1 aprile 2019
– ore 20.00
Milano, Teatro alla Scala
Direttore Fabio Luisi
Carl Maria von Weber
Oberon, Ouverture
Anton Bruckner
Sinfonia No. 7 in mi maggiore.
Tra i direttori della famiglia Filarmonica c’è sicuramente Fabio Luisi che nelle ultime stagioni ha impaginato alcuni dei programmi più apprezzati, tracciando un profilo illuminante del sinfonismo tedesco, da Schubert a Richard Strauss, da Weber a Schönberg. Il nuovo capitolo del suo percorso approda a Bruckner con la Settima Sinfonia. In apertura di cooncerto l’ouverture da Oberon di Weber. Il programma sostituisce l’annunciata Ottava Sinfonia di Bruckner. Ringraziamo il Maestro Luisi per aver accettato di modificarlo in segno di stima e affetto verso il maestro Zubin Metha che ha scelto di dirigere l’Ottava per il suo rientro alla Scala in maggio.
Nobile concerto di un nobile personaggio. In Weber c’è nitore , lirismo, un certo slancio.
Bruckner ben dosato nelle dinamiche e nella salita ai plenum orchestrali, più trasparente che monumentale in omaggio alle caratteristiche “italiane” dell’orchestra.
Manca la visionarietà che connotò, ad esempio, la sconvolgente lettura data da Salonen alla Settima, l’estate scorsa in varie sedi italiane. Ma tutto è appropriato. Per la Filarmonica, tuttavia, Bruckner resta la scalata dell’Everest. Qualche scollamento fra tube wagneriane e resto del complesso. E consueta impressione di un’orchestra nella quale gli archi (ottimi) viaggiano ad altro livello e come divisi dagli ottoni. Un ascolto “a strati” più che a fusione.
Ma il Bruckner di Luisi resta la musica di un’anima bella. E si fa applaudire.
Marco Vizzardelli
P.s. 70 minuti totali di musica. Ricordo che si tratta di una stagione in abbonamento
Grande musicista, Luisi. Per cui il primissimo rammarico è constatare che ieri sera è e resterà l’unica in cui salirà sul podio in Scala. E già questo mostra l’imperizia e l’insolenza della miserabile coppia Pereira/Chailly.
Purtroppo l’orchestra è ormai quella che è: musicisti sovraccarichi di lavoro (inutile, perché tanto la sala è sempre più vuota) che però non si ribellano perché il denaro vale più dell’arte.
Meglio lasciarli nel loro pantano col loro imbarazzante direttore musicale.
Le cui tracce si sono ben sentite ieri sera: orchestra ormai a blocchi che cercano di soverchiarsi, tube wagneriane che si esprimono con suoni strazianti e indecenti, fiati costantemente non intonati tra loro, eccetera. Su queste macerie musicali chaillyane, Luisi riesce comunque a costruire un concerto di grande dignità. Una Oberon-Ouverture che scoppietta mica male e in cui addirittura si palesa una certa leggerezza quasi frivola, davvero favolistica. Un Bruckner a grandi arcate, ipercattolico nella sua veste formale; in particolare magnifici il terzo e il quarto movimento.
Consueto pubblico da nosocomio terminale, che, quantomeno, al termine si scalda più del solito.
Orchestrali visibilmente grati di avere finalmente davanti a loro un musicista. Troppo poco, cari strumentisti: occorre prendere posizione nettamente e tempestivamente in vista dei prossimi mutamenti al vertici del teatro.
Chi si lamenta (e basta) non gode.
la tua analisi è giusta… anche io sono basito che Luisi passi dalla Scala una volta all’anno… e lo stesso vale per Gatti che è relegato a un unico concerto in Filarmonica…
mi sembra chiaro che il direttore stabile voglia tenere lontane persone che lo oscurino – e questo è impossibile, perché chiunque dirige, oggi, meglio di lui – ma soprattutto che possano costituire un’alternativa come direttori musicali seri e credibili e autorevoli e capaci tra un paio d’anni…
molto rozza come cosa…
quanti ricordi….quanto scritto mi ricorda il direttore del triste ventennio che “eliminava” tutti i direttori migliori di lui (ovvero il 90%) ed era geloso dei risultati di tutti: Sinopoli, per esempio, non diresse mai Verdi alla Scala e questo credo che non si debba perdare a quella mezza tacca.
Corsi e ricorsi …speriamo che finisca, per l’attuale nel medesimo modo….
E finalmente – a una settimana esatta dalla prima del 23 aprile – oggi Franz Welser-Möst si è degnato di presentarsi alle prove di «Ariadne auf Naxos».
Immaginabile, dunque, la profondità dell’interpretazione orchestrale, lo scavo dei personaggi coi solisti, l’unità d’intenti con l’allestimento…
Non credo che con Franz una settmana o un mese di prove faccia una grande differenza…
U
“…Mettere in scena questo lavoro alla Scala non è stato semplice. Avrebbe dovuto dirigerla Zubin Mehta che lo scorso anno ha però dovuto dare forfait per problemi di salute.
Welser-Möst, uno dei direttori straussiani più quotati del mondo, ha dato la sua disponibilità anche se a causa di una fitta serie di impegni (inclusa una tournée di tre settimane in Giappone) ha potuto iniziare le prove solo da pochi giorni insieme all’orchestra (qui in versione ‘da camera’ con 34 elementi) e al cast. Un cast che, oltre a Stoyanova, include nomi come Sabine Devieilhe nel ruolo di Zerbinetta, Michael Koenig in quello di Bacco, Daniela Sindram nei panni del compositore. E appunto Pereira. “Lo faccio – ha spiegato in conferenza stampa – perché le parole del maggiordomo se dette dal direttore del teatro hanno un peso maggiore”. Il maggiordomo ha infatti in qualche modo il compito di sovrintendere all’allestimento degli spettacoli.” (ANSA)