The Turn of the Screw

14 Set
Benjamin Britten

Orchestra del Teatro alla Scala

Nuova Produzione Teatro alla Scala

giro-di-vite

Durata spettacolo: 2 ore e 18 minuti incluso intervallo

 

Direttore Christoph Eschenbach
Regia Kasper Holten
Scene  e costumi Steffen Aarfing
Luci Ellen Ruge
Drammaturgo Gary Kahn
The Prologue/Peter Quint Ian Bostridge
The Governess Miah Persson
Miles Sebastian Exall (14, 20, 30 sett., 17 ott.)*

Lucas Pinto (16 e 28 sett., 13 ott.)*

Flora Louise Moseley
Mrs Grose Jennifer Johnston
Miss Jessel Allison Cook

*Trinity Boys Choir    Direttore  DAVID SWINSON

 

 

L’opera in poche righe

Nel 2016 il Teatro alla Scala presenta una nuova produzione al Piermarini contemporaneamente a una tournée all’estero. Si tratta di Giro di vite (The Turn of the Screw) di Benjamin Britten, con cui debutta alla Scala il regista danese (e direttore artistico del ROH Covent Garden) Kasper Holten. Prestigiosa la parte musicale, con Christoph Eschenbach sul podio e Ian Bostridge e Miah Persson protagonisti. Bostridge approda così a un ruolo scenico alla Scala dopo il grande successo dei suoi concerti di canto.

3 Risposte a “The Turn of the Screw”

  1. proet settembre 14, 2016 a 10:20 am #

    Perché c’è una foto di Italiana o CFT o simili? È la nuova regia danese? 🙂

  2. lavocedelloggione settembre 14, 2016 a 10:56 am #

    Oddio, vedo se faccio a tempo a correggere, devo prendere un treno per Venezia perché vado alla Fenice a vedere Norma (a proposito, sarebbe stato più opportuno che il Giro di vite fosse rappresentato a Venezia dato che la prima è stata data proprio alla Fenice il 14 settembre 1954) Baci a tutti Attilia

  3. marco vizzardelli settembre 19, 2016 a 6:21 PM #

    Prima di tutto, Britten: ogni incontro con la sua musica ed il suo teatro in musica è folgorante. Poi, molto alto livello della resa musicale. Eschenbach a pieno agio con linguaggio e tematiche e ottimi gli strumentisti scaligeri. Nel cast, iconico, impressionante Ian Bostridge: il fisico allampanato sotto la chioma rossa, i movimenti dinoccollati, il pallore, la voce non bella ma di una espressività totale, la dizione, le inflessioni (memorabile il vocalizzo “Miles, Miles”), tutto contribuisce a una inquietante rappresentazione fisica-psicologica del male. Eccellente Miah Persson, ormai chiaramente fra le massime cantanti-interpreti odierne. Acerbo ma giusto proprio per quello il Miles di Lucas Pinto, a posto Louise Moseley (Flora), Jennifer Johnston (Mrs Grove) e Allison Cook (Miss Jessel).
    Lo spettacolo di Holten è elegante, ma proprio nella sua elegante geometricità mi sembra resti un passo indietro rispetto alle inquietudini, all’ambiguità, al geniale malessere suscitato da una musica, e da un teatro in musica, assolutamente geniali. Sono per un 9 complessivo alla parte musicale (con Bostridge fuoriclasse), 7 o 6/7 a quella scenica.

    marco vizzardelli

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