20 Gen

Addio Claudio, grazie!

(Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014)

1180736 TRAM DEGLI ABBADIANI

 

Lunedì 27 gennaio la Filarmonica della Scala si unisca al Teatro e all’intera città nel ricordo di Claudio Abbado, suo fondatore e per 18 anni Direttore Musicale del Teatro alla Scala.

Alle ore 18 in Piazza della Scala commemorazione cittadina organizzata dal Teatro alla Scala con la partecipazione della Filarmonica. La cerimonia segue il rito con cui il Teatro alla Scala ha onorato in passato Arturo Toscanini (sul podio c’era Victor de Sabata), Victor de Sabata e Gianandrea Gavazzeni (sul podio Riccardo Muti), ma anche Carlo Maria Giulini (com Myung-Whun Chung) e Vladimir Horowitz (con Riccardo Chailly): la Filarmonica esegue la Marcia funebre (Adagio assai) dalla Sinfonia n°3 Eroica di Beethoven nella sala del Piermarini vuota, sul podio il M° Daniel Barenboim, Direttore Musicale del Teatro alla Scala. La Marcia Funebre viene diffusa da altoparlanti in Piazza della Scala, chiusa al traffico dalle 17 insieme alle vie adiacenti. La cerimonia, della durata in tutto di circa venti minuti, è trasmessa in diretta su Rai5 e in streaming sui siti www.filarmonica.itwww.teatroallascala.orgwww.rai5.rai.it ewww.classica.rai.it.

Locandina Scala abbado

27 Risposte to “”

  1. Inattuale gennaio 20, 2014 a 12:07 PM #

    Da oggi il mondo è più povero…e le le parole si scrivono a fatica

    addio Claudio e grazie per le mille emozioni che hai saputo dare e che continuerai a dare attraverso le testimonianze discografiche, da oggi unico modo per ascoltarti

    il cielo ti sia lieve

    • Flora gennaio 29, 2014 a 7:01 PM #

      Flora Bobigny
      da yutube

      direttore musicale del Teatro alla Scala 1968-1986
      cancella 2 repliche del “Barbiere di Siviglia” in segno di lutto per l’attentato di piazza Fontana.
      Contro la guerra in Vietnam si rifiutò di salire sul palco a dirigere.
      Portò la musica nelle fabbriche (Ansaldo, Breda, Necchi) e nella periferia milanese di Quartoggiaro.
      Nel 1986 in omaggio ai nuovi equilibri di potere nella cultura, DC-PSI e nuovi poteri forti che mal sopportavano “la musica non più come evasione ma come impegno sociale e politico” fù sacrificato.
      Abbado non mise più piede alla Scala e l’unico modo per farlo tornare, sarebbe stato un pagamento in natura, ovvero 90.000 alberi piantati a Milano.
      A Cuba 2003-2004 con la Mahler Jugend Orchester con “materiale, corde e strumenti musicali, che lì mancano, perchè, non dimentichiamolo, è un paese povero e in quanto povero andrebbe aiutato, non attaccato”.
      A Caracas nel 2005 inizia a fare musica con l’Orquesta Simòn Bolivar, la principale compagine del “Sistema” fondato da J.A.Abreu, che coinvolge centinaia di migliaia di giovani, a cui sono offerti gratuitamente strumenti musicali e concluse la creazione della Grande Orchestra Giovanile Latinoamericana.

  2. Gabriele Baccalini gennaio 20, 2014 a 12:24 PM #

    Ho dentro una tale sensazione di vuoto, che non so da dove cominciare un messaggio di compianto e di ricordo di Claudio.
    Non so più nemmeno quando l’ho ascoltato dirigere per la prima volta, né dove, se al Consevatorio o alla Scala o in qualche fabbrica in lotta. Certo non c’ero – ero ancora piccolo – quel sabato pomeriggio al Nuovo, quando esordìì da pianista con il Quarto di Beethoven. Poi scelse la direzione e diede vita all’immenso dono, che ha fatto al mondo in più di mezzo secolo di infaticabile impegno.
    I ricordi più lontani si affollano tutti insieme: Wozzeck, Don Carlo, Monteverdi seduto al cembalo, Gruppen di Stockausen eseguito due volte, alla’inizio e alla fine del concerto, l’Eroica il 25 aprile per gli antifascisti, l’Imperatore con Pollini in difesa della Costituzione il 29 giugno 1972 quando lo conobbi di persona, l’Italiana in Algeri, la Terza di Mahler e infine Pelléas et Mélisande, l’ultima opera da lui diretta come leader della Scala. Cito solo questi esempi per dare un’idea della universalità del suo genio e della sua generosità nel “dare” a tutti.
    Mi fermo qui ricordando le sue ultime grandi imprese: l’Orchestra Mozart e la partecipazione al “Sistema Abreu” in Venezuela, negli stessi anni in cui dirigeva la formidabile Lucerne Festival Orchestra in un nuovo, ennesimo Mahler e in molto altro.
    Sto ascoltando alla radio la registrazione della “Scozzese” di Mendelssohn con una delle sue tante incredibili creature, la Mahler Chamber Orchestra meno di un anno fa a Ferrara e gli occhi fatalmentesi si velano un po’.
    Ma io non credo che Claudio volesse che noi lo ricordassimo in lacrime, che non fossero soltanto di gioia o di commozione al termine di una delle sue indimenticabili interpretazioni.
    Nel suo lungo tragitto è stato fermato una prima volta da un male terribile dal quale è rinato, creando in questi ultimi tredici anni quanto forse nessuno avrebbe saputo fare nel corso di una intera carriera. Fu operato nel luglio del 2000 e già nel febbraio 2001 era a Santa Cecilia coi Berliner in quel miracolo che fu il suo “All Beethoven”, poco prima dell’addio alla sua grande orchestra, che è tornato a dirigere – credo per l’ultima volta – alla Philharmonie di Berlino nel centenario di Mahler, con un premonitore “Das Lied von der Erde”: Ewig, ewig, ewig…
    Voglio che tutti insieme lo salutiamo commossi, ma sereni, perché la tesitmonianza di coraggio e di speranza che Claudio ci lascia non è cancellata dalla sua scomparsa, ma resterà per sempre negli innumerevoli fatti e documenti che attestano la sua grandezza umana e artistica.
    Addio Claudio, riposa in pace.

    Gabriele

    .

  3. marco vizzardelli gennaio 20, 2014 a 12:33 PM #

    marco vizzardelli

  4. marco vizzardelli gennaio 20, 2014 a 1:52 PM #

    “il mare, il mare!”
    (Simon Boccanegra)

    marco vizzardelli

  5. Elenas gennaio 20, 2014 a 3:46 PM #

    Grazie, Maestro.

    Elena

  6. proet gennaio 20, 2014 a 6:14 PM #

    Elena, sentivo poco fa, in un video sul sito di Repubblica, Alessandro Carbonare, il quale ricordava di come Abbado fosse allergico agli appellativi tipo Maestro, Professore e via dicendo (e immaginiamoci come si sarebbe sentito ad essere chiamato Senatore da certa gente, se ci fosse andato…).
    La verità è che lui, almeno per i musicisti milanesi della mia generazione ma certamente anche per gli altri, è stato una specie di papa, lontanissimo e vicinissimo allo stesso tempo.
    Io personalmente mi sento molto lontano dal suo mondo culturale e non ho mai avuto occasione di conoscerlo, pur essendoci andato molto vicino.
    Eppure la sua presenza/assenza, anche quando mi sono trovato a criticarlo (se non sbaglio anche qui di recente ma mai come musicista), è sempre costante nella mia vita, fin dall’infanzia e poi negli anni di Conservatorio, nel racconto degli insegnanti che a quell’epoca erano anche i suoi professori d’orchestra, nei dischi che giravano in casa, nei concerti cui era possibile accedere, infine nelle testimonianze più recenti di coloro che hanno avuto la fortuna di suonare o cantare con lui.
    Nel percorso fra il mio primo ingresso alla Scala – accompagnato da mio padre per il Barbiere di Siviglia del ’69 (di cui ricordo solo Herman Prey che si cala in scena da una pertica in stile pompiere e che la nostra recita fu rimandata per via del lutto nazionale seguito alla bomba in Piazza Fontana) – e il mio ritrovarmi stamattina a commuovermi dinanzi al video del finale della nona di Mahler diretta a S. Cecilia con un’orchestra giovanissima e dal suono così bello forse perché proprio imperfetto, in questo lunghissimo percorso, più di 40 anni, Abbado c’è sempre stato, anche quando non c’era.
    Lui, e la sua famiglia, sono parte costitutiva della vita musicale milanese e italiana, e qualsiasi linea guida, in senso culturale ed artistico, viene da lì, non si può non ammetterlo.
    Io spero davvero, pur annegando nello scetticismo e nel disincanto, che il suo messaggio sia stato trasmesso a tutti i giovani musicisti di tutto il mondo che ha diretto in questi ultimi anni.
    Sarebbe senz’altro più importante dell’impianto un po’ forzoso del Sistema venezuelano in una realtà italiana completamente diversa o di certe dichiarazioni di circostanza sui finanziamenti alla Cultura che poco tengono in conto una realtà culturale più vasta di quella in cui lui è cresciuto.
    Ma certo quel video di S. Cecilia del 2004 è una commovente testimonianza di un mondo che non c’è più messo letteralmente nella mani di una nuova generazione che nulla ne conosce e infatti lo suona, insieme a lui e non “diretta” da lui, in maniera letteralmente inaudita.

    Ringrazio anche Baccalini per il bellissimo ricordo ma dissento su un punto, quello dell’universalità. Il suo Monteverdi o Debussy non mi paiono convincenti o idiomatici, testimoniano sì di un’apertura e una curiosità ma io vedo Claudio Abbado come completamente calato nelle due culture in cui è cresciuto e si è formato: quella, diciamo così, della pianura padana che, al pari di Gandolfi, era installata nel suo DNA e quella viennese, appresa dal grande Swaronsky di cui oggi nessuno parla.

    Infine un ripensamento: mi è capitato di criticare certe sue scelte degli ultimi anni in fatto di compagini esecutive, scelte che spesso lo portavano, forte del suo nome, a pretendere produzioni dai costi esorbitanti, importando musicisti e coristi dall’estero.
    Questo testimoniava certo di una sua scarsa fiducia nell’ambiente musicale italiano medio o quanto meno del desiderio di costruire in primo luogo a partire da musicisti e cantanti che conosceva bene e di cui si fidava.
    Oggi, dinanzi al disastro italiano che è anche un disastro musicale, mi viene da pensare che avesse ragione e che forse in qualche modo è riuscito ad indicare una strada diversa, a presagire il futuro di quello che sarà la musica classica: un artigianato con secoli di storia, sempre più lontano dalla realtà, sempre più destinato a pochi che possono permettersi di gustarlo, e affidato alle mani fidate di chi non ha nulla da perdere eccetto la sua possibilità di costruire un suono meraviglioso nel mistero della relazione.
    In poche parole, forse: una raffinatissima e costosissima (in termini sia di studio che di investimenti economici) attività amatoriale, nel senso proprio dell’amore fra coloro che la praticano e tra questi e il pubblico che li ascolta.

    • Elenas gennaio 21, 2014 a 9:06 am #

      “Maestro” non è un appellativo formale, ma va inteso nel senso affettivo, profondo e semplice (sobrio) al contempo. Personalmente lo riservo a poche persone: una di queste è Abbado.

  7. masvono gennaio 20, 2014 a 7:36 PM #

    Alla notizia, via sms, che spero sia confermata ufficialmente che ad Abbado sarà riservata, come lo fu per Toscanini e De Sabata, l’esecuzione a porte aperte della Marcia Funebre dall’Eroica, lunedì alla Scala da parte dell’attuale direttore musicale Barenboim (omaggio dovuto e doveroso) , voglio ricordare Abbado non solo come musicista. Egli abita, ora, a tutti gli effetti, gli stessi cieli di Toscanini, De Sabata, Karajan, Bernstein, Furtwaengler ecc. ecc. e in quei cieli scegliere l’uno o l’altro é solo una questione molto umana di gusti che ora non interessa.
    Abbado é stato per noi ascoltatori l’occasione di cementare amicizie fondate su una comune passione, viaggiando insieme, in treno e/o aereo; pranzando e cenando insieme; scambiandoci opinioni e telefonandoci per programmare trasferte. In una parola ha catalizzato amicizie, amori e passioni comuni. Al di lá dei suoi concerti e della sua somma arte, questo ha significato per gran parte del suo pubblico affezionato, che é il pubblico della Musica.

    -MV

  8. Gabriele Baccalini gennaio 21, 2014 a 10:41 am #

    Non voglio introdurre una nota dissonante in questi momenti di grande commozione, ma la Marcia Funebre a Scala aperta è il minimo che si possa e si debba fare. Essa è stata eseguita anche per Gavazzeni da Riccardo Muti e per Giulini, mi pare, dal suo discepolo Chung. Capisco che Barenboim ci tenga a farla lui, vecchio amico di Claudio, ma rimandarla alla settimana prossima non mi convince. In Scala oggi c’è un ormai illustre allievo di Abbado ed è Daniel Harding, assolutamente all’altezza del compito.
    Barenboim poteva dedicargli un concerto straordinario organizzato e provato come si deve.

  9. Gabriele Baccalini gennaio 21, 2014 a 10:43 am #

    P.S. Magari un Deutsches Requiem.

  10. Inattuale gennaio 22, 2014 a 9:19 am #

    L’illuminazione ti apre la mente
    Una mente aperta porta a un cuore aperto
    L’apertura del cuore porta alla giustizia

    ( Lao Tzu)

  11. proet gennaio 22, 2014 a 10:09 am #

    Viva Bartok!

  12. marco vizzardelli gennaio 22, 2014 a 11:34 am #

    Bologna. Santo Stefano, ovvero le Sette Chiese. La basilica romanica, la sua musica. I musicisti della Mozart che, la sera, a gruppi, di ora in ora si alternano a suonare davanti a lui (e suonano meravigliosamente! il vero grazie a Claudio sia – DEVE ESSERE – la prosecuzione della loro attività artistica). La serenità, l’eleganza dei modi di tutta la famiglia. I direttori allievi, gli strumentisti amici. Le autorità che, davanti a lui, smettono miracolosamente il modo e i panni dell’ufficialità. La fila ininterrotta di persone, dalle 14 di martedì fino a notte, e poi ancora stamattina, fino a stasera. A mezzanotte, nella chiesa, è “partito” l’adagio conclusivo della IX di Mahler – così come lo faceva lui – con le ultime note di sola luce rarefatte fino al silenzio: e quando silenzio è stato, in comunione d’affetti, nell’anima è affiorato un “grazie”.

    marco vizzardelli

  13. Marco gennaio 23, 2014 a 1:22 PM #

    Semplicemente, Abbado ha contribuito a costruire il mio punto di vista sulla vita.

  14. marco vizzardelli gennaio 28, 2014 a 12:34 am #

    Miracolo a Milano. E’ quanto si è verificato dalle 17.30 alle 22 circa di questa serata (ovvero dal ricordo dell’orchestra con Barenboim, da Piazza Scala traboccante di folla, i padri con i bambini sulle spalle, fino allo strepitoso concerto di Chung, uno dei più belli nella storia della Filarmonica). All’improvviso, era di nuovo la città che abbiamo amato negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Miracolo a Milano, o forse, più semplicemente, Claudio Abbado e Milano. Gli anni migliori della nostra vita.

    marco vizzardelli

  15. proet gennaio 30, 2014 a 10:12 am #

    un punto di vista molto interessante che conferma alcune sensazioni riportate nel mio commento precedente:

    http://www.artsjournal.com/slippeddisc/2014/01/claudio-abbado-a-loss-to-jazz.html

  16. marco vizzardelli gennaio 30, 2014 a 1:58 PM #

    L’ASTUTO MEDIATICO

    Il mutismo è solo nel cognome. Sempre stato abilissimo sul piano mediatico, nella parola al momento giusto. Non so se dietro ci sia un bravissimo ufficio stampa, ma tant’è. Muore Abbado, esce un formale impeccabile comunicato stampa. Poi, silenzio totale per qualche giorno. Ma non per molto. Dopo un po’, occorre manifestarsi.
    Oggi, ecco l’epifania: su La Stampa, stavolta. Calibratissima intervista di Cappelletto, pretesto una prima di Sollima a Chicago, che non è chissà quale avvenimento. Un colpetto all’italianità – la pizzica, la Puglia – un sorprendente coming out sui meriti dei filologi in Mozart (ma guarda: Isotta ha appena massacrato Dantone ne la Clemenza di Tito!) , poi uno su Puccini, Manon e la Netrebko, infine… non poteva mancare Claudio! “Claudio e io”, la riconoscenza, gli obiettivi comuni. Più o meno accadde lo stesso appena morti Karajan, Kleiber, Sinopoli. Amico personale, subito dopo. Un Maestro.

    marco vizzardelli

  17. Marco gennaio 31, 2014 a 4:54 am #

    Scusami, Marco, te lo dico con amicizia e spero che queste mie parole siano prese per quello che vogliono essere. Davanti alla solennità della morte, non sarebbe il caso di lasciar perdere le polemiche su quella rivalità che sicuramente c’è stata ma di cui è opportuno non sentir più parlare? Per la morte di Claudio Abbado, uno dei più grandi direttori del Novecento, c’è stata una grande compostezza da parte di tutti, tranne alcune becerate scritte da Isotta o da Nazareno Carusi; una grande compostezza e serenità dimostrate proprio dagli ammiratori del Maestro. La vuoi turbare tu, che di Abbado sei stato e sei uno dei più ferventi ed entusiasti ammiratori? Non lo voglio credere davvero.
    Ciao e a presto
    Marco Ninci

  18. marco vizzardelli gennaio 31, 2014 a 11:08 am #

    Valutiamo fra qualche tempo, Marco. Forse hai ragione tu, forse no. La vita musicale di questi giorni in Italia (ovviamente non mi riferisco alla scomparsa di Abbado) mi ha lasciato alquanto perplesso. Spero tu abbia ragione e che “quelle” siano solo becerate fini a se stesse. Io non ne sono così convinto. Se lo fossero avrebbero una fine, invece sono supportate (“sup” con la u, intendo) e si reiterano, come reiterazione sono altri eventi, inquietanti, di questi giorni, nella vita musicale italiana. Per questo ripeto: tempo al tempo. Ciao

    marco vizzardelli

  19. marco vizzardelli gennaio 31, 2014 a 11:28 am #

    mi verrebbe da aggiungere: elogiamo i vivi, quando sono morti è troppo facile

    marco vizzardelli

  20. Marco gennaio 31, 2014 a 2:54 PM #

    Guarda, Marco, io non lo so. Ricordiamo Abbado, un direttore fra i più grandi di tutti i tempi, senza miserie, senza rincorrere intenzioni nascoste, con la musica e per la musica, la nostra grande passione. Penso che non si possa fare cosa più bella. Questo nostro paese sta andando a ramengo, io sono davvero angosciato. Almeno ci sono ancora grandi musicisti, Muti, Pollini, Chailly, Gatti. Non in tutti i campi è così. Non credi? Ciao. A proposito, ho letto un articolo di Isotta su D’Annunzio e la musica. Un’assurdità inverosimile, da vergognarsi.
    Marco

  21. proet febbraio 4, 2014 a 9:04 PM #

    una domanda, qualcuno di voi Abbadiani sa a quale livello di studi non musicali è giunto il Maestro appena scomparso?
    ci pensavo ieri sera, guardando su youtube un documentario sulla sua vita e la sua carriera, dove si alternavano frammenti di esecuzioni a interviste a lui e ai molti che lo hanno conosciuto lavorando con lui.
    e c’era un contrasto fortissimo fra l’essenzialità, quasi la difficoltà, del suo eloquio verbale e l’impressionante padronanza delle partiture, dirette in gran parte a memoria.
    mi è venuto in mente il mio insegnante del Conservatorio, di poco più giovane e una delle prime parti alla Scala in quegli anni mitici della sua Direzione, che si era fermato alla quinta elementare in tempi in cui l’obbligo scolastico non era ancora stato esteso alla terza media e nei quali il Liceo Musicale era ancora di là da venire.
    su wikipedia non ho trovato nulla ma sarei molto curioso in merito, grazie.

    • lavocedelloggione febbraio 4, 2014 a 10:29 PM #

      Ha studiato al Conservatorio di Milano diplomandosi in pianoforte e poi in composizione e direzione d’orchestra con Votto (1955), quindi vince due borse di studio per perfezionarsi a Vienna con Hans Swarovsky; a Vienna entra nel coro della Gesellschaft der Musikfreunde, il che gli permette di sentire i più grandi direttori come Walter e Karajan, . Nel 1958 vince il concorso Koussevitzky della Boston Symphony Orchestra a Tanglewood, che gli consentirà di dirigere la prestigiosa New York Philharmonic Orchestra.

      • lavocedelloggione febbraio 4, 2014 a 10:30 PM #

        Ah scusa, avevi scritto studi non musicali: credo abbia fatto il liceo classico, ma controllerò Attilia

  22. proet febbraio 7, 2014 a 11:12 PM #

    La ringrazio Attilia, in caso mi faccia sapere.

  23. der rote Falke giugno 7, 2014 a 12:48 PM #

    Segnalo qui (http://www.medici.tv/#/memorial-concert-claudio-abbado-dresden) la possibilità di vedere martedì 9 giugno alle 20 in diretta dalla Frauenkirche il Memorial Concert for Claudio Abbado.
    Lieder di Mahler (Meier) e Addio di Wotan di Wagner (Pape) nel primo tempo, Renana di Schumann nel secondo.
    Daniele Gatti dirige la Mahler Chamber Orchestra.
    Da non perdere!!!

Scrivi una risposta a marco vizzardelli Cancella risposta