 2020/21 del Teatro dell’Opera di Roma si inaugura con un nuovo allestimento de Il barbiere di Siviglia, certamente il titolo più famoso e rappresentato di Gioachino Rossini. Alla direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera il suo direttore musicale Daniele Gatti. Mario Martone firma regia e scene.
Dopo il Rigoletto al Circo Massimo e Zaide al Costanzi, Il barbiere di Siviglia è la terza produzione d’opera in forma scenica pensata in chiave anti-Covid dal Teatro dell’Opera.
In ottemperanza al Decreto della Presidenza del Consiglio del 3 novembre, lo spettacolo sarà realizzato a porte chiuse, in assenza di pubblico ma con gli artisti in presenza, e sarà trasmesso da Rai Cultura su Rai 3 sabato 5 dicembre. Un evento televisivo eccezionale, frutto della stretta collaborazione tra il Teatro dell’Opera e Rai Cultura.
“Al Teatro dell’Opera di Roma si torna in scena grazie al nuovo allestimento ideato e realizzato in questo momento difficile che permetterà agli artisti di esibirsi in presenza e al pubblico di seguire da casa. Sono molto orgogliosa di questa modalità inedita grazie alla quale la stagione teatrale 2020/21 potrà essere portata avanti. L’Opera a Roma non si ferma, così come non si è fermata nei mesi scorsi con l’apertura straordinaria del Teatro al Circo Massimo. Adesso, grazie a Rai Cultura che trasmetterà il capolavoro di Rossini, potremo tornare idealmente a sederci a Teatro e ammirare i protagonisti dello spettacolo, i dettagli dei costumi, delle scenografie e delle luci ascoltando i brani eseguiti dall’Orchestra. Una sfida vinta in attesa di ritornare nelle sale dei teatri italiani ad applaudire i nostri grandi artisti”, ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi, presidente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma.
“Potrà essere un’occasione straordinaria per allargare la platea del Costanzi e raggiungere un nuovo pubblico. La regia di Mario Martone sarà realizzata come per un film. Il nostro bellissimo Teatro, vuoto e senza spettatori, sarà la scena dove si ambienterà quest’opera tanto amata, con un uso del tutto innovativo degli spazi del teatro. Una rappresentazione dell’opera certamente unica, come il tempo nel quale stiamo vivendo” – spiega il sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma Carlo Fuortes. Che aggiunge: “Sono certo che la Prima di Stagione con questo nuovo Barbiere di Siviglia potrà affascinare e sorprendere i molti spettatori di Rai 3 che la guarderanno”.
Il nuovo allestimento dell’opera su libretto di Cesare Sterbini, dalla commedia omonima di Beaumarchais, avrà i costumi di Anna Biagiotti e le luci di Pasquale Mari.
Il barbiere e factotum Figaro avrà la voce di Andrzej Filończyk. Ruzil Gatin vestirà i panni del Conte d’Almaviva, Vasilisa Berzhanskaya quelli di Rosina. Ancora nel cast Alessandro Corbelli (Don Bartolo), Alex Esposito (Don Basilio), Patrizia Biccirè (Berta) e Roberto Lorenzi (Fiorello). Dirige il Coro del Teatro dell’Opera di Roma il maestro Roberto Gabbiani.
Dopo la messa in onda su Rai 3 del 5 dicembre, lo spettacolo sarà trasmesso su Rai 5 la notte di Capodanno.
I grandi teatri (roh, met, Scala) non possono produrre CAPITELAAAAAAAA!!!
«grandi teatri»??? ma va a scopare il mare, mio bel dipendente scaligero che si piglia l’80% del salario senza fare una cippa!
vi verremo a prendere coi forconi, come diceva quel tale.
Gentile signor Sveglioni, è lei che non capisce la differenza tra “essere aperti al pubblico” (cosa attualmente impossibile per legge in molte parti del pianeta) e “produrre”, cioè lavorare in modo creativo e alternativo affinché il contributo del teatro d’opera non manchi in questo triste momento storico. Capisco che tutto ciò ai sindacati e alla dirigenza scaligeri non interessi, ma non per questo il cittadino e contribuente deve accettare la cosa come pacifica. Stia tranquillo che la nostra battaglia è solo all’inizio. Ne cadranno di teste, ullallà, se ne cadranno, e molto prima che lei pensi.
https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2020/11/Il-barbiere-di-Siviglia-firmato-Martone-e-diretto-da-Gatti-in-esclusiva-su-Rai3-6d82d48e-efb7-424e-b991-5fd58d340a4f-ssi.html
Paola
…ah ah ah
Ridicoli!!
Andate al Costanzo di Roma! Poi spedite una cartolina
al Costanzo ci andrò certamente appena sarà possibile. Il mio ultimo abbonamento alla Scala l’ho disdetto ormai 5 anni fa e da allora non ci ho messo più piede (anche quando qualche rara volta c’era qualcosa di interessante).
PS: perché i grandi teatri non possono produrre?
Ma come perchè!!!!??! Perchè met Scala Roma sono fermi al palo ? Perchè son tutti banda di nullafacenti? O forse perchè i teatri minori tipo Roma hanno una gestione e un numero diverso di dipendenti?
Roma stava per roh
dal sito dell’opera Vienna:
“Due to the current regulation of the Austrian government, all performances must be cancelled up to and including December 6, 2020.On play.wiener-staatsoper.at we offer you a free streaming offer every day.”
La programmazione dal 7 Dicembre in poi è ancora tutta lì (quindi immagino stiano almeno provando)
dal sito dell’opera Parigi:
“Following the Government’s decision to close establishments receiving the public as of midnight on 30 October, and for a period of a month, the Paris Opera is unfortunately compelled, once again, to alter its programmes and activities.
Over the period concerned by these measures, from 30 October to 1 December, all performances scheduled in our theatres are cancelled. Visits to the Palais Garnier are also suspended.
Nevertheless, we are making every effort to be in a position to resume performances as soon as we are authorised to do so. Rehearsals for performances scheduled in December will continue ove the following weeks. We thus hope to be able to record and broadcast Richard Wagner’s Ring cycle by the end of November. We are also looking into the possibility of adapting the scheduling of this cycle at the Radio France Auditorium, at the beginning of December, as well as that of rescheduling by the end of the year the ballet « Chorégraphes contemporains, créer aujourd’hui » which was due to start on 4 November.”
Anche in questo caso la programmazione di Dicembre è presente
opera Berlino
“Even though changes are unavoidable under the current circumstances, we are making every effort to maintain the announced schedule with regular concerts and opera performances to the greatest possible extent and in compliance with the rules of distance”.
Anche qui la programmazione di Dicembre è presente
In sintesi: Berlino Parigi e Vienna dichiarano UNANIMAMENTE di fare tutti gli sforzi per mantenere il più possibile la programmazione dei rispettivi teatri, pronti a ripartire appena i governi lo consentiranno.
Sul sito del teatro alla Scala non c’è nessun comunicato, c’è scritto solamente che gli spettacoli fino al 5 Dicembre sono annullati ma cosa ci sarà dal 6 Dicembre in poi non è dato sapere. Provate a confrontare la pagina della programmazione mensile di Dicembre del teatro alla Scala con quelle di Berlino/Parigi/Vienna
Anche Berlino, Vienna e Parigi sono “teatri minori”?
Certo. Lo sono. I primi teatri al mondo (Scala Met e Roh) han sospeso le attività.
Sveglioni, tu non sai cosa dici. Torna a cuccia.
Abbasso la Scala, abbasso Chailly, abbasso chi li difende.
Sveglioni, si chiama Costanzi, con la i, e non è un teatro minore. Non lo è più NEI FATTI. Contano I FATTI, non il nome e la sindrome del Sacro Tempio! Questa prosopopea scaligera è ormai obsoleta. Su, presuntuosoni, aggiornatevi almeno!
marco vizzardelli
È il correttore automatico, neanche lui lo riconosce :-))))
Sul Corriere di oggi, sezione Milano, la lettera di Gianluca Scandola, violinista dell’Orchestra della Scala.
Ecco la lettera e la risposta di Giangiacomo Schiavi:
Contagi (e veleni) alla Scala vinca il coraggio ambrosiano
Caro Schiavi,
alla Scala è un bollettino di guerra: dopo i 34 spettacoli di settembre si contano a decine gli artisti del coro e i professori d’orchestra ancora positivi al Covid, con più di 1.200 tamponi effettuati. Inoltre il pubblico non può entrare per decreto e le difficoltà economiche potrebbero incrinare il bilancio. In questa situazione un musicista dell’orchestra afferma che l’attuale silenzio della Scala sarebbe, se non voluto, almeno ben accetto da sindacati e lavoratori scaligeri… Il professor Rossi ha scelto il principale giornale d’Italia per attaccare il Teatro in un momento di difficoltà. Ma ciò che scrive non è vero. Basterebbe leggere nelle chat dei musicisti i tanti messaggi di sconcerto all’annuncio del decreto che chiudeva i teatri. I rappresentanti sindacali hanno espresso nelle sedi opportune il desiderio di tutti di riprendere l’attività. Io stesso ho proposto più volte di fare spettacoli anche a ranghi ridotti. Ma il Teatro alla Scala è macchina molto complessa, non si adatta alle soluzioni semplici di un’ orchestra da camera. Ha più di mille dipendenti, la quarantena di un solo reparto può far saltare un’intera produzione. E la situazione che ho citato all’inizio non lascia molto scampo. Comprendo e rispetto le scelte del sovrintendente. Ha bisogno della collaborazione e dei nervi saldi di tutti noi.
Questa polemica farà bene alla Scala? Credo di no. Tutti noi non vediamo l’ora che in Teatro si riaccendano le luci, ma credo che le fughe in avanti di qualcuno, per motivi che mi sfuggono ma certo non per il bene della musica, non giovino in questo momento alla salute del teatro che tutti amiamo.
Caro Scandola,
vorrei considerare la lettera della prima viola della Scala, Danilo Rossi, un atto d’amore per la Scala, per Milano e per la musica, un grido lanciato attraverso il Corriere contro la rassegnazione («…è una vergogna restare così fino a maggio, senza lavorare»). Esprime un sentimento che accomuna tanti musicisti, attori e cantanti sequestrati dalla brutalità del Covid, ma è ingeneroso, è vero, nei confronti del sovrintendente Meyer, impegnato a salvare l’appuntamento del 7 dicembre senza mettere a rischio la salute delle persone. Questo virus è subdolo, ci divide e come nelle guerre fa venire fuori il meglio e il peggio di noi. Abbiamo bisogno della Scala, di Milano e della cultura per ritrovarci e ripensarci. Pensando a Sant’Ambrogio, potremmo dire che serve l’ora del coraggio.
Parlare di “fughe in avanti” riferendosi al teatro d’opera primo a chiudere e ultimo a riaprire è francamente risibile.
Peraltro consiglierei di non continuare a mettere in piazza il clima mefitico che regna nella Scala chaillyana, altrimenti a qualcuno verrà l’idea di mandare un bel commissario a vedere cosa sta succedendo davvero.
Covid o no, leggendo tutti gli interventi, e le interviste, rimango dell’idea che quando quel teatro sarà definitivamente spogliato dalla Sindrome del Tempio, che lo riveste di vuota retorica, guadagnerà moltissimo in immagine. Ma per arrivarci serve un indirizzo artistico fresco, aperto, giovane di mente se non anche di età (e sarebbe ora)… che al momento non si veder all’orizzonte. Vige, sempre e comunque, una noiosa, ininterrotta celebrazione del Sacro Luogo, nella presenza o nell’assenza. E il Covid qui non c’entra, è solo un intoppo (molto grave, certo) in più. Mentre avrebbe potuto rivelarsi un’occasione. Mancata a suon di aidone, Traviatone, concertoni, mahleroni (perfino Mahler può diventare un luogo comune).
Trovo la Scala, così concepita, una solenne barba. E lo dico con dispiacere: ma che barba! Avanti, forza con il Gran Galà di Sant’Ambrogio. Ma che barba!
E, se qualcuno pensa che questo sia un discorso da nemico della Scala… non ha proprio capìto niente.
marco vizzardelli
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Ben detto, Marco.
Chi ama la Scala davvero (e non per interessi vari) la pensa come te.
Paola
https://www.milanotoday.it/eventi/concerto-scala-7-dicembre-2020-prima.html
Diciamo che ci sono tutte le premesse per un indimenticabile momento trash.
Dai ancora un paio d’anni e Riccardone ci saluterà
“Un paio d’anni”???
Il maggior responsabile della disfatta del 7 dicembre 2020 non è moralmente legittimato a dirigere il 7 dicembre 2021.
Credo che ormai sovrintendente e (soprattutto) orchestra lo abbiano capito.
a me risulta che il contratto di chailly scada il 31 dicembre 2021, e dopo la tragedia artistica e musicale – di cui lui e’ uno dei maggiori responsabili – di questo 2020 scaligero, qualsiasi ipotesi di prolungamento del contratto mi pare fantascienza horror.
Il pavido chailly. Peccato che i conti vengano però fatti non su basi di merito….
Segnalo questa news fondamentale, fra l’altro se leggete tutto c’è anche un piacevole risvolto scaligero. Non è tutto male e, su questo sarebbe disonesto fargliene torto e non riconoscerlo, Chailly ovunque sia stato non è mai stato uomo di chiusure a colleghi: sempre stato aperto e intelligente. Ovunque abbia diretto, ha lasciato spazio: non dargliene atto sarebbe, ripeto, negare una realtà
MICHELE MARIOTTI DIRIGE PER LA PRIMA VOLTA IL FALSTAFF DI VERDI
ALLA BAYERISCHE STAATSOPER DI MONACO
La nuova produzione è firmata dalla regista Mateja Koležnik
Mercoledì 2 dicembre alle 19 in live-streaming su Staatsoper.TV
«Ingegnarsi e trovare sempre nuove soluzioni per andare in scena e non fermare la musica e il teatro, ovviamente agendo con senso di responsabilità e nel massimo rispetto delle giuste regole anti-contagio». Queste le parole del direttore d’orchestra Michele Mariotti, impegnato alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, dove si appresta ad affrontare per la prima volta il Falstaff di Giuseppe Verdi. Lo spettacolo sarà trasmesso gratuitamente in live-streaming sul canale televisivo online del teatro (Staatsoper.TV) e sarà visibile in tutto il mondo mercoledì 2 dicembre alle ore 19.00. L’eventuale presenza di pubblico in sala dipenderà dalle regole che verranno definite nei prossimi giorni in Germania per contrastare la pandemia. «È con questa mentalità – prosegue Mariotti – che stiamo affrontando le prove del Falstaff, uniti da un grande senso di squadra e dall’entusiasmo di poter continuare a lavorare».
Il direttore d’orchestra italiano torna alla Bayerische Staatsoper dopo il successo ne I masnadieri di Verdi, che andò in scena lo scorso 8 marzo immediatamente prima della chiusura dei teatri tedeschi per il primo lockdown, e nella Semiramide di Rossini del 2017.
Falstaff, l’ultima opera di Verdi, che debuttò alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893 su libretto di Arrigo Boito tratto dalla commedia Le allegre comari di Windsor e dal dramma Enrico IV di Shakespeare, è proposta a Monaco nella nuova produzione firmata dalla regista slovena Mateja Koležnik. Le scene sono di Raimund Orfeo Voigt, i costumi di Ana Savić-Gecan, la coreografia di Magdalena Reiter, le luci di Tamás Bányai e la drammaturgia di Nikolaus Stenitzer.
Il cast vede il baritono tedesco Wolfgang Koch debuttare nel ruolo del titolo, Ailyn Pérez nella parte di Alice Ford, Boris Pinkhasovich come Ford, Judit Kutasi come Quickly, Galeano Salas nei panni di Fenton, Daria Proszek nelle vesti di Meg Page, Elena Tsallagova in quelle di Nannetta. Completano il cast Kevin Conners (Dr. Cajus), Timothy Oliver (Bardolfo) e Callum Thorpe (Pistola). Mariotti dirige la Bayerisches Staatsorchester e il Coro della Bayerische Staatsoper preparato da Stellario Fagone.
«Falstaff è un “miracolo di teatro”, – aggiunge Mariotti – è una dimostrazione altissima della fusione e dell’intreccio tra musica, testo, armonia e strumentazione. È una commedia lirica, nella quale non si ride ma si sorride: è piena di ironia e di leggerezza, e allo stesso tempo sa essere molto profonda. Non si può giudicare Falstaff senza guardare a tutto il precedente vissuto compositivo di Verdi. Credo che in Verdi ogni opera, come fosse l’anello di una perfetta catena, sia indispensabile e necessaria esattamente dove si trova: questa catena presenta infatti un costante sviluppo e una maturazione che sfocia nel miracolo che è questo suo ultimo capolavoro».
Michele Mariotti sarà inoltre protagonista dell’incontro di presentazione dell’opera, moderato dal sovrintendente della Bayerische Staatsoper Nikolaus Bachler, che sarà trasmesso domenica 29 novembre alle 11.00 in lingua inglese sul sito del teatro (Introductory matinee Falstaff).
Dopo il Falstaff di Monaco, Michele Mariotti sarà impegnato nel Concerto di Natale del Teatro alla Scala di Milano, tradizionalmente trasmesso in Italia dalla Rai, e nell’Aida all’Opéra di Parigi, in scena a febbraio 2021 con Jonas Kaufmann, Sondra Radvanovsky, Elīna Garanča e Ludovic Tézier.
Segnalo questa news fondamentale, fra l’altro se leggete tutto c’è anche un piacevole risvolto scaligero. Non è tutto male e, su questo sarebbe disonesto fargliene torto e non riconoscerlo, Chailly ovunque sia stato non è mai stato uomo di chiusure a colleghi: sempre stato aperto e intelligente. Ovunque abbia diretto, ha lasciato spazio: non dargliene atto sarebbe, ripeto, negare una realtà (m.viz.)
MICHELE MARIOTTI DIRIGE PER LA PRIMA VOLTA IL FALSTAFF DI VERDI
ALLA BAYERISCHE STAATSOPER DI MONACO
La nuova produzione è firmata dalla regista Mateja Koležnik
Mercoledì 2 dicembre alle 19 in live-streaming su Staatsoper.TV
«Ingegnarsi e trovare sempre nuove soluzioni per andare in scena e non fermare la musica e il teatro, ovviamente agendo con senso di responsabilità e nel massimo rispetto delle giuste regole anti-contagio». Queste le parole del direttore d’orchestra Michele Mariotti, impegnato alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, dove si appresta ad affrontare per la prima volta il Falstaff di Giuseppe Verdi. Lo spettacolo sarà trasmesso gratuitamente in live-streaming sul canale televisivo online del teatro (Staatsoper.TV) e sarà visibile in tutto il mondo mercoledì 2 dicembre alle ore 19.00. L’eventuale presenza di pubblico in sala dipenderà dalle regole che verranno definite nei prossimi giorni in Germania per contrastare la pandemia. «È con questa mentalità – prosegue Mariotti – che stiamo affrontando le prove del Falstaff, uniti da un grande senso di squadra e dall’entusiasmo di poter continuare a lavorare».
Il direttore d’orchestra italiano torna alla Bayerische Staatsoper dopo il successo ne I masnadieri di Verdi, che andò in scena lo scorso 8 marzo immediatamente prima della chiusura dei teatri tedeschi per il primo lockdown, e nella Semiramide di Rossini del 2017.
Falstaff, l’ultima opera di Verdi, che debuttò alla Scala di Milano il 9 febbraio 1893 su libretto di Arrigo Boito tratto dalla commedia Le allegre comari di Windsor e dal dramma Enrico IV di Shakespeare, è proposta a Monaco nella nuova produzione firmata dalla regista slovena Mateja Koležnik. Le scene sono di Raimund Orfeo Voigt, i costumi di Ana Savić-Gecan, la coreografia di Magdalena Reiter, le luci di Tamás Bányai e la drammaturgia di Nikolaus Stenitzer.
Il cast vede il baritono tedesco Wolfgang Koch debuttare nel ruolo del titolo, Ailyn Pérez nella parte di Alice Ford, Boris Pinkhasovich come Ford, Judit Kutasi come Quickly, Galeano Salas nei panni di Fenton, Daria Proszek nelle vesti di Meg Page, Elena Tsallagova in quelle di Nannetta. Completano il cast Kevin Conners (Dr. Cajus), Timothy Oliver (Bardolfo) e Callum Thorpe (Pistola). Mariotti dirige la Bayerisches Staatsorchester e il Coro della Bayerische Staatsoper preparato da Stellario Fagone.
«Falstaff è un “miracolo di teatro”, – aggiunge Mariotti – è una dimostrazione altissima della fusione e dell’intreccio tra musica, testo, armonia e strumentazione. È una commedia lirica, nella quale non si ride ma si sorride: è piena di ironia e di leggerezza, e allo stesso tempo sa essere molto profonda. Non si può giudicare Falstaff senza guardare a tutto il precedente vissuto compositivo di Verdi. Credo che in Verdi ogni opera, come fosse l’anello di una perfetta catena, sia indispensabile e necessaria esattamente dove si trova: questa catena presenta infatti un costante sviluppo e una maturazione che sfocia nel miracolo che è questo suo ultimo capolavoro».
Michele Mariotti sarà inoltre protagonista dell’incontro di presentazione dell’opera, moderato dal sovrintendente della Bayerische Staatsoper Nikolaus Bachler, che sarà trasmesso domenica 29 novembre alle 11.00 in lingua inglese sul sito del teatro (Introductory matinee Falstaff).
Dopo il Falstaff di Monaco, Michele Mariotti sarà impegnato nel Concerto di Natale del Teatro alla Scala di Milano, tradizionalmente trasmesso in Italia dalla Rai, e nell’Aida all’Opéra di Parigi, in scena a febbraio 2021 con Jonas Kaufmann, Sondra Radvanovsky, Elīna Garanča e Ludovic Tézier.
Cast provinciale a Monaco.
Si annuncia per il 7 dicembre uno spettacolo che sarà STRAORDINARIO.
Spero che tu sia ironico, perché in questo momento la Scala sta a Monaco come i miei post stanno alle poesie di Montale.
Paola
Reazione scioccherella ad una notizia che oltretutto (Concerto di Natale) riguardava anche la Scala. Certo La Staatsoper di Monaco, quel teatrucolo di provincia che ha solamente messo in scena la maggioranza dei più memorabili allestimenti di questi ultimi anni con quel direttorucolo, come si chiama, Petrenko… Ma è così quando si vive sulle spine: se altri teatri decidono di produrre spettacoli, ecco la reazione rosicante, stizzita. Riecco la prosopopea scaligera, l’astio e l’invidia milanesi, invincibili. Una filosofia di vita. Ahi, ahi, ahi!
marco vizzardelli
“Sono le situazioni ad essere buffe in Falstaff, non i personaggi”.
(Carlo Maria Giulini)
In questa riga e mezzo c’è tutta la meditazione e il significato di “Falstaff” e, francamente, dal pensiero di Mariotti, così come riportato dall stampa, mi sarei aspettato un peso maggiore, non ovvietà risapute da oltre cento anni.
Sul “cast” a Monaco nel quale nessuno mi pare sia madrelingua italiano ho anche io perplessità in un’opera dove ogni sillaba è legata al disegno musicale dove è necessario un accento e pronuncia perfetta.
Saluti
Gentile Vono, la sua trasformazione in corifeo dell’attuale sciagurata dirigenza scaligera mi pare completamente compiuta. Ora arrivano persino le recensioni preventive per screditare chi potrebbe chissà un domani strappare lo scettro al miserabile direttore musicale in carica. Lei inizia tristemente a somigliare a coloro ai quali regge il moccolo. Che brutta fine.
Paola
Il mio era un commento al comunicato stampa che riporta virgolettato un pensiero per me di sconcertante banalità.
Tutto il resto sono sue illazioni. Ciò che scrivo pubblicamente lo sottoscrivo con nome e cognome e in archivio vi sono tutti i miei commenti su tutte le esecuzioni a cui ho assistito dalla fondazione di questo blog. Quando lei farà lo stesso potremo parlare alla stessa altezza.
Cordialità
-MV
Uh che lite stupidella!
Dominghiana non conosce Vono… e casca come un pesciotto nella sua provocazione.
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D’altra parte, quando Vono legge e interpreta quella frase di Mariotti… nonostante tutti i miei sforzi, non ha mai voluto conoscere questa persona e direttore al di fuori di due ascolti scaligeri che rappresentano… un decimillesimo, macché un decimilionesimo di quanto questo direttore ha compiuto in questi anni: Pesaro; Monaco, Parigi, Parma, Bologna… E mi viene in mente, la fatica di Ercole durata per far ascoltare Teodor Currentzis…Se Vono conoscesse realmente Michele Mariotti, ci avesse parlato una volta nella vita, capirebbe che dietro quella frase così semplice, probabilmente si apre un mondo.
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Sì, che lite stupidella.
marco vizzardelli
per me mariotti è uno dei massimi direttori operistici viventi.
l’ho seguito in diversi repertori e in diversi luoghi. un gesto e una genialità rari. una capacità di far rendere al meglio i cantanti a disposizione che teme pochi confronti. un equilibrio tra tensione e serenità proprio dei grandissimi.
avercene.
Concordo al 100% con der rote Falke, oltre a gesto meraviglioso, pensiero, anima, resa dei cantanti, c’è che il tutto è raggiunto con un’apparente totale naturalezza, senza che vi sia mai alcunchè di esibito.
marco vizzardelli
Grandissimo evento in Scala!! Cast stellare, mai accaduto prima di oggi di riunire in una sola sera i più importanti cantanti al mondo. Serata che preannuncia gustosissima e superba. Altro che Monaco…forse il loro cast provinciale nasce dal fatto che gli Artisti son tutti a Milano.
ciao giannetta, a leggere i tuoi messaggi si direbbe che la prima e l’ultima lettera del tuo nome siano autentiche. in mezzo andrebbe però scritto “abriell”. saluti.
Il Gala per il Venticinquesimo di Levine al Met durò dalle 18 del pomeriggio alle 2 di notte. È quello sì con i più grandi cantanti del mondo allora in attività. Cerchiamo di limitare questo tifo invero molto triste .
https://en.m.wikipedia.org/wiki/James_Levine%27s_25th_Anniversary_Metropolitan_Opera_Gala
Saluti
-MV
In realtà alla conferenza stampa di stamattina è stato detto ben poco di cosa succederà il 7. Vedremo.
La Scala si conferma il primo teatro del mondo. Grazie Sala
Il primo a dichiarare bancarotta artistica.
Uno spettacolo televisivo di canto e ballo con collegamenti drammaturgici creato in gran misura da Livermore se ho ben intercettato quel che è stato detto.
Il dramma è che non è stato detto cosa succede dopo! Che è proprio l’istanza richiamata dal maestro Danilo Rossi.
È un concerto costruito sul nulla e nel nulla. Senza alcuna prospettiva artistica.
Il sindaco e il cda riflettano sulla dirigenza cui hanno sciaguratamente affidato il teatro.
Il concertone del 7 non ha né capo né coda. Non perché manchino i grandi nomi, anzi.
Ma perché un concertone nulla ha a che fare con il 7 dicembre scaligero!!!
Non produrre, anche a porte chiuse, una serata operistica – fosse anche “The Turn of the Screw” (quindici orchestrali, sei solisti) o “La serva padrona” (orchestra d’archi, due solisti) o… – è la dichiarazione di bancarotta artistica più grave dal secondo dopoguerra.
Inoltre non si annuncia alcunché sul dopo!
Uno schifo, di cui sono responsabili i signori Chailly e Meyer, l’allontanamento dei quali non è più un problema di gusti bensì di sopravvivenza vera e propria del Teatro alla Scala.
questo commento mi suscita una tenerezza infinita per tanta incantevole ingenuità, lo dico sul serio.
evocare quei titoli da Piccola Scala, che meraviglia, ammesso che qualcuno under 50 si ricordi ancora della sua esistenza…
e perché allora non riprendere pure i titoli che ebbi la fortuna di vedere, appena maggiorenne, in quel teatro, Varieté di Mauricio Kagel (con in scena Bustric e il Mago Silvan!) o Lohengrin di Sciarrino con Gabriella Bartolomei…che tempi meravigliosi!
nulla di tutto questo esiste più e nemmeno è concepibile oggi, la Scala essendo rimasta solo un brand e i suoi spettacoli l’equivalente di partite di calcio di cui vendere i diritti televisivi.
una cosa interessante di questo virus è lo svelare davvero la perniciosità di tutte le esperienze reali, rese poi massificate o mercificate o oggetto di consumo.
e in realtà in quest’ottica chi ha deciso di tenere chiuso il teatro per mesi è ancora legato al prima, a quell’unica modalità di produzione che è sempre rimasta quasi la stessa per secoli e che oggettivamente non è praticabile in questo periodo.
io penso che la cosa migliore da fare, percependo denaro pubblico e usufruendo della cassa integrazione per i dipendenti, sia quella di mettere gratuitamente in rete tutto l’archivio e aspettare che passi la nuttata, questo nell’idea (anche la mia ingenua) che il denaro pubblico debba servire a tutta la cittadinanza.
idea che però è andata affievolendosi negli ultimi decenni, per poi scomparire del tutto.
come la Piccola Scala, per un po’ se ne vedevano ancora le vestigia, quando era usato come magazzino a lato del palcoscenico, poi nemmeno più quelle, ora proprio non esiste più.
(quanto darei perché la compianta violamargherita oggi fosse tra noi con uno dei suoi post… sigh.)
Indubbiamente ha risposto meglio alla situazione attuale il Donizetti di Bergamo, con le sue coraggiose produzioni e la sua webTV in abbonamento streeming (abbonamento che io ho sottoscritto con gioia e riconoscenza). https://donizettitv.uscreen.io/catalog
Attilia
Il mio commento era ironico. Grazie Sala…grazie Meyer…per questo disastro. Di Chailly che dire, visibilmente depresso, un fantasma.
Chailly è il principale responsabile morale di questo disastro che si chiama A riveder le stelle.
Ritengo che con questo scempio si debba concludere la sua triste èra scaligera.
Avanti il prossimo, e se possibile provvisto di carisma e autorevolezza.
E quindi uscimmo a riveder La Stella. Lui! La Stella Imprescindibile.
Buon divertimento! E’ perfettamente simbolico della “cosa”.
E il peggio è che la sua “celebrazione” ruberà la regia al bravo Livermore, perché dove arriva la Stella, è tutto un Porta a Porta
marco vizzardelli
Scherzi a parte, i trionfalismi preventivi sono fuori luogo e proprio fuori momento, e non suscitano simpatia. Vespa anche no, ma lo show non è mal ideato, anzi, bene unire Dante e la Scala, ho fiducia in Livermore (ma, davvero, si argini Vespa!), credo che Chailly terrà dritta la barra, ma soprattutto…nessuno mi tocchi la Milly!!!! La vera stella è lei, la Carlucci, e io, sono da anni, un aspirante candidato a Ballando Con Le Stelle. Voglio ballare!!! Viva Milly!
marco vizzardelli
Evviva!!!!
Da “Ballando con le stelle” ad “A riveder le stelle” il passo è breve ma felice.
(Ma almeno se “stelle” devono essere, che – oltre a Milly Carlucci – la Rai ci metta a disposizione anche quel geniaccio musicale di Paolo Belli, così ci liberiamo del ciarpame di Chailly e Gamba.)
L’operazione è furbetta, le stelle canteranno, Chailly officerà con serietà, l’autocelebrazione funzionerà perché Livermore è oggettivamente bravissimo, Roberto Bolle danzerà e parlerà ed è tanto amato, qualche crittico amico darà il suo apporto crittico, i giornaloni scriveranno trionfo-trionfo-trionfo, poi, quando tutto sarà finito… magari dopo un po’… forse si capirà che Danllo Rossi, o altri che hanno espresso dubbi, qualche buona ragione magari ce l’avevano, ce l’hanno…
marco vizzardelli
e allora… …su le mani!!!
Scusino. Tre domande.
1) Qualcuno ha capito se si tratterà di uno spettacolo in diretta o con i pezzi registrati e poi collazionati dal regista?
2) Perché Roma fa il Barbiere il 5 dicembre (Gatti), Firenze fa l’Otello il 30 novembre (Mehta), Bergamo fa tre produzioni, e non parliamo di Vienna, Monaco eccetera, mentre la Scala mette in piedi questo ridicolo concertane-carrozzone-varietà?
3) I giornalisti di palazzo già mettono le mani avanti sul 7 dicembre 2021 con Macbeth Chailly/Livermore/Netrebko. Chailly è davvero così inamovibile da un ruolo che non è assolutamente in grado di sostenere? Come fa l’orchestra a non chiuderla lì?
Ma con Liverpool si sono sposati? Bravissimo è…mi piace un sacco…mah…
Livermore
Livermore.
Liverpool – Atalanta 0 – 2
Forza Atalanta!!!
Sì brava Atalanta, forza Bergamo!
Nel frattempo, dal 15 dicembre, Macron concede la ripartura ai teatri.
e l’Opera di Parigi (che non è un teatro minore)…..
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Message d’Alexander Neef
aux spectateurs de l’Opéra national de Paris
Dans le cadre des décisions annoncées par le Président de la République le 24 novembre, l’Opéra national de Paris a le plaisir de se préparer à ouvrir à nouveau ses salles au public, à partir du mardi 15 décembre.
Plusieurs spectacles vous seront ainsi proposés au mois de décembre : La Bayadère, La Traviata et Carmen à l’Opéra Bastille, le spectacle Classes en scène de l’École de Danse, les concerts de l’Académie et des Arts Florissants ainsi que le récital de Julie Fuchs au Palais Garnier.
En outre, le Palais Garnier pourra à nouveau accueillir des visiteurs à compter de cette même date.
Nous vous communiquerons dans les meilleurs délais toutes les informations pratiques relatives aux spectacles et aux visites : dates, horaires, modalités de réservation.
Les artistes et toutes les équipes de l’Opéra national de Paris sont restés mobilisés au cours des dernières semaines pour pouvoir vous accueillir dans les meilleures conditions artistiques et sanitaires.
Je serai heureux de vous retrouver dans nos théâtres dès le 15 décembre.
Je vous remercie de votre confiance et de votre fidélité.
Alexander Neef
Directeur général
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marco vizzardelli
Un pò minore lo è suvvia
Misuro la minorità o maggiorità anche in base all’attenzione al pubblico. Non certo all’autoreferenzialità di coloro per i quali la massima preoccupazione è proclamare di continuo la propria grandezza. Che è un segnale di debolezza. Chi è grande, infatti, non ha bisogno di autodirselo continuamente.
Questo è ciò che, a volte, rende il Teatro alla Scala “non simpaticissimo”.
marco vizzardelli
MILLY FOREVER!
marco vizzardelli
https://www.operaroma.it/news/a-dicembre-gatti-e-mariotti-dirigono-tre-concerti-per-la-prima-volta-in-live-streaming/
Non capisco il senso di queste opere o concertino digitali/autoreferenziali, ma tant’è… contenti così!
A proposito di autoreferenzialità, la Scala……
Scusi, Luisella, ma non fa bella immagine invidiare gli altri. Ciascuno faccia il suo, in pace. No?
marco vizzardelli
OTELLO, DA FIRENZE, VISTO IN DIRETTA TV
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Provo a fare sintesi sulle mie impressioni televisive su questo Otello fiorentino. Prima di tutto, si deve un elogio ad Alexander Pereira per il coraggio! (c’è chi persegue altre vie, chi scrive preferisce il coraggio di “esserci”, pur con tutti i limiti dello streaming, che non potrà né dovrà sostituirsi allo spettacolo-live. Ma oggi è uno strumento di attenzione al pubblico: non di più e non di meno). La messa a nudo scenica delle difficoltà di realizzazione (parlo dello spettacolo del regista Binasco) dà senza dubbio la sensazione primaria di uno spettacolo irrisolto, ma è una messa in scena onesta, nel senso pieno della parola. Chiaro, poi la domanda resta: siamo condannati ad allestire le opere in questa maniera? Qui si apre una questione ed un mondo.
Zubin Mehta conferma la sua grandezza, pur fors’anche un suo limite storico. Il suo Otello (al netto di qualche occasionale svista di legni e ottoni, nel quadro di una prestazione orchestrale notevole: stranamente la registrazione tv era molto godibile, una rarità) è lampante, chiarissimo nelle scansioni, nella concertazione, ricco di una sua energia, anzi violenza, interiore e anche “fisica”, che ci sta tutta. Occasionali (inizio) anche alcuni dei rallentamenti tipici di questa fase di Mehta, ma niente a che vedere, sia nella condizione fisica del Maestro sia nella sua condotta, con le estenuazioni manifestate di recente alla Scala, e ciò conforta. Un Mehta ben presente, a se stesso e all’opera, pur nel gesto ridotto all’essenziale. Il concertato atto terzo, condotto come una montagna che si erge a scalini fino all’enormità, era (pur se, magari non “esatto al millimetro”) impressionante, e verdiano al mille per mille, nella sua forza plastica e drammatica. Come in tutto il cast, forse una certa stanchezza si è comunicata da direttore ad orchestra ad interpreti nelle fasi estreme dell’ultimo atto. Ma è comunque l’Otello di un grande. Anche se (ma questo è sempre stato Mehta) è un grande direttore tout-court più che un maestro dello scavo interpretativo in profondità.
Sartori-Otello ha tanta e tanta voce, al netto di qualche acuto un po’ “tirato”. Il problema è di fondo. I suoi “personaggi” tendono ad assomigliarsi tutti, “fa” sempre Sartori, e questo suo Otello non ha fatto eccezione. Può farlo, come può fare quasi tutto ma, alla fine, canta tantissimo ma interpreta poco, e con monotonia. Peccato, il cantante è, in sé, di tutto rispetto.
Sono rimasto un po’ sconcertato da Marina Rebeka. Aveva iniziato molto bene (pur afflitta dalla messa in piega della chioma imbarazzante come il costume), una Desdemona volitiva, vibrante nella bella voce, per nulla remissiva. Peccato sia andata in crisi fra Salice, Ave Maria e finale: 4 piccole rotture di voce consecutive, fra la canzone e l’Ave, sono tante (una può capitare, ma 4 di fila!) e forse il segnale di una condizione fisica non perfetta, magari solo occasionale, lo speriamo. Peccato, il personaggio “c’era” e c’era bene.
Chiaro che quest’Otello fiorentino avrebbe dovuto, in realtà, intitolarsi “Jago”: Luca Salsi ha surclassato tutto e tutti, con la potenza e la bellezza di una voce poderosa eppure capace di piegarsi anche alle sottigliezze del ruolo. Forse, l’efficienza di un “manico” (il direttore) lo ha portato a manifestarsi di più nell’esuberanza, siamo convinti che in altre occasioni Salsi potrà ulteriormente affinare e “ombreggiare” l’espressività e la vocalità del ruolo, ma è già un grande Jago, che conferma l’eccellenza e l'”indispensabilità” odierna di questo nostro grandissimo (è ora veramente di dirlo, dopo il sommo Scarpia dell’anno passato e tante altre prove) artista.
Ben curate le parti di contorno. Un Otello non perfetto ma con “motivi” d’eccellenza (le parti migliori della direzione, e Jago) e, ripetiamo, lode al coraggio di chi ha lanciato, e sostanzialmente, vinto (sia pure una vittoria “ai punti”) l’impresa. Onore al Maggio Fiorentino.
marco vizzardelli
CLASSIC VOICE: DANILO ROSSI FRA LE PERSONALITA’ MUSICALI EMINENTI 2020
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Il mensile “Classic Voice”, in edicola a dicembre (n. 259) ha inserito Luciano Messi, sovrintendente del Macerata Opera Festival fra i dieci personaggi più rilevanti del mondo musicale 2020. Nell’articolo «La via Maestra» a cura di Luca Baccolini e dell’intera redazione della rivista, Messi compare al fianco di nove nomi “pesanti” della scena internazionale: il direttore d’orchestra Riccardo Muti (cui è dedicata la copertina) che a giugno ha «apostrofato il ministro della cultura ricordando ciò che era sfuggito come priorità fin dai primi mesi dell’emergenza: la difesa della cultura, il valore assoluto e non negoziabile della musica dal vivo» e quindi, in ordine alfabetico, il pianista Igor Levit, il mecenate Marco Mazzoleni, il direttore d’orchestra Antonio Pappano, la coppia alla guida del Maggio Musicale Fiorentino Alexander Pereira-Zubin Mehta, il sovrintendente del Teatro La Fenice Fortunato Ortombina, il presidente del Festival di Salisburgo Helga Rabl-Stadler, la prima viola dell’Orchestra del Teatro alla Scala Danilo Rossi e le sarte del Teatro Regio di Parma: «volti che hanno resistito e reagito in un anno impossibile da dimenticare».
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Ben fatto
marco vizzardelli