18 gennaio 2016
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Milano, Teatro alla Scala

Direttore Ottavio Dantone
Mezzosoprano Roberta Invernizzi
Contralto Delphine Galou
Giovanni Battista Pergolesi
Stabat Mater per Soprano, Contralto Archi e Basso Continuo
Nicola Antonio Porpora
Concerto per Violoncello e Archi (Trascrizione per Pianoforte e Archi)
Igor Stravinskij
Pulcinella
Concerto dedicato a Claudio Abbado a 2 anni dalla sua scomparsa
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Il data base di tutte le esecuzioni di Claudio Abbado, dalla prima esibizione in casa Toscanini nel 1952, fino all’ultimo concerto al Festival di Lucerna nell’agosto 2013 è stato completato: più di 3400 eventi che l’hanno visto protagonista nella sua carriera artistica.
Questa realizzazione è l’omaggio che il Club Abbadiani Itineranti vuole fare al grande maestro in occasione del secondo anniversario della sua scomparsa, un lavoro durato molti decenni di paziente raccolta dei dati, completato con l’archiviazione finale in un sistema di data base informatizzato che dal 19 gennaio sarà disponibile online sul sito www.abbadiani.it

Questa realizzazione è l’omaggio che il Club Abbadiani Itineranti vuole fare al grande maestro in occasione del secondo anniversario della sua scomparsa, un lavoro durato molti decenni di paziente raccolta dei dati, completato con l’archiviazione finale in un sistema di data base informatizzato che dal 19 gennaio sarà disponibile online sul sito www.abbadiani.it

La presentazione avverrà in collaborazione con la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado presso l’auditorium Lattuada in corso di Porta Vigentina 15/a a Milano, alle ore 20.30 di martedì 19 gennaio 2016.
Interrevverranno Angelo Foletto, Marco Bologna e Franco Baccalini. Alla presentazione seguiranno esecuzioni musicali della Civica Scuola di Musica
Interrevverranno Angelo Foletto, Marco Bologna e Franco Baccalini. Alla presentazione seguiranno esecuzioni musicali della Civica Scuola di Musica
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti in sala
Club Abbadiani Itineranti
via Tadino 1 – 20124 Milano
tel 338 7108 656
www.abbadiani.it
In quasi coincidenza con il secondo anniversario della scomparsa di Claudio Abbado, Ottavio Dantone ne ha ripristinato, per la stagione della Filarmonica della Scala, un bellissimo programma, facendolo proprio, ovvero apportandovi quella musicalità ombrosa in cui l’apparente understatement nasconde in realtà un gusto del suono, tendenzialmente “scuro”, e dei fraseggi ricco di una nota anche sensuale, insolita nei filologi. Dantone , anche con la sua magnifica Accademia Bizantina, non ha mai praticato quel suono “strappato”, iconoclasta, proprio di diversi suoi colleghi impegnati nel barocco e dintorni ma ha sempre espresso un “complessità” espressiva differente. Con quella nota sensuale. Dello Stabat Mater di Pergolesi (facessimo il giochino delle 15 musiche da salvare per sempre, è probabile che vi rinetrerebbe!) molti tendono a lodare l’equilibrio. Dantone, con sottigliezza, lo rompe in quella che definirei proprio una religiosità (musicalità) sensuale, che si esprime in ritmo e nel canto stesso delle due soliste, la brava Roberta Invernizzi e l’affascinante Delphine Galou, dalla timbrica ben differenziata. Lo Stabat Mater risuona, commovente, sì, ma anche un po’ inquietante. Magnifico apporto di colore e morbidezza dagli archi della Filarmonica, sezione forte del complesso scaligero.
Dantone, si diceva, non è iconoclasta: e la scelta ardita di passare al pianoforte il concerto in sol maggiore per cello e archi di Porpora si rivela di alta suggestione: il irettore stesso siede al pianoforte, ha premesso di avere una tecnica clavicembalista: vero, ma che tecnica! Proprio l’uso “percussivo” del tasto dà un fascino strano all’esecuzione:anche qui ci sono ritmo e sensualità, e l’uso del piano dà al brano una particolare impronta che- senza esagerare – verrebbe da definire pre-romantica. Bellissima lettura, salutata con entusiasmo dal pubblico.
Meno compiuto l’approccio al Pulcinella di Stravinskij. A parte qualche squilbro nel cast vocale (tenore Castoro, basso Malinverno e la Invernizzi, ciascuno un po’ con un suo stile), diciamo che la strada dell’inferno (gli ottoni scaligeri, ahi!) è lastricata di buone intenzioni (quelle di Dantone, le cui evidenti idee fanno un po’ i conti con la difficoltà di parte dell’orchestra nella resa tecnica).
marco vizzardelli
Con Kurtag ancora in gestazione, Pereira ha a mio avviso salvato bene il Porgy and Bess dopo il ritiro di Harnoncourt, inserendolo nei turni di abbonamento con la direzione di Alan Gilbert che ha tutto per riuscire nel titolo e si è ben trovato con la Filarmonica della Scala nel concerto effettuato al Piermarini. Sarebbe stato un peccato rinunciare al Porgy, la soluzione mi pare decisamente lodevole.
marco vizzardelli
Claudio Abbado ha lasciato in eredità tre sue bacchette a tre direttori verso i quali nutriva stima e affetto particolari: suo nipote Roberto, Daniele Gatti e Michele Mariotti.
Roberto Abbado, sessantunenne figlio di Marcello, sembra l’abbia ricevuta da tempo, Michele Mariotti l’ha avuta da Daniele Abbado durante le prove dell’Attila, che debutta a Bologna sabato con la sua regia e la direzione di Mariotti, che ha conosciuto Claudio nel 2007 ed ha avuto modo di frequentarlo nella sua casa bolognese.
Daniele Gatti non ha nascosto la sua emozione per un ricordo così significativo da parte del grande collega scomparso.
Ora che sappiamo che anche Claudio Abbado condivideva le nostre predilezioni per i direttori italiani più giovani di lui di una, generazione, come Gatti, o due, come Mariotti, siamo ancor più convinti che essi siano le “punte di lancia” delle nuove leve direttoriali italiane, che salendo su podi come quelli di Bayreuth o del Metropolitan, fanno onore al nostro paese nel mondo.
La mia personale stima va anche a Roberto Abbado, al di là della vicinanza familiare che ha sicuramente contribuito alla scelta di Claudio.
Grande anche in questo
marco vizzardelli