IL CASO PEREIRA
Milano, 14 aprile 2014 – Il Ministero ai Beni Culturali ha chiesto al Cda della Fondazione Teatro alla Scala una relazione sul caso delle produzioni che il sovrintendente designato, Alexander Pereira, avrebbe acquisito dal Festival di Salisburgo. A riferirlo e’ il sindaco di Milano e presidente della Fondazione, Giuliano Pisapia, all’uscita dalla riunione del Cda in corso.
‘’E’ una discussione molto delicata – ha spiegato Pisapia -. C’e’ tanto da approfondire. Il Ministero ai Beni Culturali ci ha chiesto una relazione’’ sulla vicenda. Il sindaco non si e’ sbilanciato sulla conferma o meno della designazione di Pereira (il cui contratto entrera’ in vigore dal 1 ottobre) e alle domande dei giornalisti in proposito ha risposto: ‘Bisogna avere informazioni su quanto effettivamente e’ successo. Sono state dette troppe cose vere e troppe cose false. Abbiamo chiesto al dottor Pereira una relazione con tutta la documentazione necessaria per fare una relazione corretta al Ministero’’. Quindi, ha aggiunto, finche’ non si avra’ un quadro completo e certo del caso e ‘’non sappiamo con esattezza’’ quanto avvenuto ‘’non possiamo dare giudizi. Siamo – ha concluso – molto attenti alla delicatezza della situazione’’.
Proet aprile 15, 2014 a 10:47 am
Stamattina ho sentito Foletto a Radio Popolare su Pereira e mi ha deluso assai, l’ho trovato un po’ “buonista” e tutto teso a dire che Pereira può far quel che vuole e che la soffiata ai giornali austriaci viene dall’interno del Teatro, dunque è dovuta a faide interne.
pare quasi che non essendo il protagonista italiano glie le si possa perdonare tutte (così fan tutti, appunto, anche il defunto Mortier…).
invece a me fa specie che anche altrove ci siano certe abitudini moleste e che si continui ad usare denaro pubblico per risanare buchi di bilancio altrui, italiani e non.
i “conti della serva” di cui parlava poi Foletto, necessari a riempire la programmazione giornaliera del semestre maledetto del 2015, a me non tornano comunque: che bisogno c’era di acquistare da fuori proprio per la stagione dell’Expo (che parrebbe attirare il cosiddetto pubblico generalista) quando i magazzini della Scala sono pieni di centinaia di allestimenti anche recenti?
e che senso ha fare Kurtag proprio nell’anno dell’Expo e per il pubblico di cui sopra?
Gabriele Baccalini aprile 15, 2014 a 11:16 am
Quanto alla vicenda Pereira, io aspetto di conoscere i documenti, non faccio come Forza Italia o De Corato che lo vogliono cacciare subito.
E’ quasi ovvio che uno spiffero sia uscito dalla Scala, so che Paola Zonca è una giornalista attenta, che verifica le fonti prima di scrivere e stimo anche Foletto, cui si offre troppo poco spazio per le critiche musicali, mentre Isotta ha imperversato con le sue idiozie (forse adesso è finita anche per lui).
Da quello che ha detto Pereira alla Aspesi, per esempio il Falstaff diretto da Gatti a Salisburgo alla Scala si farà nel 2017 e quindi non è detto che Kurtàg si faccia durante l’Expo.
Ma quello che voglio sapere io prima di tutto è se esiste un documento a due firme, che evidentemente non possono essere entrambe di Pereira. Allora chi ha firmato per la Scala e chi per Salisburgo?
Poi ovviamente devono essere valutati i contenuti del ventilato contratto.
Dopo avere conosciuto il tutto potremo giudicare in modo circostanziato.
Ciao.
Gabriele Baccalini
marco vizzardelliaprile 16, 2014 a 8:50 am
Io spero che Scala e Milano leggano oggi Mattioli su La Stampa e non facciano i cretini. Rinunciare ad un Pereira sarebbe da autentici milanoti cerebrolesi.
Immaginatevi solo il panorama di nomi e liti che si aprirebbe
Marco Vizzardelli
proetaprile 16, 2014 a 10:05 pm
mi scusi Vizzardelli se ritorno sulla questione Pereira, in attesa di un post apposito.
questa volta è lei che mi pare succube e provinciale, in difesa estrema di quella borghesia cosmopolita e illuminata che gestisce e frequenta allo stesso tempo i templi della lirica e del concertismo europeo essendone l’unico fruitore ma non l’unico finanziatore (come ai bei tempi), giacché tutte queste sono attività in cui cospicui trasferimenti di denaro pubblico vengono fruiti da una ristretta fascia di cittadini: i più abbienti.
questa è una questione morale e di giustizia sociale che travalica tutto il resto e che non è da “cretini cerebrolesi” affrontare.
anzi, a me pare che proprio agli occhi della grande e piccola stampa internazionale stiamo facendo la solita figura dei fessi che col denaro pubblico risanano i deficit di aziende o festival in gran parte finanziati dai privati, come è ora quello di Salisburgo.
fa bene Baccalini a volerci veder chiaro e con lui io, il Sindaco e il Ministro.
e certo non mi parrebbe un gran danno perdere Pereira (ampiamente sostituibile anche in Italia) e sicuramente sarebbe un beneficio più ampio per la collettività vedere quel denaro meglio speso, in tempi in cui mezza Italia sta col culo per terra e l’altra mezza che non ci sta è continuamente colpevolizzata come se fosse la causa del nostro mostruoso debito pubblico.
la Scala ha centinai di spettacoli in magazzino e centinaia di tecnici e musicisti precari da far lavorare, se proprio nel 2015 occorre tenere aperto il Teatro tutte le sere per accogliere i sempre più fantomatici turisti che invaderanno Milano in quei mesi.
A me la questione importa meno di zero. Se è stato vantaggioso per la Scala acquistare gli allestimenti Pereira ha fatto bene, se è stato svantaggioso ha fatto male. Personalmente trovo svantaggiosissimo per la collettività il mantenimento di quell’organico pletorico di dipendenti pubblici (tra dirigenti, artisti, amministrativi e operai) che ha nome di teatro “alla Scala”, quindi se produrre uno spettacolo alla Scala costa X (quindi alla collettività che di norma non la frequenta costa X), mentre comprarlo costa x meno qualcosa conviene comprarlo.
Poi se c’è ancora qualcuno convinto che La Scala sia il teatro più figo del mondo, la sua orchestra allo stesso livello dei Wiener, le sue produzioni il massimo dell’artigianato esistente e i suoi falegnami reincarnazioni di San Giuseppe meglio, o peggio, per lui.
Saluti,
-MV
p.s. se il buongiorno si vede dal mattino a Pereira converrà immediatamente fare un paio di telefonate il cui contenuto sia, più o meno, questo: “mi avete chiamato voi, se non vi va bene, arrivederci e grazie”. O almeno, questo e quello che farei io.
-MV
a parte le considerazioni di vono che condivido in pieno, faccio notare che il compenso percepito da Pereira, sarà la metà circa di quello di Lissner…..
Questa vicenda ha contorni come al solito poco chiari (un comunicato ufficiale/risposta scritta ai giornali del Teatrone con evidenze è chiedere troppo? io non le ho viste).
Non reputo Pereira così sprovveduto da aver sottoscritto formali contratti senza averne potestà; la fretta di confezionare una stagionissima con abbonamenti diamond, gold ed altro (aspettiamoci queste perle) forse ha condotto a questo.
Anticipazioni in conferenza stampa sono diventate pietre per lapidare anticipatamente…fossi in Pereira ne terrei conto, il clima organizzativo del baraccone è questo…
Se, al contrario, esistono contratti con apposta la sua firma ed il personaggio non aveva deleghe, allora credo sussistano tutte le condizioni per cacciarlo, di personaggi che operano in modo così disinvolto ne abbiamo molti e possiamo esportarli, ci bastano ed avanzano i nostrani.
Insomma … dai commenti che leggo in questi giorni un po’ ovunque sulla faccenda desumo, al solito, da un lato una cultura dedita più che altro ad assolvere o condannare, a prescindere; dall’altro un pressappochismo organizzativo che porta o a sostenere chi, diversamente da altri, con efficienza “fa”, o “farebbe” (sempre a prescindere), o, al contrario, a supportare chi si basasse sull’artigianato locale, basta venga poi concesso un po’ di pane a tutti.
La definirei una base culturale vetero-cattolica (il perdono o la maledizione), a cui si sono sovrapposti un liberismo del “basta fare” e un socialismo da accattoni. Perdonate la schiettezza pre-pasquale…
Come ben sottolinea Inattuale, la questione è puramente e principalmente FORMALE e infatti lo stesso Sindaco (che è un legale) non si è espresso in mancanza di documentazione CERTA.
La quale documentazione non dovrebbe essere difficile da produrre, perché o il futuro Sovrintendente aveva le deleghe oppure non le aveva. E se, non avendole, ha firmato qualcosa, il contratto è nullo come il suo incarico.
Tutte le altre considerazioni (usiamo quel che abbiamo, non lo usiamo, compriamo, i precari, i fannulloni, etc.) vengono DOPO.
Punto. Resto pertanto in attesa di comunicato ufficiale accompagnato da relativa documentazione da parte del CdA del Teatro alla Scala.
Elenas
a me pare comunque, e alcuni commenti in parte lo confermano, che “conflitto d’interessi” e lobbysmo siano ormai pienamente e candidamente diventati prassi comune, accettata e praticata da tutti (tanto il secondo non è un reato, anzi in America è pure regolamentato e il primo avrebbe, almeno in Italia, una regolamentazione per legge ma tutti sanno che in realtà non viene mai applicata né lo sarà mai).
ma tutti si dimenticano, o forse tanti italiani mai l’hanno saputo, cosa sono o cosa dovrebbero essere la politica e la democrazia.
e il fatto che il denaro di cui si parla sia denaro pubblico pare non colpire l’immaginazione di molti che invece si indignano quando questo stesso viene speso per pagare stipendi ai dipendenti…
“Conflitto di interessi” non ha alcun significato in sè, l’unica cosa che conta è l’interesse del teatro che *non* è esclusivamente l’interesse dei dipendenti ma l’interesse del pubblico, comprendendo in questo interesse sia il “come vengono spesi i soldi”, sia l’aspetto artistico.
La “spesa” per pagare i dipendenti non è assolutamente un valore in sè. Di stipendifici pubblici mi pare ce ne siano abbastanza ed il teatrone sicuramente per buona misura ne fa parte.
Il bello è che ci si mette a fare le pulci a Pereira non conoscendo sostanzialmente nulla in nome di concetti astratti ed errati quali “conflitto di interesse”, “lobbysmo”…ma se questi spettacoli Pereira se li fosse *autoregalati* c’era o non c’era questo fantomatico “conflitto di interessi”? Quanto costa alla Scala produrre ex novo quella quantità di spettacoli? Quante assunzioni deve fare? Quandi dipendenti deve mantenere?
Si parla di fantomatici spettacoli che giacciono in magazzini…dove? Quali? Esistono? O sono stati accatastati in qualche angolo e letteralmente persi e irricostruibili?
Da un teatro che gestiva fino a pochi mesi fa un sistema di biglietteria del tutto antieconomicamente con costi assurdi (decisione assunta da dipendenti pubblici, non da dipendenti privati) davvero possiamo aspettarci l’immacolata logistica e la perfetta manutenzione di un archivio di spettacoli trentennale?
Io ho letto peraltro sempre e solo di “lettera di intenti”. E allora? Anche le pulci sanno che Pereira assumerà l’incarico formalmente il 1/10. Se prima, in quanto “consulente” ha prodotto una “intenzione” a comprarsi degli spettacoli dal suo Festival quale è il problema? Che il Festival se li è messi a “budget”? Mettere a budget “lettere di intenti” mi pare che sia una cosa normale, visto che lo è anche il DEF. E ripeto, se Salisburgo offre begli spettacoli a buon prezzo o per lo meno a prezzo conveniente, Pereira andrà ringraziato, se viceversa il prezzo pattuito è stato “fuori mercato” non è stata altro che l’ennesima “zanzata” di un dipendente pubblico, questa volta straniero, a scapito delle casse pubbliche. Tanto per un “pubblico”, ciò che è “Pubblico” è roba sua.
Saluti
-MV
Scusa, se il Festival di Salisburgo ha messo a budget lettere d’intenti, allora è il Direttore di detto Festival che deve saltare.
Prova a mandare a un qualsiasi responsabile di struttura in un’azienda seria una lettera d’intenti: pensi che la metta automaticamente a budget? Se poi quello che l’ha scritta dice che erano solo intenti, capirai cosa gliene frega a chi poi si aspetta da chi l’ha messa a budget che tale budget venga rispettato …
In ogni caso sì, se si tratta di intenti il problema non sussiste: semmai sarà il CdA a verificare l’opportunità che tali intenti possano trasformarsi in CONTRATTI convenienti per il Teatro alla Scala. Punto. In fondo siamo tutti pieni di “intenti”.
Se di questo si tratta, mi sembra una polemica montata. Nella quale, oltretutto, si confondo le intenzioni con il conflitto di interessi, il conflitto di interessi con veri e propri reati, e i reati con le scelte strategiche.
Un casino, come al solito.
P.S. A proposito di mezzucci, a qualcuno avanzano due biglietti per Elektra? Di Galleria, si capisce …
Elenas
Elena, sì. A me pare normale. Se ho in mano una carta che mi dice che dall’1/10 ho i poteri per fare contratti e ho necessità prima di “preparare il terreno” faccio una lettera di intenti in cui comunico che “comprerò” a far data da x un numero y di spettacoli a un prezzo z. E’ una prassi normale. Metterla a “budget” è altrettanto normale, se le credenziali sono credibili. In qualunque paese e in qualunque azienda quelle di Pereira lo sarebbero, qui invece si rimastica burocratese “no, perchè ora è sovrintendente ancora un altro e allora la lettera la doveva fare lui, Pereira è in conflitto di interesse perchè ha promesso che compra da se stesso ecc.ecc.” Bambanate. Personalmente alla Scala, a Milano, all’Italia tutta starebbe benissimo un bell “andate a quel paese (tanto ci siete già!)” di Pereira in modo che, dopo una quindicina di mesi, il tanto amato “settore pubblico” deliberi a nuovo sovrintendente un Micheli, un Escobar, un qualsivoglia italo-burocrate il cui massimo orizzonte spaziale sia la Provincia di Trento e produca artigianalmente tanti bei fondali dipinti, magari riesumando i polverosi teloni di Caramba dagli inesauribili ordinati depositi dell’Ente.
Ciao
-MV
Ma lei ha una pallida idea delle differenze che intercorrono tra quelli che chiama “voi”?
scusate ma ho l’impressione che vi stiate arrampicando sugli specchi.
per me, citando Gertrude Stein, un conflitto d’interessi è un conflitto d’interessi è un conflitto d’interessi.
ovvio che la questione si ponga nel caso in cui si tratti di un manager pubblico giacché il privato può far bellamente ciò che gli pare ed essere proprietario di quante aziende gli pare e vendere quello che vuole a sé stesso quante volte gli pare.
un manager pubblico invece NO.
non chiedetemi perché, è un problema che esiste e che, a quanto pare dai vostri interventi, sta lentamente scivolando nella percezione comune dell’essere un non-problema.
in effetti l’essere umano alla fine si abitua a tutto e a forza di non riuscire a risolvere una cosa finisce per assuefarcisi.
lo vediamo chiaramente anche nell’ultima infornata di nomine pubbliche dove i conflitti d’interesse già non si contano e dove una Marcegaglia può tranquillamente restare proprietaria dell’azienda che porta il suo nome e sedere a titolo onorifico (tanto per far dire a Renzi che ha fatto delle nomine secondo il criterio dell’equità di genere) nel consiglio di amministrazione dell’Eni con il quale la sua azienda di famiglia ha numerosi rapporti d’affari, più o meno inficiati da corruzione.
quanto a Pereira è evidente che può comprare spettacoli dove vuole (e certo nessuno regala niente a nessuno) ma guarda caso li va a comprare proprio a Salisburgo e utilizzando soldi pubblici che sono, se non sbaglio, la gran parte del budget scaligero.
il che di questi tempi, e io credo sia un bene, non è cosa che viene fatta passare sotto silenzio poiché, come ho già detto, il discorso sulla “spesa pubblica” è diventato IL principale argomento di dibattito politico con le varie parti a rinfacciarsi la responsabilità del disastro (cui si aggiunge, ma questo lo dicono in pochi, che le Fondazioni, insieme ad altri trasferimenti diretti e indiretti – giornali, compagnie aeree, etc etc – sono tutti soldi che finiscono ai più abbienti che ne sono gli esclusivi fruitori).
è tutto qui, poi se vorrà anche smantellare tutti i reparti scenografici della Scala, licenziare tutti gli scenografi, i falegnami e i tecnici e bruciare tutti i magazzini per far contento qualche sostenitore del privato a oltranza che evidentemente non è mai entrato né nei laboratori dell’Ansaldo né nel magazzino in cui vengono conservate le scenografie, beh faccia pure.
io non sono certo un difensore di nessuno e tanto meno dei quadri dirigenti del Teatro, di chi ha organizzato la biglietteria e neppure delle masse artistiche che vivono nell’illusione di essere chissà chi e di godere di chissà quali diritti in base a una presunta storia e tradizione e soprattutto in base al concetto che loro sono LA Cultura con la C maisucola come ai tempi del Decreto Bondi etc etc…
queste sono tutte cose vecchie e ormai sorpassate dai fatti, tanto è vero che sia il MInistero (che ormai ha regole precise frutto, che piaccia o no, del Decreto Bray) sia il Sindaco (che in effetti, come diceva Foletto, da una parte è assurdo che sia il Presidente di un CdA di una cosa di cui non sa nulla) hanno chiesto chiarimenti e non ricordo che sia mai successa prima una cosa simile.
staremo a vedere comunque, tanto parlando di Scala a quanto pare al peggio non c’è mai fine e poi non sarebbe un’occasione per ribaltare tutto e riportare in auge il vostro amato Gatti?
Perfettamente d’accordo sulla Marcegaglia, dato che il privato finanziato dal pubblico mi fa schifo e raccapriccio. In realtà il conflitto di interessi non si pone perchè, giustappunto, non vedo alcun motivo di trattare il pubblico differentemente dal privato e, nel caso specifico, è tutto da dimostrare che Pereira si sia mosso contro gli interessi della scala. Gli interessi della Scala nel caso specifico saranno superiori a un “conflitto di interessi”? In altre parole per quale motivo Pereira avrebbe dovuto comprare “roba” altrove, o non comprarla affatto, portando un minore vantaggio alla Scala in nome di un “conflitto di interessi”?
Chissenefrega di un conflitto di interessi! L’importante è che sia stata una cosa vantaggiosa.
Saluti
-MV
Ho postato in luogo sbagliato un commento a Proet, che è uso a fare di ogni opinione diversa dalla sua un sol fascio.
Max, non confondiamo l’eccesso di burocrazia con il rispetto della forma, che in un paese normale – che non si identifichi con una “casa delle libertà” – non è un optional. Non è così che si allenta la rigidità delle regole, ma semmai il contrario.
Una cosa è certa: qualsiasi “intento” abbia espresso Pereira, per accusarlo o no di qualcosa (che non siano intenzioni) quello che parlano sono i contratti. Perciò non vedo il problema, dato che semplicemente non sussiste, da quanto dite. Ma non perché, come affermi tu, una scelta del genere possa o no essere discutibile, anche economicamente (non è che adesso qualsiasi cosa faccia questo Sovrintendente sarà sicuramente oro colato: concediamoci il beneficio del dubbio, almeno… che non significa cavalcare le polemiche), ma perché non esiste alcuna scelta, ad oggi, che abbia un valore formale.
Ultima cosa: qui siamo in Italia. Giuste o sbagliate che siano le regole del gioco, se accetti di giocare e quindi di ricoprire un incarico devi sapere dove sei, se no, semplicemente, fallisci. Sei stato in un’azienda elefantiaca (prima di convertirti sulla via di Damasco), dunque sai di cosa parlo.
Se Pereira, ancor prima di mettere piede in Scala, ha commesso un’ingenuità simile, e ha davvero impegnato Salisburgo senza quantomeno concordare in modo chiaro prima una cosa del genere con Lissner e il CdA, e in modo che le responsabilità fossero condivise, non ha capito dov’è, il che mi pare francamente strano. Se così fosse, una prece.
Se invece non ha commesso assolutamente nulla che abbia un qualsiasi valore sostanziale, allora significa che a qualcuno giova questa polemica, e allora Pereira farebbe bene a mandare tutti a quel paese: concordo.
Continuo ad attendere una chiarificazione dal Teatro.
Elenas
Elenas, colgo le differenze anche se a volte la sua sintassi risulta un po’ contorta.
il voi era riferito alla minimizzazione e allo spaccare il capello in quattro, comunque apprezzo la sua presa di distanza dal liberismo del “basta fare”.
quanto all’artigianato locale, al pane per tutti e al socialismo da accattoni mi pare francamente che lei stia esagerando.
gli allestimenti storici o anche più recenti vengono fatti girare costantemente in molti teatri di repertorio del mondo, non si vede perché la Scala nei mesi dell’Expo in cui, a quanto si dice, sarà aperta tutti i giorni non debba utilizzare i suoi allestimenti (a costo zero di realizzazione) per un pubblico di turisti “generalisti” a cui va bene qualsiasi cosa.
è un modo semplice e sano di far fruttare prodotti realizzati in precedenza e che altrimenti starebbero nei magazzini a marcire, non le pare?
e inoltre crede che le maestranze artistiche possano reggere quei ritmi andando in scena e in buca tutti i giorni?
o forse pensa che si trovino altri professionisti del settore disposti a lavorare gratis come i 18.000 “volontari” che dovrebbero mandare avanti la baracca dalle parti di Rho?
Se lei non capisce la mia sintassi me ne dispiaccio, ma io NON HO DETTO che non si debbano usare vecchi allestimenti NÈ tantomeno che le persone debbano lavorare gratis: ho detto un’altra cosa e la supplico di non mettermi in bocca queste vaccate (il lavoro si paga SEMPRE: le è chiaro il mio punto di vista?)
Dico che un teatro non ha come priorità dare lavoro ai precari, e non è su questo che si valuta l’operato e la correttezza di un Sovrintendente, come dalle sue affermazioni si poteva evincere. Che è un altro concetto. Anche perché le ricordo che in gran parte i finanziamenti provengono da soldi del FUS, cioè fondi pubblici. L’idea che il denaro pubblico debba prioritariamente servire a distribuire lavoro a cottimo (e non, per esempio, a consentire un maggior accesso a prezzi più bassi) mi pare possa essere serenamente messo in discussione in favore di un utilizzo corretto dello stesso. Corretto = rispondente alla funzione per cui un teatro esiste nel rispetto delle regole, ivi compresi i contratti di lavoro.
Rilegga e passi Buona Pasqua.
Aggiungo e ripeto che la questione Pereira, della quale stavamo parlando (fino a quando non si è cambiato argomento, interpretando tutto come un’occasione per fare pindariche escursioni che con il cuore della faccenda nulla c’entrano), è principalmente di forma e che – non me ne vogliano Proet e gli altri – il resto sono opinioni, legittime, per carità.
Io però voglio sapere se il futuro Sovrintendente ha o no preso accordi sostanziali con Salisburgo e se sì a che titolo e coinvolgendo chi degli attuali responsabili.
E dopo vediamo di capire se ha agito pro o contro l’interesse del Teatro. Perché da quanto ho capito per ora l’interesse sarebbe di Salisburgo. Nel che nulla di male, basta che sia fatto salvo l’interesse della Scala.
Una cosa è certa. Se ha agito contro l’interesse del Teatro, non saranno né il nome né le referenze a fare la differenza.
Punto.
@Max: bisognerà intendersi sul mettere a budget. Se stiamo parlando di quelle buone intenzioni che animano spesso taluni assai creativi budget previsionali, posso anche passartela. Altra cosa sono i contratti firmati.
Elenas, la ringrazio delle precisazioni ma continuo a non capire cosa lei vuole dire.
“lavoro a cottimo”? “priorità del dare lavoro ai precari”?
io, in tutto questo caso, ho notato una cosa in particolare, vale a dire il nesso, evidenziato in molti articoli e commenti, fra la stagione monstre del periodo Expo (in cui, ripeto, dicono che il Teatro dovrà alzaro il sipario TUTTI i giorni per 6 mesi di fila) e l’operazione compiuta dal futuro Sovrintendente di comprare degli spettacoli belli e pronti da Salisburgo (con tutto il resto della faccenda “conflitto d’interessi” che si porta dietro e che, sono d’accordo con lei, va valutata sul piano formale e vedremo come va a finire) con l’intento dichiarato di far risparmiare al Teatro i costi di allestimento scengorafico e registico di nuovi titoli, il che implica risparmiare su un bel po’ di gente che lavora, sia dipendenti sia con contratto a termine di varia specie.
ora lei dice che la priorità di una Fondazione largamente finanziata da denaro pubblico non è quella di generare lavoro con quel denaro ma generare altro, suppongo spettacoli interessanti e di buon livello.
ma siam sempre lì, da chi vengo fruiti questi spettacoli che necessitano comunque di alcune centinaia di lavoratori impegnati ogni sera?
l’ho già detto e non lo dico io, sono dati pubblicati dai giornali e frutto di studi statistici: da una parte abbiente della popolazione che riceve in questo modo ulteriori trasferimenti di denaro pubblico oltre a quelli che già riceve in altro modo sotto varie forme.
non le parebbe giusta una redistribuzione di questi trasferimenti sotto forma di nuovo lavoro presentandosi l’occasione dell’Expo (che io peraltro spero solo che fallisca e non ci ammorbi per sei mesi come il FuoriSalone, cosa che invece molti auspicano…)?
a me sì, tanto più che comunque vadan le cose, cioè anche sugli spettacoli provenienti dall’Austria. ci vorranno comunque una selva di contratti a termine relativi alle masse artistiche per reggere i ritmi del semestre terrible.
perché dunque, oltre a sfruttare economicamente il “magazzino”, non far lavorare un po’ anche tutti i giovani e meno giovani scenografi, sarti, falegami e tecnici vari sfornati annualmente dall’Accademia?
non è che forse Pereira, oltre a risanare i deficit da lui stesso creati in Austria (dove su ste cose non scherzano), pensa di realizzare i sei mesi sfruttando gli ex-allievi sotto forma di borse di studio, stage e altre amenità che ben conosciamo?
Ma scusi, non le bastano le accuse formulate a Pereira? Sente il bisogno di attribuirgliene altre (per ora del tutto immaginarie)? Guardi che sta accusando uno che ancora non ha messo piede in teatro di star già complottando contro gli ex allievi. Adesso, va bene fare il processo alle intenzioni, ma….
Quanto al fine della Fondazione ampiamente finanziata da denaro pubblico la devo correggere (anche perché mi attribuisce qualcosa di vero ma incompleto): il fine non è solo produrre spettacoli interessanti e di buon livello, ma renderli accessibili a chiunque tra i cittadini voglia accedervi e non solo a una cerchia di privilegiati. Il che significa prezzi più bassi e più iniziative riservate a Lavoratori e studenti, come si faceva una volta. Altrimenti non ha senso parlare di finanziamento pubblico. È su questo che bisogna intervenire (ovviamente nel rispetto delle regole e dei contratti), e non accettarlo come un dato di fatto per poi dire “almeno facciamo lavorare un po’ di ex allievi”. Perché questa è la ragione per cui il meccanismo di finanziamento pubblico è stato e viene ancora, non senza ragioni, ampiamente attaccato. Perché alla fine perde di significato e favorisce pochi (ormai sempre meno).
Poi ben venga il lavoro per gli ex allievi, ma non è questa la priorità di un teatro.
Quanto al resto, auguriamoci pure che queste fastidiose cose come il salone del mobile falliscano. Dopodiché verremo tutti da lei con il cappello in mano, cosa che peraltro già a molti tocca esibire.
È un discorso che va bene per chi vive di rendita (o magari spera che i soldi pubblici finiscano nelle sue tasche, fa nulla se poi un servizio è, per i contribuenti, infruibile).
guardi, non mi piace parlare di me, né qui né altrove.
comunque non ho interesse personale in questa storia, né ho alcunché da dare agli altri in caso venissero da me col cappello in mano.
ne parlo da cittadino e, ovviamente avendone cognizione, da ex-lavoratore del settore.
forse lei ha ragione, esagero nel pessimismo e nel vedere non complotti ma la semplice estensione di un fenomeno già in essere in altri ambiti (e peraltro già previsti da un accordo fra le parti, come il volontariato per l’Expo) al caso Scala.
diciamo che in Italia a esser pessimisti quasi sempre ci si azzecca ma non è questo il punto.
sono d’accordo con lei nell’aprire il Teatro ai meno abbienti ma l’epoca dei Concerti per Lavoratori e Studenti è proprio quella vituperata (non da lei, lo so!) come generatrice di debito pubblico poiché interamente finanziata dallo Stato.
e mi pare proprio che le cose siano di molto cambiate, dunque io sarò pessimista e complottista ma lei pecca di ingenuità e stando così le cose io preferisco veder lavorare dei miei colleghi o ex-colleghi o aspiranti tali per un pubblico che è quello che è, composto da turisti e appassionati abbienti.
quanto al FuoriSalone (che non è il Salone) le segnalo trattarsi di pseudo eventi culturali interamente o quasi realizzati dalle aziende produttrici e negli altri casi frutto di lavoro volontario, anche laddove siano sotto il patrocinio di istituzioni universitarie o altri Enti fantomatici tipo la Triennale, anche questo lo so per esperienza diretta dell’anno scorso giacché quest’anno, se fosse capitato, non avrei accettato di farne parte ricevendo un rimborso spese pari a un terzo di quelle sostenute, non osando nemmeno parlare di cachet artistico e ricevendo i soldi, in nero, 8 mesi dopo!
E ha fatto bene a non accettare!
Sa, Proeta, l’accusa di ingenuità mi fa francamente ridere. Abbia pazienza: ne ho viste di tutti i colori. E proprio per questo, il complottismo, il pessimismo a prescindere, mi infastidiscono, perché portano a un solo effetto: allontanare chi, forse, agirebbe nell’interesse pubblico, ma non per questo è disposto quotidianamente a farsi riempire di letame ancor prima di iniziare. Per cui rinuncia, ed è comprensibile.
Sono atteggiamenti che, ancorché ci facciano sentire saggi e prudenti , non possiamo permetterci (a prescindere dai fatti), il che non significa né essere ingenui né eliminare il senso critico, ma semmai il contrario.
Dalle accuse poi – compresa quella di aver alimentato un debito – ci si può anche difendere, ma non facendo gli interessi di una parte anziché dei cittadini. Perché se no diventa molto difficile.
In ogni caso: lei spera che fallisca Expo, o che grazie all’Expo lavori un po’ di gente? Non è chiaro…
Quel che a me invece preme sapere, è se la Scala è o no in buone mani. Punto. E non ho per ora argomenti per dirlo. Per cui vorrei maggiori delucidazioni nel merito.
Considero ciò realismo.
io spero egoisticamente che l’Expo fallisca per starmene un po’ in pace nella città in cui purtroppo per ora ancora vivo.
allo stesso tempo, se proprio si deve fare, che almeno faccia lavorare un po’ di amici miei che ora stanno tutti col culo per terra o a far salti mortali vivendo di espedienti e di marchette ancora peggiori.
quanto all’ingenuità mi spieghi allora in che modo secondo lei è possibile quella restituzione di denaro pubblico sotto forma di spettacoli cui sia possibile accedere a tutti e non una tantum ma con regolarità e senza doversi sobbarcare code, numerini e via dicendo.
secondo lei lo può fare uno che viene da uno dei Festival più esclusivi del mondo?
secondo lei Pereira ha questa mentalità e con lui il Direttore Musicale che ha designato?
quanto alle facilitazioni per i lavoratori in realtà le segnalo che, in misura ridotta esistono ancora, per esempio tramite i CRAL aziendali fino a non molto tempo fa era possibile accedere a un numero limitato di biglietti.
lo stesso dicasi di altre modalità, quella per i giovani introdotta da Lissner per esempio, ma sembrano tutte iniziative spot, ci vuol ben altro per avere un teatro veramente Pubblico in un paese dove ormai questa parola è vista come un insulto e in cui servizi ben più essenziali sono di fatto o formalmente già privatizzati.
con buona ragione ora potrà darmi anche del “benaltrista”! 🙂
In ogni caso non esiste motivo al mondo per cui un sovrintendente che è ufficialmente in carica dal 1/10 e quindi dall’ 1/10 in grado di firmare qualunque contratto voglia nei limiti delle deleghe concesse dal cda (ammesso che ci siano limiti) non possa qualche mese prima “opzionare” con lettera di intenti un successivo acquisto certo. Non vedo alcuna mancanza di “forma”. Anzi, oso dire che la forma non serve a nulla. Formalmente, ad esempio, Lissner potrebbe fino all’1/10 comprare tutto il mondo e fare contratti per le stagioni a venire senza dire nulla a Pereira il quale, salvaguardando la forma, potrebbe non dover/poter fare nulla. Cos’è questo culto della forma? Un’ipocrisia, solita in Italia, per bloccare qualunque iniziativa. Non sapendo, volendo, potendo dire nulla si accampano “questioni formali” per non fare nulla.
L’articolo di Mingardi di oggi sul CdS mi trova concorde: “la questione non è ciò che La Scala può fare, ma cosa è CONVENIENTE e SENSATO che faccia”. Quindi, l’acquisto di produzioni estere di Pereira (la questione formale per me non esiste) se è CONVENIENTE e SENSATO hanno ragione di essere.
Ciao
-MV
p.s. La difficoltà di accesso alla Scala è data dall’abnorme presenza turistica del *luogo*. Il pubblico che assiste alle rappresentazioni della Scala è formato da *visitatori*. Sarebbe come confondere gli accessi al Duomo di Milano identificandoli con un numero di pellegrini penitenti. La prova è che quando la Scala era chiusa (fantastico periodo!) agli Arcimboldi non c’era nessuna difficoltà ad accedere, e infatti era semivuoto. Nessun turista, infatti, entrerebbe mai in un auditorium per il gusto di *vederlo*. Anche il problema della *fruibilità*, quindi, è un falso problema.
Saluti
-MV
Formalmente Pereira rischia di saltare. Ma se lo dici tu che non è importante la forma, va bene…
Non c’era alcun bisogno di bloccare alcunché: bastava concordare le scelte o chiedere tutte le deleghe subito (o anche esigerle come condizione per assumere l’incarico) almeno per definire la programmazione 2015, stanti i tempi stretti.
Poteva fare le cose giuste subito senza incorrere in questo casino ancora prima di metter piede nel Teatro.
Le regole del gioco (se non vuoi le regole e basta) non sono un optional. E se Pereira non le ha colte, significa che non è un granché soprattutto se deve fare il Sovrintendente di un Teatro non facile da gestire. Sono errori che non si perdonano a uno stagista…
Spero VIVAMENTE non sia cosi.
E.
Uffa. Viva Vono. Mi associo a Vono in tutto quanto detto sul noioso argomento.
Diramati, intanto, i pre-inviti alla Presentazione della prossima stagione da parte di PEREIRA, Scala 15 maggio.
Spero che nel frattempo la pallosa querelle sia esaurita.
marco vizzardelli
Ci sono ancora posti di galleria per le repliche del 6 e 10 giugno dell’Elektra
oh sì, com’è blasé Vizzardelli!
poverino lasciatelo in pace con queste pallose faccende e che si goda il respiro internazionale della Sua Scala alla faccia di tutti gli altri zoticoni e cafoni che non capiscono nulla e lasciano accesi i telefonini….
Sì, felicemente blasè, contro il continuo questionare scaligero-milanota.
Poi, certe comunisterie fuori tempo massimo (pur votando a sinistra) mi hanno francamente stancato. Che per ogni questione, alla Scala, occorra sorbirsi l’ammonimento del rappresentante CGIL, è davvero simbolico di una problematicità di vita “vecchia”, direi obsoleta, dei nostri teatri
marco vizzardelli
Il questionare a vanvera è una cosa, l’attenzione a come i soldi vengono spesi è altro. E lo si può fare indipendentemente da appartenenze di qualsiasi tipo.
Del resto, se non fosse stato per qualche questione che ai tempi fu sollevata a proposito di dubbi sovrintendenti che si volevano imporre, probabilmente oggi la Scala sarebbe commissariata. E tu, Marco, saresti il primo a sbraitare contro i “milanoti” incapaci di senso critico.
Un po’ di onestà intellettuale ogni tanto gioverebbe. Almeno nel non etichettare a tutti i costi chi vorrebbe solo capire che diavolo è successo.
Vizzardelli, non mi pare che Albori, in questa vicenda, si sia distinto per chissà quale protagonismo, al massimo avrà cavalcato malamente la tigre.
vede, il fatto è che qui la figura di merda (mi si passi il termine) l’abbiamo rimediata per mano di giornali e siti specializzati di tutto il mondo cui certo né lei né Albori (che alla fine difendete la stessa cosa sia pur da due diversi punti di vista, cioè lo status quo) siete abbonati.
Imperdibile domani alle 16 all’Auditorium milanese la replica del concerto dell’Orchestra Verdi (io l’ho ascoltato ieri sera). Il giovane pianista Giuseppe Albanese dà un’esecuzione favolosa, letteralmente travolgente, del Primo concerto (do magg) di Beethoven, accompagnato assai bene dalla Verdi diretta da Gaetano D’Espinosa. Fresco di (giustificatissimo) contratto con la Deutsche Grammophone, Albanese (nella vita anche filososo) ha testa,m cuore, temperamento e mani fantastiche. Dà vita ad un Beethoven di traboccante emotività, che si ascolta con il fiato sospeso (ieri sera, travolto dagli applausi del pubblico, ha concesso un bis trascendentale: un’esecuzione da brivido del Rondò dalla Prima Sonata di Carl Maria Von Weber). Da ascoltare assolutamente!
marco vizzardelli
P.S. La Verdi (contrariamente ad altre troppo seriose istituzioni milanesi) sa anche divertrsi e far divertire in musica. Stasera è annunciata la… fucilazione da parte dell’orchestra dell’ottimo direttore Jader Bignamini, nel qudro del concerto animato con la Verdi dalla nota Banda Osiris. Bignamini ha spiritosamente accettato la fucilazione in scena ad opera degli ottoni!
Viene in mente che, in altri, seriosi e paludati luoghi della vita nusicale milanese, spetterebbe, talora, ai direttori fucilare gli ottoni dell’orchestra… vero, via Filodrammatici?
Anche nel recente concerto di Philip Jordan (pur direttore talentuosissimo, di suo), si sono ascoltate Pernacchie d’Eroe di Richard Strauss e varii altri rumori ventrali degli ottoni scaligeri. Divertente, nel Vita D’Eroe, l’episodio del Primo Corno che ( in un’entrata poco le Battaglie dell’Eroe) “cicca”completamente una nota emettendo l’ineluttabile pernacchione, e trascorre i dieci minuti successivi agitando furiosamente l’incolpevole corno, rivoltandolo, guardandoci dentro quasi a scoprire la fonte del formidabile rutto sonoro! Tipiche vicende filarmoniche.
Peccato che un “corno” (nel senso di strumento musicale) non possa, di suo, “agitare furiosamente il suonatore, rivoltandolo e guardarci dentro” per scoprire come mai gli si facciano fuoriuscire simili versacci!
Ciao
-MV
fossi Pereira, sarei fortemente tentato di tirare un colossale vaffan… alla Scala, a Milano, al suo sindaco, e me ne andrei altrove con la bella moglie! Lui può permetterselo e la Scala e Milano, con i loro perenni “cavilli” e questioni, meriterebbero d’esser lasciati al loro destino! Un bel Meli-bis sovrintendente & direttore artistico, così milanes-corretto! Un bel Fogliani o simile direttore musicale!
marco vizzardelli
Comunque hanno sospeso ‘a data da definire’ la presentazione della stagione prevista per il 15 Maggio.
Quella del 2015. Stagione dell’Expo , la più importante, bla bla.
Sapevatelo, come si suol dire….
Elenas
Per forza. Grazie ai “ditini” sempre alzati, alle eterne chiacchiere, alle eterne “e…ma la forma…” l’Italia e La Scala restano sempre al palo. L’atteggiamento “ehma, ehma, ehma, ehma” è IL PALO. Sapevatelo.
Ciao
-MV
Scusa, accertare i fatti no?
Tu, da quanto capisco escludi categoricamente e senz’altro, che costui NON abbia fatto gli interessi della Scala? E su che base? Vale anche il contrario naturalmente.
Io non farei un processo alle intenzioni, né in un senso né nell’altro. Vorrei solo sapere che diavolo è successo.
Tu lo sai?
Io so solo due cose: uno dei massimi direttori di Festival e/o di opera a livello mondiale (per molti il numero uno) con in tasca la nomina a partire dal 1/10 inizia ad operare e subito ci sono i soliti “gnegne”. Capire non serve a niente. Serve fare.
La seconda cosa, paragonabile alla prima, è che il più grande interprete attualmente in esercizio de “La sagra della Primavera”, celebrato ed osannato in tutto il mondo in tutte le sale da concerto per la sua interpretazione del pezzo in questione, arriva a Milano e i soliti “gnegne” imperversano. Nessuno che abbia detto l’unica cosa sensata: “Il grande Salonen ha diretto il Sacre con la sua consueta arte utilizzando uno strumento mediocre”.
Elena, forse non ti è molto chiaro: l’interesse della Scala è che qualcuno FACCIA. Se ti piace la palude puoi starci, ma non lamentarti. Gli amministratori delegati restano in carica un tot di anni e poi vengono giudicati, non vengono giudicati prima di assumere l’incarico.
Ciao
-MV
Guarda, io non sono affatto una da palude e per quanto mi riguarda apprezzo molto il pragmatismo. Ho sempre sostenuto persone pragmatiche e ho sempre mal tollerato l’eccesso di compromesso al ribasso e gli equilibrismi inutili. Prima cosa.
Abbado per esempio era uno che “faceva” e io l’apprezzavo molto anche per quello. Anche Paolo Grassi. E molti altri. Ma non è che in nome del fare tutto sia concesso…
E non si può valutare dopo, accettando qualsiasi cosa: per valutare dopo e “lasciar lavorare” ci siamo ritrovati uno che – anziché “fare” qualcosa, a parte i cavoli suoi, ci ha fatto perdere vent ‘anni.
E chi ha detto che Salonen non è un grande direttore e che la Filarmonica è seriamente paragonabile ai Berliner?
Si vede che non frequenti il mondo degli head hunter: gli AD vengono valutati eccome PRIMA di assumere un incarico, nei posti seri (e anche in quelli non seri, ma in un altro senso). Non fare il figo che non sai un tubo.
La vostra è specificità italica: prendere posizione ignorando i fatti. Io quelli voglio sapere. E se l'”AD” ha fatto il furbo, foera di bàll. Se no, prosegua con tutta la fiducia. Punto.
Abbado…Paolo Grassi. Robe di mezzo secolo fa. Manco eri nata, e se lo eri andavi all’asilo.Non tirarmi fuori Toscanini e Gatti Casazza per pietá. Pereira é stato valutato idoneo e nominato dall’1/10. Non fare la “gnegne” con me che non funziona “un tubo”. Lo stato attuale, penoso a 360 gradi, deriva tutto dalle “ditina” (non mie) alzate. Impaludatevi con gioia e perseveranza. Ciao.
-MV
Si innalza dagli spettatori della vicenda il coro “SCEEEEMOOOOOO, SCEEEEEMOOOOOO”.
Ribadisco: spero che Pereira, stanco di queste VACCATE, lasci partire un solenne VAFFA agli SCEMI di Milano e della Scala.E’ quanto meritano.
Spero anche che il malcapitato Salonen, che ho criticato ma che ha in realtà subìto il tragico livello dello strumento affidatogli, qualora verifichi durante le prove di Elektra l’impossibilità di approdare ad un risultato artistico degno, pianti in asso la BARACCA (che tale è). Pappano con il suo entusiasmo è riuscito a non farla SBARACCARE nei Troiani (nel concerto, appena appena). Ma la situazione umana e artistica locale merierebbe un abbandono da parte dei malcapitati direttori. La diriga Albori, l’Elektra! Chissà che meraviglia….
marco vizzardelli
, e
PS Alla Verdi, miglior orchestra sinfonica attualmente attiva a Milano, il pianista Sciortino ha attaccato il Rondo dal Concerto nr 2 di Beethoven ad un presto “impossibile”, L’orchestra, inappuntabile, lo ha seguito senza la minima sbavatura. E quanto mai avranno provato, visto che suonano tutte le settimane, e il direttore Daniel è valido ma non è ancòra un Salonen!. Alla Scala, la richiesta di un tempo sollecito per il Monte Calvo ha dato vita ad un confuso minestrone sonoro. Mah…. che dire? Forza, cacciamo Pereira che i pèroblemi della Scala saranno risolti, e via con il coro: SCEEEEMIIII, SCEEEEMIIII !!!!
non si capisce però perché “uno dei massimi direttori di Festival e/o di opera a livello mondiale (per molti il numero uno)” debba venire in un posto simile, caratterizzato, a quanto pare, da una tale scarsa professionalità oltre che da un tale livello di conflittualità interna.
che non lo sapeva prima?
a me pare piuttosto che queste considerazioni, che siano vere o meno, confermino che Pereira è venuto appunto solo per fare affari.
E chi “non fa affari”? Un teatro che sul sito vanta 23 (!!!) “maestri di palcoscenico”, mediamente quattro per ogni cantante di un’opera di repertorio romantica, che “vanta” tre “maestri ai videolibretti” (!!!), diversi naturalmente dai ventitrè di cui sopra. E non parliamo di falegnami, amministrativi, dirigenti, tutti rigorosamente proporzionati ai tre e ai ventitré di cui sopra. Tutti costoro fanno affari, mi pare. Compresi i signori della Filarmonica Privata che scioperano quando sono Filarmonica Pubblica, ma mai quando sono Privati *fanno affari*.
E Barenboim, sicuramente, presente per qualche serata l’anno con un cachet immagino ragguardevolissimo, fa affari. E anche un Salonen che sopporta la peggior esecuzione possibile del “suo” Sacre e resta, per quieto vivere e per rispettare un contratto, fa affari.
Il problema non è fare affari.
Il problema è, insieme agli affari, FARE. Cosa che qui, mi sembra, sia osteggiato in ogni maniera, questionando su tutto.
Nella fattispecie credo che capire se un milione di euro sia tanto o poco per il numero e la qualità degli spettacoli acquistata sia una questione, per uno minimamente addetto ai lavori, risolvibile in dieci minuti. Un po’ come chiedere a un concessionario d’auto se comperare dieci Lancia Delta a duecentocinquantamila euro sia tanto, poco o giusto.
Saluti
-MV
“Il problema non è fare affari.
Il problema è, insieme agli affari, FARE. Cosa che qui, mi sembra, sia osteggiato in ogni maniera, questionando su tutto.
Nella fattispecie credo che capire se un milione di euro sia tanto o poco per il numero e la qualità degli spettacoli acquistata sia una questione, per uno minimamente addetto ai lavori, risolvibile in dieci minuti. Un po’ come chiedere a un concessionario d’auto se comperare dieci Lancia Delta a duecentocinquantamila euro sia tanto, poco o giusto.”
Meno male che Vono c’è. Sante parole! E credo che il prezzo pagato sia non poco ma POCHISSIMO.
Ma no, non va! La Santa Pulizia Scaligero-Milanes (ipocriti! con le mutande sporche) viene contaminata dal FARE di uno che è abituato a FARE ciò che in loco non si è abituati a FARE, cioè FARE, visto che, anziché FARE, si preferisce perenennemente QUESTIONARE su tutto.
Penoso spettacolo! Tal quale i penosi spettacoli offerti da questa città a chi viene a frequentarla. I tweet del malcapitato Salonen, in questi giorni, stanno delineando il ben noto lager-supponente-malaccogliente (ristoranti che ti chiudono la porta in faccia, ecc. ecc.) della futura sede-Expo. E per favore, non rispondiamo con la solita spocchia milanota: “se non gli va, se ne vada”. (come Proeta, che ci dice “ma PPereira non lo sapeva prima? perché è venuto qui?”. Ma robe da matti…)
No, sta qui e gli tocca pure sbobbarsi la Smandrupponica con le sue stecche! Così come a Pereira tocca star qui a sbobbarsi il questionare sul nulla.
Coro: SCEEEEMIIIII! SCEEEEEMIII! SCEEEEEMIIII!
marco vizzardelli
Pragmatismo (e realismo) significa considerare almeno 2 fatti comprovati:
1) Pereira è il miglior manager di teatro lirico attualmente esistente in Europa. E’ stato capace di trasformare un oscuro teatrucolo svizzero in uno dei primi teatri d’opera al mondo, ha inferto una ventata di energia e novità al più antico festival musicale d’Europa, tant’è che non pochi frequentatori di questo blog si sono sobbarcati frequenti trasferte a Zurigo e a Salisburgo in anni recenti.
2) L’acquisto di allestimenti tra teatri è una pratica consueta e non ha nulla di disdicevole. La Cenerentola di Ponnelle, da 40 anni in scena alla Scala era nata per il Maggio Fiorentino, Il ratto del Serraglio di Strehler, considerato uno dei più geniali allestimenti di tutti i tempi nacque a Salisburgo e fu importato dalla Scala successivamente. Pensiamo in primo luogo ai benefici delle compravendite di spettacoli invece di abbandonarci a critiche sterili.
i commentatori qui sopra pare che si siano consegnati mani e piedi alla pratica tutta italiana (visto il disastro generalizzato di cui ormai nessuno dubita) dell’Uomo della Provvidenza.
pratica che, come è noto, non ha risolto nulla, né a livello musicale né a livello politico o gestionale, e continua a non risolvere nulla.
ma in questo caso, pare, che il “papa straniero” possa essere garanzia di efficienza e pragmatismo.
il fatto è che il suddetto Papa manco ha cominciato e si è fatto beccare con le mani nella marmellata da una selva di giornali e blog specializzati di tutto il mondo procurando un certo sconcerto in tutti coloro, Comune di Milano e Ministero, che a vario titolo hanno una qualche responsabilità nella gestione di un Teatro che ancora, non si sa poi il perché, si definisce Pubblico.
anzi, lo si sa benissimo il perché: perché altrimenti chiuderebbe.
in tutti i modi non si capisce bene che c’entrino i ristoranti di Milano in questa discussione così come non si capisce che c’entri l’esito mediocre di un concerto della Filarmonica.
quanto alla pratica di coprodurre o acquistare spettacoli altrove nessuno ha mai detto che sia disdicevole e infatti nessuno l’ha mai contestata in passato.
ciò che è disdicevole, evidentemente non solo in Italia, è che compratore e acquirente siano la stessa persona e proprio nel momento di passaggio di consegne, peraltro da un Festival a larghissima partecipazione privata in forte deficit a causa della gestione del suo Direttore a una Fondazione a larga partecipazione pubblica che assume quel Direttore in veste di Sovrintendente e dunque di gestore di denaro pubblico.
quanto ai 23 maestri di palcoscenico il problema è solo quello di metterli al lavoro (onde evitare anche figuracce come il “buco” del 7 Dicembre) sapendo che le loro mansioni (come sa chiunque lavori in palcoscenico) non riguardano solo i cantanti ma anche il coro, i tecnici, le comparse, il balletto quando c’è, le luci, oltre che la partecipazione alle prove di regia, l’accompagnamento al pianoforte delle prove stesse, il tutto evidentemente alternandosi su almeno due produzioni in contemporanea, una che va in scena e un’altra che negli stessi giorni viene provata o in teatro o altrove.
forse una maggiore competenza su queste cose aiuterebbe a non scrivere corbellerie oltre che a distinguere comunque fra un lavoratore che riceve uno stipendio e “il miglior manager di teatro lirico attualmente esistente in Europa” (pare suggerito al Sindaco addirittura da Abbado) che ripiana con soldi pubblici un deficit che ha lasciato nell’azienda in cui ha lavorato fino al giorno prima.
si vedrà alla fine chi sono gli “scemi” in questa faccenda, le previsioni sono apertissime.
So che più gente viene assunta, anche solo per essere in dieci ad avvitare una lampadina, soddisfa i suoi ardori keynesiani. Ma a Londra i ripetitori indicati nel sito della Roh sono quattro, non diciotto. Ma la difesa dello status quo e della palude, gliela lascio volentieri. Tutto sommato l’organico scaligero dovrebbe ulteriormente essere ampliato. Un tecnico per ogni lampadina, un ripetitore per ogni tecnico e cantante, un professore d’orchestra per ogni opera in cartellone. E un maestro ai videolibretti per ogni videolibretto che alla Scala sono circa 2000. Unico teatro al mondo ad averlo adottato, insieme al Met (e agli Arcimboldi, dove sono spenti da un lustro).
Saluti
-MV
Carino il giochino di andare a vedere gli organici dei teatri, però io andrei di persona a vedere che succede.
Dei 18 della Scala almeno uno della lista che conosco personalmente (bravissimo peraltro e che è stato impegnato in ogni ruolo, dal suggeritore in buca al dare le entrate in quinta, dal dirigere la banda interna a dirigere le prove di regia con un altro al pianoforte, etc etc), non è mai stato assunto e ha lavorato con contratti (non so di che tipo) che gli venivano rinnovati ogni tot mesi, poi è stato messo fuori, proprio perché han costretto altri incalliti assenteisti o aspettativisti a rientrare, e ora lavora altrove.
Quanto ai video-librettisti sono 3 come a Londra e nella Zurigo del miglior manager teatrale del mondo, dove comunque fra ripetitori e maestri di palcoscenico arriviamo a una dozzina.
Dubito comunque che a Londra mettano in scena regie complesse con 4 maestri in tutto, vedo piuttosto che ci sono pagine che illustrano varie occasioni di collaborazioni free-lance e non dimentichiamo che là, come in Scala e altrove, esistono vivai inesauribili di studenti, stagisti, corsisti e chi più ne ha più ne metta.
E se proprio andiamo a vedere all’Aslico ci sono allestimenti anche complessi che vanno in scena con un solo maestro di palcoscenico che salta di qua e di là tutto il tempo per mandare avanti la baracca e contando sul buon cuore e la buona memoria di chi va in scena.
Il problema comunque non è assumere gente a far niente ma far lavorare bene quelli che sono assunti e dargli contratti dignitosi.
Quanto ai 18 della Scala (anzi almeno 17, come abbiamo visto) sarebbe interessante chiedersi chi li ha assunti e quando.
E certamente non sarà Pereira a mandarli via né a cambiare le cose, su questo sono pronto a scommettere.
Mehta über Pereira: “Der ideale Scala-Intendant”
Dal Corriere della Sera, lunedì 5/5/2014
Scrive Pierluigi Panza: Pereira piace ai liberisti internazionalisti per la sua utonomia e immediatezza nell’azione. Non piace ai BUROCRATI legati a procedure e concertazioni e a chi vede ne teatro uno strrumenti di rappresentazione del territorio.
Antonio Cognata:
Zubin Mehta: .
MESSAGGI DESTINATI AGLI SCEMI
marco vizzardelli
Dal Correiere della Sera, 5/5/2014
Scrive Pierluigi Panza: Pereira piace ai liberisti internazionalisti per la sua utonomia e immediatezza nell’azione. Non piace ai BUROCRATI legati a procedure e concertazioni e a chi vede ne teatro uno strrumenti di rappresentazione del territorio.
Antonio Cognata: chiunque capisca della gestione di un teatro d’opera sa bene il vantaggio della scelta di Pereira
Zubin Mehta: .Pereira è ideale per la Scala. Non concosco nessuno nel mondo operistico che combini esperienza musicale e busineess quanto lui. Ha un’esperienza enorme e capacità di fund raising. Ho lavorato con lui anche a Zurigo. Ci sono sovrintendenti che stanno in ufficio e non vengono nemmeno all’antigenerale. A Don Carlo lui era presente anche alle prove dei cantanti al pianoforte. Falstaffa di Michieletto a Salisburgo è andato
benissimo ed essendo ambientato a Casa Verdi è ideale per essere portato alla Scala.
Le persone che lavorano con lui sono esperte e lui sa che in Italia non si può fare a meno dei sindacati
MESSAGGI DESTINATI AGLI SCEMI.
Mi auguro che Pereira resti e FACCIA A MENO dei sindacati
marco vizzardelli
Pereira è “solo” uno che, avendo preso in mano per alcuni anni l’opera di Zurigo ne fece, per bellezza di programmazione, il miglior teatro lirico del mondo. Un appassionato apriva il programma ad inizio stagione… e contava il numero delle trasferte, magari in “doppia” (due titoli favolosi nello steso giorno). Tant’è vero Zurigo post-Pereira ha fatto, immediatamente, un bel tonfo qualitativo!
Naturalmente, con classica spocchia milanese – ma io direi “milanota”, fusione lessicale di milanese e idiota – qui ci si diverte a farlo passare per “inadeguato” (patetica l’assessora nonmiricordocomesichiama, pateticissimo Maroni, pilatesco finora il sindaco di Milano) o, con favolosa ipocrisia nella patria di Penati, Formigoni e delle meraviglie di Dell’Utri, della Moratti-Expo. ecc., si fa i moralisti sull’acquisto di spettacoli probabilmente convenientissimi al teatro, di cui Scala e Milano dovrebbero esser grati. Confermo il mio parere pubblicato dal Corriere: fossi Pereira me ne andrei sbattendo la porta e rinfacciando ai milanesi la loro insipienza. Poi, i Micheli e quant’altro, e le meraviglie della massoneria locale comincino pure le loro grandi manovre: è una città davvero piccola (mentalmente) e provinciale (nel continuo questionare sul nulla). Fossi Pererira non aspetterei il parere del (pur degno) giurisvalorista Ichino. Girerei i tacchi, sottobraccio alla bella moglie, previe lunghe pernacchie, una per parte, ad entrambi gli edifici posti in Piazza della Scala. Questo meritano, loro e la città.
Invoco l’arrivo di Meli sovrintendente, Fogliani direttore musicale. Degni di Milano.
marco vizzardelli
Spero tanto che il mio amico e collega Pietro Ichino non trovi i soliti cavilli che darebbero ragione alla congrega del cda, incapace di decisioni proprie e molto ponziopilatesca! Siamo in mano a dei quaquarraquà, direbbe Sciascia! Attilia
però scusate, lo dico seriamente: mi sembrate un po’ faziosi e contraddittori.
ma Pereira da chi è stato nominato? dallo Spirito Santo?
o proprio da quel CdA contro il quale vi scagliate?
io direi proprio da loro e mi pare logico che ora vogliano vederci chiaro.
e poi Vizxzardelli, siamo alle solite, siccome contro Pereira si scagliano i leghisti e forzitalioti per coprire la loro stessa inanità (per non dire di peggio) allora vuol dire che Pereira è santo?
mettetevi d’accordo.
io per esempio ho una pessima opinione del giuslavorista amico e collega della Sig.ra Attilia ma ascolterò, se è vero che si occuperà del caso, quello che ne saprà dire e poi valuterò autonomamente, altrimenti qualsiasi cosa dica penserei che ha torto.
e dunque se silura Pereira allora vuol dire che Pereira non ha fatto nulla.
e se invece lo assolve vorrebbe dire che è certamente colpevole.
questo è un po’ il vostro modo di ragionare.
mi aspetterei qualcosa di più o quanto meno che aspettiate l’esito di questa faccenda che a me pare comunque piuttosto seria e calata in un contesto decisamente teso per le altre ben note vicende su cui peraltro molti cominciano a temere di scivolare (Pisapia in primis) e dunque ormai si muovono coi piedi di piombo.
Io non sono nè fazioso nè contradditorio. Trovo normalissima l’azione di Pereira (sovrintendente NOMINATO e NON ANCORA in carica) di accelerare i tempi emanando lettere di intenti per quando sarà in carica. Normale.
Completamente anormale che un cda non abbia chiuso questa “vicenda” dopo un’ora che era uscita sui giornali dicendo: “sì, è normale, perchè Pereira non sta con le mani in mano fino all’1/10”.
E’ ovvio che dietro a tutto questo ci sono, naturalmente, le manovre della “palude del sottobosco”: chi non ha digerito Pereira perchè aspirava lui al ruolo (Micheli?), il “sindacato” che vuole far vedere che “non si muove foglia che lui non voglia”, il “sindaco” che deve sposare la sua matrice “comunistarda” con il ruolo di “presidente di un cda” di una Fondazione Privata (e come Terminator quando si trova a fronteggiare due input opposti si disattiva spegnendosi nell’atarassia).
Saluti
-MV
A mio parere Pereira non ha fatto nulla di male.
(la sola cosa che gli rimprovero è la scelta,imposta in fretta e furia,di Chailly)
marco vizzardelli
“Storicamente fu fatto l’errore di costituire la Fondazione di diritto privato, un passaggio assolutamente non necessario che ha lanciato un messaggio sbagliato al Governo. Il motivo della creazione della Fondazione era per trovare soldi dei privati, ma allora perché gli altri teatri europei non hanno dovuto ricorrere a questo? Dobbiamo condurre una lotta, una guerra contro i ministeri che riducono i finanziamenti: il primo principio del teatro pubblico è rifiutare la privatizzazione, un ministro deve difendere la politica culturale del suo paese e aiutare l’istituzione pubblica, questo è il suo lavoro. Non è il suo lavoro chiederci di trovare i soldi dei privati; poi c’è il punto di vista di chi dice che non ci sono più soldi, ma l’Italia dà lo 0,6% del proprio bilancio alla cultura, la scelta di cambiare questa cifra è esclusivamente politica, non è dovuta alla crisi».
Stephane Lissner dixit (fra le altre cose…)
Questa vicenda dà modo di capire come mai La Scala e l’Italia siano fermi al palo.
Il CDA della Scala ha nominato Pereira sovrintendente, ovvero amministratore delegato, a far tempo dall’1/10/2014. La nomina esiste. Pereira tra cinque mesi è sovrintendente.
Nelle more tra l’atto di nomina e l’assunzione dell’incarico ha emanato lettere di intenti con cui assicura l’acquisto di N produzioni al prezzo Y coerente con il mercato, se non meno, per le stagioni in cui sarà sovrintendente.
In pratica se gli acquisti li faceva direttamente, senza lettere di intenti, l’1/10 sarebbe stato NORMALE.
Ha anticipato un’intenzione di una cosa NORMALE.
Tutta la vicenda è costruita sul NULLA. Il CDA si sta occupando di NULLA. Sostanzialmente il CDA della Scala, che rappresenta La Scala, E’ NULLA.
Questionare sul NULLA mentre si precipita nel vuoto è molto italiano.
Saluti
-MV
Pare dalle ultime “news” che il CDA abbia “chiesto a Pereira le immediate dimissioni dal 31/12/2015”, guadando così l’Expo.
Il presidente del CDA, Giuliano Pisapia, parrebbe gongolare di questa “trovata”.
Quindi Pereira, sovrintendente, il giorno 2/10/2014, può fare tutti i contratti che vuole, compresi quelli delle lettere di intenti.
La qualcosa, quindi, è normale…
Ma se è normale perchè si dovrebbe dimettere al 31/12/2015?
Io farei dimettere da subito tutto il cda della Scala, presidente del medesimo per primo.
Saluti
-MV
Ha ragione Max, la sua analisi è perfetta! A me sembrano tutti dei gran pasticcioni, per non usare espressioni più forti! Ci sono troppi inetti in giro, che sono anche peggio dei furbi, non ci si salverà! Attilia
a me continuate a sembrare faziosi, per partito preso difendete Pereira e accusate il CdA, dunque anche complottisti.
comunque, se non ho capito male, lo stanno costringendo a dimettersi.
attendo le pacate (o meno) riflessioni di Elenas e Baccalini.
No. Stando a Repubblica se si dimettesse prima di Expo adirebbero vie legali. Praticamente lo stanno ricattando a non dimettersi prima del 31/12/2015, annullando il contratto fino al 2017.
Veda un po’ lei…Un Cda che nomina un sovrintendente, lo contesta perché fa le cose prima della sua entrata in carica, lo tiene perché le faccia e lo revoca dopo che le ha fatte…come lo chiama? Io BRANCO DI NULLITÀ .
Saluti
-MV
anche per me questo vuol dire inettitudine totale! Se si pensa che Pereira abbia travalicato le sue competenza, gli si fa mancare la fiducia e se ne chiedono le dimissioni immediate, punto e basta! Mai visto che si chiedano delle dimissioni coatte a scadenza determinata! Mi sembra come quelli che stipulavano i contratti di lavoro con soggetti femmine solo facendo firmare contemporaneamente la lettera di dimissioni “volontarie” nel caso rimanessero incinta!!! Un cda così è proprio un cda che la Scala non merita, a partire dal sindaco! Che tristezza!
A questo punto per dignità dovrebbero andarsene immediatamente altre due persone.
Anzitutto il vicepresidente Bruno Ermolli, vero imbranato della situazione.
E poi Riccardo Chailly: ci mancherebbe solo che del lavoro di Pereira ci rimanesse in eredità soltanto questa sciagurata scelta di retroguardia alla direzione musicale!!!
Brava Silvia!
-MV
Mah … concordo con Attilia che questa non sia una soluzione, ma una cavillaggine (non so se si dica così).
O Pereira è andato oltre le sue competenze (e questo pare certo, poi bisogna vedere se in buona fede o meno), e allora gli si chiedono le dimissioni subito, oppure no, e allora non vedo perché porre un termine del genere.
L’unica spiegazione è che non si sia in grado di trovare un altro Sovrintendente di livello, e allora ci si tiene uno che si ritiene non abbia agito correttamente, sottoponendo ogni sua futura decisione – Max qui ti correggo quando affermi che “Pereira, sovrintendente, il giorno 2/10/2014, può fare tutti i contratti che vuole, compresi quelli delle lettere di intenti”: non è così e dovrà di tutto rispondere al CdA – all’approvazione, appunto, del Consiglio di Amministrazione. Praticamente controllato a vista.
Posto anche che la cosa stia in piedi formalmente, non sta in piedi per due ragioni, a mio avviso:
1) non sono queste le condizioni in cui si lavora; Pereira, se accetterà (e se accetterà mi vien da pensare che non ha altre offerte … perché credo che chiunque di noi non firmerebbe un contratto del genere, manco per riempire, in questo modo oltretutto oscuro, il cv col marchio “la Scala”), avrà le mani legate e la certezza che, qualsiasi cosa faccia, dovrà comunque dimettersi: non c’è bisogno di scomodare le teorie motivazionali per supporre che non metterà tutto l’impegno possibile, di cui il Teatro avrebbe bisogno …
2) e il dopo Expo? Temo che sarà una tragedia, a meno che non si muovano immediatamente per cercare un altro Sovrintendente, possibilmente dandogli le deleghe giuste per definire i futuri cartelloni con ampio anticipo.
Ci sarà, temo, non un effetto positivo fino al 2020, ma il vuoto dopo l’ubriacatura (che tale non sarà nel caso della Scala per le ragioni sopra esposte). Che poi dalle voragini in questo paese possano emergere tutte quelle iniziative e figure che quando ci sono i “grandi eventi” non hanno spazio è altro discorso. Potrebbe persino scapparci un giovane direttore di talento e un Sovrintendente semisconosciuto coi fiocchi …
Personalmente, per dire, avevo in mente di organizzare un Convegno per il 2015 sulle cose di cui mi occupo, rischiando di stremarmi per trovare uno spazio. Mi sa che lo farò nel 2016. O comunque, dopo l’Expo. Chissà mai che finalmente, nel deserto, non venga qualcuno (a parte Bacca che ormai è una presenza fissa)!
Per Barbùn: sulle idee di Ichino si può essere in disaccordo (io su molte non concordo), ma è persona di rara onestà intellettuale. Sinceramente.
Elenas
Elena, scusami. Mi sai dire il nome di UNA , dico, UNA persona del CdA della Scala in grado di valutare un acquisto, un contratto artistico, una qualsivoglia cosa inerente la gestione di un teatro? “Controllato a vista” di che? Da Pisapia, noto esperto di allestimenti? Da Maroni? Notissimo suonatore di jazz-band? Ma non facciamo ridere i polli, dai!
Ciao
-MV
Max, caro, di cosa pensi che vivano i consulenti, razza di cui è popolato questo paese (alla quale peraltro appartengo)?
Se non altro, Pereira dovrà sottoporre al CdA qualsiasi impegno di spesa (spero per lui al di sopra di un certo ammontare), il che vuol dire che d’ora in avanti dovrà per forza pensare prima di spedire lettere in giro per il mondo, dato che ne avrà il tempo utile.
Concordo che non è pagato per ricevere del training sulla gestione del proprio tempo di reazione, e rinnovo i miei dubbi, ma che ti devo dire? Se c’è una legge di mezzo che impedisce nuove nomine e il rischio concreto era di ritrovarsi con un contenzioso, altra strada non c’era. Quindi se lo son tenuti dicendo urbi et orbi che, però, gli si sta sul collo, sperando in tal modo di mettere a tacere le polemiche.. Che poi il controllo del CdA sia un modo come un altro per evitare in futuro rischi di ejaculatio praecox, ancorché tardiva, e nulla più, è possibile. Non ho mica detto che questa soluzione va presa sul serio… anzi, spererei di no, se no qui non si allestisce un bel niente!
Bravo Vono e brava Silvia, condivido pienamente!
Comunque, in sintesi:
Compromesso all’italiana. Pereira resta ma poi forse va, comanderà non comanderà, ma chissà chi lo sa.
Ullallà, ullallà… ullalla ullalla ullallallà questo è il valzer del Moscerino (inteso come Milano). Ullalla, ullalla,ullallallà questo è il valzer che fa llallallà!
marco vizzardelli
Questa ce la fai settimana prossima, marco, che poi postiamo il video? Il valzer del moscerino dico….
Leggo ora che: “A far cambiare idea ai ‘molti’ [scil. Regione] che avrebbero preferito un segnale di discontinuità” – ha spiegato il sindaco – “è stato il giudizio sulla congruità del prezzo pagato per l’acquisto delle opere, il rischio di contenzioso in pieno periodo dell’Expo e il fatto che l’attuale CdA non avrebbe potuto nominare, per la legge Bray, il nuovo sovrintendente per il 2015”.
Se così è, l’unica soluzione era questa. Ma se il prezzo era congruo, non vedo la ragione di questa sorta di “commissariamento” preventivo. Che sia andato oltre i suoi poteri è un fatto, ma è vero anche (se è vero) che non ha stimato un prezzo eccessivo. E allora, a che tutto sto casino?
Gli si diceva: “Nani, fa no il bauscia e sta atènt …” Chi va piano va sano e va lontano. E noi qui, non c’è dubbio, andiamo piano.
Scommetto quello che volete che, se accetterà adesso, il 31 dicembre 2015 Pereira sarà riconfermato. Non prendiamoci troppo sul serio …
a me pare comunque tutto molto chiaro, almeno a leggere questo articolo e vedere il video incorporato:
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_maggio_15/pisapia-pereira-andato-oltre-suoi-poteri-dimissioni-entro-2015-290c1aea-dc54-11e3-8893-5231acf0035c.shtml
le cose stanno come dice Elenas e il Sindaco mi pare se ne assuma ogni responsabilità, il che non è poco, essendo comunque a suo modo super partes.
l’errore del Cda, a mio parere, è stato a monte: vale a dire cedere alle pressioni di chi voleva Pereira a tutti i costi su quella poltrona senza cercare un Sovrintendente italiano, possibilmente “semi-sconosciuto e coi fiocchi” (e ce ne sono, anche non proprio semi-sconosciuti).
La settimana prossima il valzer, ma stasera…. vi prego qualcuno vada al concerto della Gheorghiu e faccia le mie veci secondo quanto sotto indicato!
Stasera ho di meglio da ascoltare (ottimo concerto-Bignamini all’Auditorium) ma, letta l’odierna intervista di Angela Gheorghiu su La Repubblica, mi colse (per mezzo minuto) vaghezza di recarmi al Teatro alla Scala munito di fischietti, tricchetracche, putipù, e della mia ugola ben preparata allo scopo, per una salutare, colossale “buuuuataaaaaa”. Mi auguro che qualcuno fra i presenti provveda. “Lo sa che l’ultima volta uscendo dalla Scala vestita con un sari indiano, il portiere mi ha chiesto chi fossi? All’estero tutti i DIPENDENTI dei teatri conoscono le foto dei GRANDI ARTSTI. Sanno chi sei, si alzano in piedi per salutare. Comme il faut”.
Spero sia presa in parola: salutata “comme il faut”!
Ohi. ohi!
marco vizzardelli
Adesso Vizzardelli ha “un anno e mezzo per” convincerci che non è “un asino completo” ma “una persona che vuole il bene della Scala”… 😀
C’era da scommettere che finiva con un pastrocchio all’italiana.
La logica avrebbe voluto che si usasse un rigore peraltro inconsueto alla Scala, licenziando Pereira, oppure che gli si rimproverasse l’abuso formale e poi lo si lasciasse lavorare in pace. Le testimonianze di Lissner e della Presidente di Salisburgo hanno dimostrato che Pereira non ha danneggiato la Scala e non era in conflitto di interessi.
Ma un fantasma si aggira per Milano, l’Expo 2015, e allora tutti (tranne il solito becero rappresentante del governo regionale leghista) se la sono fatta sotto e una mente diabolica ha escogitato un marchingegno fasullo, che rischia di diventare una trappola non per Pereira, ma per la Scala.
Mi sono preso la briga di contare le serate in più che la Scala potrà offrire nel periodo Expo.
In base al calendario 2014, alzando il sipario tutti i giorni da giugno a settembre, si potrebbero fare altre 73 serate. Facciamo 100 mettendoci anche i giorni liberi di maggio e ottobre. La Scala ha 1800 posti a sedere, quindi potrà vendere 180.000 biglietti, ovviamente non tutti a turisti Expo, ma ammettiamo che a costoro ne vadano 150.000.
Ammettiamo anche che i visitatori paganti dell’Expo non siano i 20 milioni previsti, ma solo 5 milioni, di cui 150.000 rappresentano il 3%. Volete che nemmeno un visitatore Expo su 33,33 periodico non voglia come minimo “vedere” la Scala?
Questo significa che durante l’Expo la Scala si riempie anche se canto io la “Bella Gigogìn”, senza bisogno di Pereira, Chailly & Co.
Ma la paura fa 90 e quindi Pisapia e colleghi hanno optato per “cintura e bretelle”: Pereira deve stare qui durante l’Expo, sennò gli fanno causa, ma con un contratto a scadenza ridotta..
Qualcuno di voi crede che Pisapia avrebbe portato una patacca simile in CdA senza avere ottenuto l’assenso preventivo di Pereira? Io NO.
Quindi Pereira ne è uscito signorilmente, scusandosi e promettendo di fare il bravo fino alla fine del 2015, sapendo che al Ministero, nelle riunioni con Pisapia Nastasi e il ministro, erano per mandarlo via subito. Poiché la sua riconferma nel 2016 sarà decisa dal ministro e non più dal CdA, credete che Pereira starà con le mani in mano e se vien libero il Met, Monaco, Zurigo o quant’altro starà qui a mangiarsi il fegato con quattro burocrati e cinque finanzieri, che hanno comprato a suon di milioni i posti nel Consiglio e – come qualcuno ha già scritto – di allestimenti, costi teatrali e soprattutto scelte musicali e artistiche ne sanno meno di zero? Io NO.
Già mi immagino i casini che succederanno in quei cinque mesi, la qualità artistica, ripeto, è l’ultima cosa di cui preoccuparsi, anche perché direttori, cantanti e orchestre saranno impegnatissimi nei festival estivi, da Salisburgo a Aix-en-Provence, Glyndebourne, Lucerna, Halle ecc., per i quali sono già stati scritturati da un pezzo.
Pisapia e Consiglieri della Scala, braccia sottratte all’agricoltura. come si suol dire volgarmente.
Ciao a tutti.
Gabriele, se questi prendono in mano una zappa e fanno “agricoltura” nemmeno le erbacce crescono…
Ciao
-MV
P.S. La tua disamina mi convince. Ma la vera domanda è: perchè Pereira ha scelto di restare? Ha scelto l’ipotesi del “mi prendo i soldi ecchissenefrega” o che altro?
Un’altra piccola domanda è: le lettere di Pereira sono un po’ anzianotte, mi sembra di settembre 2013. Pereira ha 70 anni e credo che, come ogni amministratore delegato, non infili lui nella stampante la carta intestata della Scala e non pigi con i suoi polpastrelli la tastiera del computer. Quindi erano lettere “vecchie” e “note”. Perchè a un certo punto sono saltate fuori? Come dicono i romani…”a chi gli ha roso…”?
Ciao
-MV
Infatti. Impossibile che di queste lettere (oltretutto con tanto di conti)nessuno sapesse nulla fino a ieri. E soprattutto, la ragione per cui Pereira ha accettato di sottoporsi a tale farsa – in specie se è così ambito da molti teatri – mi è francamente oscura. Male che andasse si prendeva un anno sabbatico.
Il punto però è che – se non ho colto male – il CdA non avrebbe potuto nominare un altro Sovrintendente per il 2015, in base alla legge Bray (che non conosco e non ho voglia di spulciare, ma non dubito sia così). Ora, va bene che nel 2015 il tutto esaurito è garantito, anche solo per vedere la Scala, ma una gestione, per tenere sempre aperto un teatro, ci deve pur essere, anche per Zio Bacca che canta “La bella Gigogìn”…
Secondo me non c’è un preventivo accordo. In questo modo, anzi, Pisapia (che è un avvocato) e il Cda si sono parati le spalle: se Pereira rifiuta, è probabile che non vi sia contenzioso.
Che poi il tutto sia un pasticcio, siamo d’accordo, ma se le cose stanno così (impedimenti a eleggere un nuovo Sovrintendente in primis) dai pasticci non ti salvi se non facendone altri.
Mi aspetto che Pereira non accetti. Se lo farà, sarà confermato anche dopo il 2015 … Una pizza per chi vince la scommessa.
Elena
Secondo me Pereira, che non ha 70 anni, ma 66, essendo nato a Vienna nell’ottobre 1947, ha accettato perché in questo modo si sottrae all’accusa di essere il sabotatore di una stagione particolare, che si aggiunge a quella nota delle lettere.
Inoltre potrà dichiararsi vittima di un provvedimento cretino e trovare soldarietà a livello mindiale nell’ambiente musicale, nel quale il suo “peccato” verrà sicuramente considerato “veniale”.
In terzo luogo resta un anno e mezzo a Milano con la sua compagna, che frequenta un master di un paio d’anni, e da qui ha tutto il tempo e l’agio di guardarsi in giro, cogliere le occasioni e confrontarle con quello che gli offrirà il ministero (!) per il 2016.
In sostanza ha dato prova di umiltà e generosità (io nei suoi panni probabilmente avrei sbattuto la porta, perché quando mi incazzo mi incazzo) e nessuno al mondo lo rimprovererà per questo, anzi un dirigente così signorile e disponibile farà ancora più gola ai concorrenti della Scala.
L’uscita tardiva delle lettere è sicuramente il frutto di una spiata dall’interno del teatro, da parte di qualcuno che pensa che la sovrintendenza Pereira non lo favorirà, nel momento in cui questa delusione di aspettative si è concretizzata. Non chiedetemi chi è, perché non ne ho la più pallida dea.
Ricordiamoci, e questo vale per Pereira come per i suoi possibili sicofanti, che la vendetta è un piatto che si serve sempre freddo.
Sulla soffiata dall’interno siamo d’accordo.
Non so se ne esce così signorilmente Pereira. A volte appare più signorile chi, incazzandosi, lascia il campo e vola più alto.
Tu, per dire, sei un Signore e su questo non abbiamo alcun dubbio.
Elenas
una cosa è quasi certa: il team di questo blog gestirebbe meglio la Scala di come viene gestita attualmente ma continuo a pensare che la scelta di Pereira, del quale non capisco proprio perché siate tutti innamorati, faccia parte di questa mala gestione o sciatta gestione del Teatro.
il Papa straniero ha avuto senso dopo il maldestro tentativo di Muti che voleva imporre Meli trovando l’opposizione di tutti i lavoratori del Teatro e anche vostra, se non sbaglio.
ma finita quell’epoca e l’epoca di Lissner, a mio parere avrebbe avuto senso tornare alla normalità cercando un manager di esperienza che venisse da sane gestioni di altri teatri italiani, dunque con bilanci in pareggio, buona capacità di relazione coi sindacati, idee nuove su come coinvolgere la cittadinanza e aprire il teatro a nuove fasce di pubblico, magari circondandosi di un direttore artistico degno di questo nome e, va senza dirlo, di un Direttore Musicale ugualmente degno di questo nome.
ma lo volete capire che nominando i grandi manager internazionali (asini o meno) la Scala non potrà che continuare a essere un teatro per turisti e pochi altri intenditori come voi?
siete contenti di una nomina, quella sì coltivata per anni nei salotti più o meno segreti, di uno Chailly che evidentemente porta solo in dote contratti discografici e un’immagine goffamente glamour?
no, non lo siete, e allora non capisco come possiate difendere uno come Pereira che ai miei occhi resta uno che, al di là della questione formale e del prezzo degli spettacoli, ha ripianato il deficit di un Festival privato austriaco con soldi pubblici italiani e che è stato chiamato, da quel CdA che giustamente non amate solo per la sua abilità nel trovare sponsor privati in barba a quello che giustamente dice Lissner e che ho postato poco sopra.
ora qualcuno, abituato a ragionare come un asino appunto, dirà che dicendo questo sono d’accordo con Isotta ma io questi pensieri li ho scritti qui mesi fa e non ho cambiato idea.
quanto a Pisapia vorrei spezzare una lancia in suo favore, pur avendo forti riserve sul suo operato in quanto Sindaco e avendo votato per lui.
nessun Sindaco italiano, fra quelli che si trovano a presiedere le Fondazioni e compreso l’attuale Presidente del Consiglio che vi si è trovato in passato, ha competenze musicali o nella gestione di un Teatro, è ovvio.
dunque o si cambia la legge che gli assegna quel ruolo oppure si accetta che, come in questo caso, egli faccia da mediatore fra le parti.
da questo punto di vista, anche se la loquela non è il suo forte, mi pare chiaro che Pisapia sia stato una figura super partes che ha cercato di ripianare il pasticcio creatosi e lo ha fatto abbastanza bene, considerando il mare di guai ben peggiori in cui è e sarà immerso per via dell’Expo.
prendersela con lui mi sembra sciocco e vile.
piuttosto concordo sulla soffiata proveniente dalle segrete stanze di Via Filodrammatici, in un covo di vipere di quel genere c’è da aspettarsi di tutto.
ciò non toglie che la questione, nel merito, resta ai miei occhi di una gravità inusitata e che tutti i siti specializzati stranieri ne parlano in questi termini e senza nulla risparmiare al vostro prediletto, citando ampiamente l’intervista alla Georgiu.
che ovviamente per qualcuno finirà all’indice, insieme ad Isotta, Maroni, il sottoscritto e chiunque altro per il solo fatto di non essere una fan dell'”asino completo”.
Proet, lei viaggia nei campi elisi. L’irrealismo mi sembra la sua bussola. “Aprire la Scala a un nuovo pubblico”. Impossibile. Personalmente aborro la Scala, intesa come edificio, come cultura, come gestione. A cominciare dalla divisa delle maschere, nera, lugubre, funerea, con quel medaglione che li fa tanto membri di una setta esoterica stile “Golden Dawn” e che fa loro assumere un ruolo tetro e poco sorridente (l’abito FA il monaco!), per arrivare alla totale mancanza di cestini portarifiuti perchè “non sta bene”. Un luogo così è allegro e accogliente quanto “l’averno dell’Escorial”, da Toscanini in poi si parla della Scala come di un Tempio. E in un tempio o ci si va per pregare o per visitarlo: accoliti e fedeli o turisti è il suo pubblico. E l’acustica, in barba a tutto quello che viene scritto e detto, fa schifo. L’omogeneità sonora si ha solo dal quarto ordine di palchi in su, nell’arco centrale e davanti. Il Musikverein ha un’acustica formidabile, la Scala no. Insomma, io la chiuderei pure al vecchio pubblico piuttosto che aprirla al nuovo (che non esiste). Certo è che guardo sempre con invidia a realtà molto meno stataliste di noi. Guardo con invidia a Londra, dove abbiamo i Proms (dove dirige il suo beneamato Roth), abbiamo la London Symphony, la Philharmonia, la London Philharmonic, la Royal Philharmonic e, su un gradino al di sotto, la BBC Symphony…senza dimenticare il Covent Garden.
Parliamo di orchestre TOP. Ma lei se lo immagina il sito della Scala che, come quello della Philharmonia, reca le parole “noleggiate l’Orchestra della Scala per i jingle delle vostre pubblicità? O “noleggiate strumentisti della Scala per accompagnare convention e registrazioni di colonne sonore”? Se guarda su Youtube vedrà che la Philharmonia si è pubblicizzata molto: ogni caposezione dell’orchestra ha un filmato di presentazione di se stesso e descrive il suo strumento. Cosa fa, i vari timbri che può estrarre ecc. Molto carino. Se lo vede la Filarmonica della Scala fare altrettanto? Giammai. Lesa maestà per i sacerdoti!
Fino a che il tempio sarà abitato da sacerdoti sarà impossibile aprire alcunchè a nulla. So che Verdi non è fra gli autori che ama. Ma la Scala è abitata da moltitudini di Ramfis.
Saluti
-MV
come dice Marguerite nel Faust: “quel horreur!”
se le cose stanno come vengono descritte nel commento qui sopra, allora che sia tolto il finanziamento pubblico all’istante e si lasci il Tempio al suo destino.
peccato che per officiare i riti serva il lavoro di qualche centinaio di persone ogni giorno e che non vi sia una Setta o una Chiesa che accolga la loro vocazione mantendoli a sue spese.
a sto punto ci vorrebbero dei Patti Scaligeri ad hoc che sanciscano la separazione fra Stato e Scala, magari concedendo l’8 per mille che il 5 mi pare un po’ poco e son troppi coloro che vi aspirano!
Appunto. Il finanziamento pubblico ha senso “se”. Altrimenti, si diventa una realtà commerciale a tutti gli effetti, ma accollandosi anche gli oneri (e le incertezze). Max, non essere in malafede: il paragone semmai va fatto con la Staatsoper, non con il Musikverein…
Sui manager… Stranieri o italiani, è chiaro che devono conoscere la realtà e non stare sulle nuovole, di qualsiasi colore siano (e in questo Proet stavolta mi pare più realista). Quello che non hanno capito i pontefici dei “modelli perfetti” (che non esistono) è che la bontà di una gestione si misura con un contesto, non a prescindere. Sembra ovvio, lo so, ma assicuro che su questo punto cadono in troppi. E il contesto è popolato da soggetti che, piaccia o no, hanno del potere: o ti siedi al tavolo con costoro e negozi, o l’unico “risultato” che “ti porti a casa” è bloccare tutto. E poi non puoi dire che non ti hanno fatto lavorare, perché sei tu che non hai capito dov’eri.
Inoltre, propenderei anche per qualcuno che sì conosca i polli, ma non sia nel frattempo o diventato uno di loro, o precipitato nella disperazione disfattista. In questa direzione bisogna, secondo me, lavorare per trovare la persona adatta.
Pisapia (che ho votato e rivoterò) sta facendo tutto il possibile per il bene della città. Non dico che sempre gli sia riuscito (o abbia potuto, perché il
Sindaco non è onnipotente) ma chi paragona questa Giunta alle precedenti merita gli ultimi 30 anni.
Tranquillizzo Proet: nessuno di noi gestirebbe meglio la Scala e chi forse lo farebbe se ne guarderebbe bene. Io da una vita peraltro dico che Bacca dovrebbe essere nel CdA ad honorem….
Elena
Infatti, Proet, io glielo toglierei all’istante!
Saluti
-MV
LA DIVA SIMPATICONA
Mi giunge notizia che il recital della Gheorghiu sia stato una sceneggiata con la Diva scatenata in cambi d’abito e discorsetti al pubblico, gli adoratori in festa ecc ecc.
marco vizzardelli
Non è che se una si autoproclama “diva” diventa una Diva…È solo la ex-signora Alagna…
Ciao
-MV
Secondo voi c’è una vaga speranza che la nuova stagione venga prima o poi presentata?
che vergogna
marco vizzardelli
Se le seguenti tre “voci” sulla stagione 2014-15 si riveleranno vere:
1) Cancellati i Maestri Cantori-Gatti
2) Arriva una Aida Maazel-Bob Wilson
3) Arriva Nello Santi
io cancello automaticamente il mio abbonamento e, in cambio, comincio da adesso la collezione di clacson, fischietti, tricchetracche, frutta e verdura varia….
marco vizzardelli