Dal 7 al 10 Gennaio 2020
Filarmonica della Scala
Direttore Gianandrea Noseda
PROGRAMMA
Gabriel Fauré
Pelléas et Mélisande, suite op. 80 Prelude Entr’acte: Fileuse Sicilienne La mort de Mélisande
Igor’ Stravinskij
Le baiser de la fée Divertimento dal balletto
I. Sinfonia II. Danses suisses III. Scherzo IV. Pas de deux
Camille Saint-Saëns
Sinfonia n. 3 in do min. op. 78 “con organo”
Ricopio il commento di “Der rote falke” sul concerto di Gatti a Torino:
gennaio 10, 2020 a 12:35 am #
OT
Appena rientrato da Torino dove ho assistito a una Nona di Mahler semplicemente stratosferica. L’Orchestra della Rai mai così in palla. Daniele Gatti sovrumano. Pubblico festante e commosso allo stesso tempo. Successo interminabile. Serata storica, per fortuna ripresa dalla televisione di stato per Rai5 e RaiPlay.
Posso dire anch’io che all’ascolto per radio mi è sembrata una nona di Mahler eccezionale, era dai tempi di Abbado che non ne sentivo una così (ero andata persino a Londra qualche anno fa per sentirne una diretta da Salonen ma ne ero rimasta delusa).
Dovrebbe essere disponibile in streaming sul sito di raiplay radio -radio 3, ma chi può corra a Torino, stasera replica alle 20.00! Attilia
Rischiando le coronarie ho ascoltato e visto a Torino entrambe le serate Gatti Nona Mahler. Qualunque mia parola può solo rovinare, passerebbe per esagerata. Bisognava esserci e ascoltare e vivere, ancor più la seconda serata. Quanto si è ascoltato, no: vissuto, investe la sfera della musica, dell’umanità nel suo vivere il bene e il male, dell’arte, della fede. Dell’amore. Ascoltare Daniele Gatti mentre fa musica, da sempre ma ancor più adesso, investe tutto questo ed è esserne investiti.Se ne esce innamorati e squassati. Pieni di vita, di arte, di umanità, di amore..
marco vizzardelli
La Nona di Mahler con Daniele Gatti è stata, all’ascolto dal vivo, la più “grande” da me mai ascoltata, ma anche, fatto ancor più eccezionale, la più impeccabile sul fronte della pura esecuzione strumentale. Non ascoltavo l’Orchestra Nazionale della Rai da un decennio o due (forse da un remoto Prêtre con i “Quadri” di Mussorgsky-Ravel) ma mai mi sarei aspettato un’esattezza addirittura “berlinese” in certe figurazioni dei corni o nella tromba in piano del Terzo tempo che anticipa il tema dell’Adagio in più riprese (e dove nove volte su dieci, anche in compagini blasonatissime, la perfezione è una chimera).
A fronte di almeno altre due esecuzioni di Gatti di cui abbiamo il ricordo dal vivo, sempre di questa sinfonia, a Milano con la Filarmonica della Scala e con la OGI, lo scheletro interpretativo resta lo stesso, ma il Primo Tempo è apparso completamente ristudiato, quasi alla luce del Finale della Sesta Sinfonia di Mahler, una lotta di calore e speranza minata da tre collassi (il terzo spaventoso, con un ruggito del Tam-Tam che spalanca un improvviso, mostruoso sguardo in un terrificante inferno -un miracolo di colore sonoro nell’uso del tam-tam-) che non ne opacizzano tuttavia la luce. E anche il Finale, intenso di fervore e canto, si spegne sì, ma in delicata luce, in un’atarassia serena, consapevole, quasi un consegnarsi all’amore. Non è una lettura nichilistica quella di Gatti, e in questo sta l’inaudita grandezza della “sua” Nona di Mahler.