3 Risposte a “Maurizio Pollini”
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Lascio ad altri i commenti tecnici e i giudizi critici. Per me non c’è molto da dire. Una serata di quelle che difficilmente si dimenticano. Grazie, Maestro!
Confermo. Tanto mi aveva deluso e lo avevo trovato stanco, freddo, impreciso e nervoso nell’ultimo concerto di quest’autunno (Schumann e Chopin), tanto mi ha entusiasmato lunedì. Uno dei più bei concerti di Pollini da sempre ! Monumentale Debussy !
La GMJO, Philip Jordan e Christian Gerhaher a Bolzano
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Arrivo con qualche giorno di ritardo, ma merita commento lo stupendo concerto bolzanino della Gustav Mahler Jugend diretta da Philip Jordan con la partecipazione del baritono Christian Gerhaher. Negli anni, dai tempi di Abbado in poi, il concerto di chiusura della tournèe estiva della GMJO è un evento entusiasmante: la formazione 2016 dell’orchestra giovanile fondata dallo scomparso direttore milanese ci è parsa fra le migliori di sempre. Archi (con bellissima presenza femminile) un tutt’uno di bel suono e precisione, ottoni potenti e praticamente infallibili. Raramente è dato ascoltare una Nona di Mahler senza la minima sbavatura. Qui è accaduto.
Ma, a parte la straordinaria esecuzione, il concerto è stato di elevatissima statura artistica, sia nella direzione che nella prova del solista. Nella prima parte, Jordan e Gerhaher hanno eseguito l’Abschied dal Canto della Terra. E, trovando nella nota eleganza e leggerezza di Jordan una partnership ideale, il baritono si è confermato interprete di straordinaria rifinitura e originalità. Per dar voce allo struggente lied ha volutamente “stimbrato” il proprio strumento vocale fino ad un quasi “parlato cantando” (e la dizione di Gerhaher è di raffinatezza da vero erede anche spirituale di Fischer-Dieskau). Sì che, con voce appena impostata, la frase iniziale “Die Sonne scheidet”, nata dal pedale orchestrale morente nel silenzio, ha fermato il cuore e levato il fiato all’ascoltatore. E tutto l’Abschied è stato esalato da Gerhaher con voce che prendeva corpo nella parte centrale per poi spegnersi sempre più, fino all’ “ewig, ewig” conclusivo emesso a fil di labbra, con una sonorità fra canto e parola, un filo sottilissimo di voce emesso dalle cavità nasali, che ha lasciato il pubblico in un silenzio commosso. Grandissimo “studioso” della propria voce e splendido interprete.
E silenzio, lunghissimo e colmo di emozione, c’è stato dopo le ultime, rarefatte note di una Nona di magnifica tensione sonora e spirituale, dominata tecnicamente da Jordan e dai ragazzi della GMJO (cosa non è stata l’accelerazione conclusiva nel Rondò-Burleske!) ma soprattutto intessuta di poesia, suonata e “detta” musicalmente senza enfasi ma con una ammirevole ricchezza di espressioni e, da parte di Jordan, con una concertazione allo stesso tempo attenta ad ogni dettaglio ma con una sensibilità capace di legare il dettaglio all’insieme (che non è di tutti i direttori, in questa sinfonia). Gran musicista, e non lo si scopre oggi: il direttore della Bastille alla Scala vanta un bellissimo Rosenkavalier (e di quello stile d’interprete molto si ritrovava in questo Mahler), ed è colui al quale Glyndebourne e per fortuna (grazie all’incisione live) tutti gli appassionati devono una delle più avvincenti letture di Carmen.
A Bolzano, sala non stracolma, ma entusiasmo alle stelle, dopo il silenzio: lunghi applausi ritmati. All’anno prossimo, credo con Daniel Harding.
marco vizzardelli